Valerio (Antonio Folletto) è un trentenne tormentato dal suo passato, che sembra essere in grado di vivere soltanto provando a distruggere la sua stessa esistenza; Carla (Catherine Spaak) è un’ex magistrato che inizia a manifestare i primi sintomi dell’Alzheimer. Tra i due nascerà un’improvvisa amicizia.

Non manca certo il coraggio a Enrico Iannaccone, regista napoletano classe 1989 che aveva già dimostrato talento e ambizione con la sua opera prima, La buona uscita (2016). In questo suo secondo lungometraggio Iannaccone dimostra bravura soprattutto in fase di scrittura, riuscendo a dare vita a due personaggi insoliti e credibili, ben interpretati da Antonio Folletto e Catherine Spaak. La costruzione delle varie figure in scena, però, passa anche dai volti secondari, anche in questo caso strutturati nel modo giusto e con il necessario spessore (il personaggio di Veruschka, che lega i due protagonisti, in primis). Se la struttura narrativa dal taglio “bipolare” colpisce inizialmente, meno incisiva è però la seconda parte di un progetto che in potenza avrebbe potuto essere decisamente più affascinante. Le basi ci sono tutte, ma manca un certo ritmo nella parte centrale e una reale solidità di messinscena all’interno del disegno complessivo per poter alzare realmente l’asticella. Probabilmente il limite maggiore è negli eccessivi salti temporali, seppur anche questa appaia una scelta quantomeno audace in un film che rischia molto, scivolando anche a tratti, ma rimanendo comunque un prodotto capace di incuriosire fino alla fine.