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"Stranger Things 2": un finale in evoluzione tra nostalgia e maturità

Sembrava essere una grande partita a Dig Dug, ma poi è tornata all’origine con Dungeons&Dragons, come a voler sottolineare che c’è sicuramente un’evoluzione, ma senza dimenticare le radici da cui si è partiti, lo spirito originale dell’opera. Stranger Things 2 si è infatti rivelata un’operazione più matura rispetto alla precedente, che ha avuto il pregio di far innamorare gli spettatori dei protagonisti, di introdurre tematiche e relazioni ora più approfondite e sviluppate, senza contare l’effetto nostalgia con i continui rimandi alle opere che hanno fatto degli anni ’80 un decennio ormai entrato nel mito.

I fratelli Duffer sono andati oltre, hanno sapientemente utilizzato la prima stagione come introduzione per entrare nel vivo ora, per raccontare un intreccio – con diverse sottotrame – più solido, convincente e senza dubbio appassionante. Questo può avvenire grazie a una sceneggiatura ben strutturata e a una regia sempre all’altezza, impreziosita dall’intervento di uno dei maestri Pixar, Andrew Stanton – premio Oscar per Alla Ricerca di Nemo e per WALL•E – che siede dietro alla macchina da presa per il capitolo 5 (Dig Dug) e per il capitolo 6 (La spia): imperdibili per tecnica, ritmo e colpi di scena, ben congegnati e di sicuro effetto.

Si prosegue a scavare, episodio dopo episodio, per capire che cosa accade a Will – questa volta vero protagonista presente della vicenda, con interpretazione di assoluto livello da parte del giovane Noah Schnapp – cosa si nasconda nel passato di Eleven (Millie Bobby Brown) e, in generale cosa stia accadendo ad Hawkins, nel sottosopra. Gli sceneggiatori si prendono anche il lusso di slegare (apparentemente) l’episodio 7 dal resto della trama, concentrandosi solamente sulla figura di Eleven, dando ancora una volta la sensazione allo spettatore di trovarsi di fronte a una sorta di romanzo visivo, diviso in capitoli, dove l’autore decide di fare una digressione solo per dare ancora più valore alle pagine che seguiranno.

Senza dimenticare che oltre al Sottosopra c’è un mondo reale fatto di amicizie, relazioni, affetti e famiglia che non può e non deve essere dimenticato: i piccoli stanno crescendo, le dinamiche del gruppo stanno cambiando, e il finale (comunque aperto a una stagione successiva, non ancora ufficializzata) sembra andare in questa direzione. Vista la qualità mostrata, se si mantenesse tale, potrebbe essere davvero interessante proseguire il viaggio con questi splendidi ragazzini ai quali è quasi impossibile non affezionarsi.

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