Erich

von Stroheim

22 settembre 1885, Vienna — 12 maggio 1957, Maurepas
Regista, sceneggiatore, attore austriaco naturalizzato statunitense. Trasferitosi in America nel 1909, debutta nel mondo del cinema come comparsa e stuntman, presenziando in Nascita di una nazione (Birth of a Nation, 1915) e Intolerance (1916) di David W. Griffith. Affascinato dal mondo militare fin dalla giovane età, si ritaglia il ruolo di nobile ufficiale di cavalleria, ottenendo parecchi ruoli da villain in produzioni coincidenti con il periodo della Prima guerra mondiale. Nel 1919 esordisce alla regia, dirigendo e interpretando Mariti ciechi (Blind Husbands): inaugura così il personaggio del tombeur des femmes ipocrita e debosciato che diventa il suo marchio di fabbrica. Ossessionato da manie di grandezza e dalla perfezione di ogni dettaglio, realizza nel 1921 Femmine folli (Foolish Wives), esempio di un cinema poco incline a compromessi che viene pesantemente rimaneggiato dalla produzione; problema che si accentua per Rapacità (Greed, 1924), capolavoro composto da 42 rulli di girato ridotti a 24, poi a 18 e infine a 10 per la durata di 109 minuti. Queen Kelly (1928), prodotto e interpretato da Gloria Swanson e interrotto dopo pochi mesi di lavorazione, segna il tramonto dell'attività da regista: Stroheim si dedica all'attività di attore, raggiungendo vertici assoluti in La grande illusione (La grande illusion, 1937) di Jean Renoir e in Viale del tramonto (Sunset Boulevard, 1950) di Billy Wilder, per il quale ottiene la candidatura all'Oscar.
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