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Oscar 2017 - Il nostro commento!

Sono state annunciate, per la prima volta nella storia degli Academy Awards in diretta streaming, le nomination degli Oscar 2017. Al video hanno partecipato alcuni volti di Hollywood nominati o premiati in passato con la statuetta più ambita, tra cui Jennifer Hudson, Brie Larson, Terrence Howard, Jason Reitman e Glenn Close. Se l’annuncio in questo nuovo formato è parso un po’ glaciale e spersonalizzante, anche se di sicuro più smart rispetto alla declamazione alla presenza di una platea di giornalisti, le nomination vere e proprie, come di consueto, hanno regalato ben poche sorprese rispetto alle attese della vigilia.

Le 14 nomination di La La Land, che eguaglia il record di Titanic ed Eva contro Eva, ribadiscono, casomai ce ne fosse bisogno, che il film di Damien Chazelle si avvia a essere lo schiacciasassi e il dominatore assoluto della prossima notte delle stelle del 26 febbraio: l’avversario in partenza più accreditato, Moonlight, portabandiera di una nutrita quota black nelle nomination di quest’anno dopo la polemica #OscarSoWhite del recente passato, si è fermato a 8 nomination (le stesse di Arrival, per altro) e non pare poter impensierire più di tanto, almeno in partenza, il luccicante musical del regista di Whiplash. Un film baciato da un successo e un gradimento a dir poco ecumenici ma non per questo non meritati: mirabilmente sospeso tra la superficie lucente della classicità e la fragile inadeguatezza del nostro tempo, è un lavoro destinato a imprimere il proprio marchio su un genere da sempre amatissimo dall’Academy. Dopo il record di Golden Globe vinti, La La Land non smette insomma di stupire, conquistando anche una doppia candidatura nella categoria miglior canzone (nello specifico per Audition e City of Stars).

Registrata la totale invisibilità degli ultimi lavori di Martin Scorsese e Clint Eastwood, Silence e Sully, entrambi palesemente snobbati dall’Academy, c’è da registrare il ritorno di Mel Gibson, fresco papà del suo nuovo figlio, che non veniva nominato addirittura dal 1995, anno in cui trionfò per Braveheart: il suo La battaglia di Hacksaw Ridge ha portato a casa ben 6 nomination, le stesse di Lion di Garth Davis. Piuttosto preventivata anche se non del tutto blindata alla vigilia era anche la nomination come miglior film per Il diritto di contare, forte dell’ottimo successo al botteghino americano, un parametro con cui i film candidati come best picture devono puntualmente fare i conti (in tal senso, il box office disastroso di Silence negli USA non ha senz’altro aiutato).

La categoria di miglior attore protagonista fa registrare un trionfo ormai praticamente assodato di Casey Affleck per Manchester by the Sea, mentre più stimolante è lo scenario per la miglior attrice: la Isabelle Huppert di Elle, fresca vincitrice del Golden Globe e forte di un ruolo talmente magnetico da abbattere anche i rassicuranti standard dell’Academy, e la Natalie Portman di Jackie paiono contendersi la statuetta, con la Emma Stone di La La Land a fare da potenziale outsider. La ventesima candidatura della Streep per lo scialbo Florence Foster Jenkins è invece un tributo decisamente eccessivo per l’attrice, ormai nominata puntualmente, a prescindere dalla qualità dei film che sceglie e dei suoi ruoli. Ruth Nigga di Loving scalza invece la più quotata Amy Adams, presente sia in Animali notturni che in Arrival.

Viola Davis pare avviata verso la vittoria come miglior attrice non protagonista, mentre più ingarbugliata è la situazione per il miglior attore supporter, con Jeff Bridges, Mahershala Ali e Michael Shannon a contendersi la statuetta (l’inclusione di Shannon è sacrosanta, specie dopo l’esclusione ai Golden Globe a vantaggio del vincitore Aaron Taylor-Johnson). Tra le sceneggiature originali stupiscono le candidature di 20th Century Women, altrove assente, e del paradossale e graffiante The Lobster di Yorgos Lanthimos, la cui folgorante idea di fondo pare aver convinto in massa i votanti dell’Academy.

Se i film d’animazione non fanno registrare sussulti (Zootropolis dovrebbe avere la meglio nella notte delle stelle), la categoria come miglior film straniero include Vi presento Toni Erdmann di Maren Ade e Il cliente di Farhadi, col primo a correre da favorito: con le inspiegabili esclusioni a monte di Elle e Neruda non si poteva più fare di meglio e rimane una delle cinquine più discutibili degli ultimi tempi. Infine, last but non the least, non si può non fare un enorme in bocca al lupo a Fuocoammare di Gianfranco Rosi, che rappresenterà l’Italia nella categoria come miglior documentario: il film di Rosi ha buone chance di vittoria ed è legittimo ben sperare.

Per chiudere, qualche curiosità: Amazon sbarca agli Oscar con Manchester by the Sea, affiancando così le major tradizionali. Prima o poi, alla luce dei nuovi sistemi distribuitivi e produttivi dettati dalle società di video streaming, non poteva che accadere. Barry Jenkins è poi il primo afroamericano a ottenere una nomination sia come miglior sceneggiatura come che come miglior regista e film, mentre Bradford Young di Arrival è il primo direttore della fotografia afroamericano in assoluto a essere nominato in questa categoria, dove Silence ha ottenuto la sua sola nomination (la fotografia di Rodrigo Prieto). Andrew Garfield, per La battaglia di Hacksaw Ridge, ha ottenuto la sua prima nomination in assoluto. Tra gli altri nominati anche un altro italiano: Alessandro Bertolazzi per il trucco di Suicide Squad.

Non restare che aspettare la notte del 26 febbraio per tutti i vincitori.

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