La notte del giudizio – Election Year
The Purge: Election Year
2016
Paesi
Francia, Usa
Generi
Azione, Horror
Durata
105 min.
Formato
Colore
Regista
James DeMonaco
Attori
Elizabeth Mitchell
Frank Grillo
Mykelti Williamson
Kimberly Howe
Ethan Phillips
Raymond J. Barry
La senatrice Charlene "Charlie" Roan (Elizabeth Mitchell) ha perso la famiglia durante uno sfogo annuale, la notte in cui tutti i cittadini americani possono uccidere e commettere crimini beneficiando di una generale impunità. Strenua oppositrice della barbarie, Charlie vuole mettere fine allo sfogo, ma i suoi oppositori approfitteranno proprio della terribile notte per cercare di eliminarla. Nel frattempo molte storie si intrecciano: da Joe Dixon (Mykelti Williamson) e Marcos (Joseph Julian Soria), che cercano di salvare il loro negozio dal caos, ai ribelli contrari allo sfogo intenti ad aiutare i feriti, fino alla deriva malata dei turisti della morte, sbarcati in America per assistere al disumano evento.

Terzo capitolo della serie sulla notte più folle e sanguinosa dell’anno, La notte del giudizio – Election Year spinge ulteriormente sul pedale politico e, considerando che arriva poco prima delle presidenziali americane 2016, la carne al fuoco è molta. La battaglia tra sostenitori e oppositori dello sfogo, già profilata nel capitolo precedente, non può non ricordare l’eterna lotta tra i fanatici delle armi e i detrattori, e ancora una volta si intreccia alle molte riflessioni sui danni e le disparità causati dal capitalismo (ricchi che “comprano” poveri da massacrare per divertimento). L’argomento continua a essere suggestivo e qualche sequenza ha i numeri per rimanere impressa (la limousine ricoperta di lucine e popolata di ragazze tanto discinte quanto assetate di sangue, le ghigliottine nel buio, le maschere fluorescenti), ma alla lunga il film si trascina da un inseguimento all’altro, privilegiando il versante horror-action rispetto all’indagine socio-comportamentale. Sicuramente una pellicola immersa nella contemporaneità inquietante 2.0, in cui si è disposti a rischiare la vita per amore del voyeurismo e dell’ansia da condivisione social (temi molto meglio sviluppati, e molto prima, nel geniale Cloverfield di Matt Reeves del 2008), da cui ci si sarebbe potuti aspettare meno sparatorie e più analisi. Senza troppe pretese, ad ogni modo, ci si può accontentare e il risultato finale è superiore, seppur lievemente, a quello dei due lungometraggi precedenti della saga.
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