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25 anni di Friends, la sitcom che non ci stanchiamo di rivedere

Rachel, Monica, Phoebe, Joey, Chandler, Ross. Chiunque abbia guardato la televisione anche solo distrattamente negli ultimi 25 anni, riconosce immediatamente i nomi dei sei protagonisti di Friends, la serie che più di tutte ha definito il concetto di sitcom nella tv contemporanea. In precedenza c'era stata Seinfeld, che aveva rivoluzionato lo schema di questo format, fino ad allora concentrato sulla famiglia tradizionale; in seguito è arrivata The Big Bang Theory, forse ancora più abile a insediarsi nell'immaginario collettivo nell'era del binge watching. Eppure, il successo e lo status di culto di Friends restano senza uguali. Anche a distanza di un quarto di secolo dalla prima puntata (in onda per negli Usa il 22 settembre 1994) e a 15 anni dal finale (l'episodio più visto del decennio), la serie scritta e prodotta da Marta Kauffman e David Crane resta una delle poche che si possono guardare e riguardare infinite volte, senza stancarsi, ridendo di fronte a battute, gag e situazioni bizzarre che ormai si conoscono a memoria.

La storia ruota intorno a un gruppo di sei amici trentenni e a due luoghi, gli appartamenti contigui in cui vivono rispettivamente Monica e Rachel e Chandler e Joey. A questi si aggiunge il Central Perk, la caffetteria dove il sestetto passa la maggior parte del tempo libero, e location secondarie come la casa di Ross e quella di Phoebe (oltre a un numero irrisorio di esterni: benché ambientata a Manhattan, Friends è stata interamente girata negli studios di Los Angeles, spesso davanti al pubblico). Lungo le dieci stagioni, si snodano le dinamiche quotidiane che animano il gruppo: gli amori, spesso turbolenti, che nascono al suo interno o con altri personaggi, le difficoltà lavorative, il passaggio alle responsabilità dell'età adulta, l'essere genitori.

Per 236 episodi della durata di 22 minuti ciascuno, assistiamo a infinite variazioni nelle vite dei protagonisti, imperniate su macro-temi come l'infinita saga amorosa di Ross e Rachel (un tira e molla che si snoda per tutta la durata e resta forse la ship più celebre della storia televisiva), la relazione tra Monica e Chandler, l'amicizia goliardica fra quest'ultimo e Joey, la solarità naif di Phoebe. Il tutto senza pretese di realismo, satira o critica sociale né la volontà di ritrarre la gioventù americana degli anni '90, ma semmai con la voglia di costruirne un'irresistibile e sconfinata parodia. Racchiusi in sei tipi caratteriali che sconfinano spesso e volutamente nella macchietta (la bella irraggiungibile, l'intellettuale insicuro, il dongiovanni, la “precisina”, la hippie eccentrica, l'imbranato con le donne), i protagonisti sono ripetutamente coinvolti in situazioni assurde e talvolta paradossali. Le loro vicende sono la versione iperbolica della quotidianità reale: per questo, tifiamo per loro ma, soprattutto, ridiamo di loro, smodatamente. E, di conseguenza, ridiamo anche di noi stessi, di quella farsa tragicomica che è la vita.

Recentemente, qualcuno ha accusato Friends di essere “antiquata” nel trattare certi temi (ad esempio, il mondo gay), ma probabilmente non sa che in realtà è stata una serie pionieristica, capace di affrontare argomenti oggi scontati ma che all'epoca erano ancora tabù per la televisione mainstream, come l'omosessualità, il concetto di famiglia allargata, la fecondazione in vitro, la transessualità, le gravidanze indesiderate. Il tutto, ancora una volta, filtrato dall'umorismo, che riesce a sdrammatizzare anche le questioni più delicate (come l'infertilità).

Infine, come non citare uno dei fiori all'occhiello della sitcom, ovvero l'incredibile numero di superstar del cinema che hanno partecipato come guest. Da Julia Roberts a Brad Pitt, da Bruce Willis a Winona Ryder, da Sean Penn a Gary Oldman, passando per Tom Selleck, Isabella Rossellini, Susan Sarandon, Kathleen Turner, Jean-Claude Van Damme, Charlie Sheen, Alec Baldwin e tanti altri, buona parte di Hollywood è transitata dal Central Perk o dai trilocali che fanno da sfondo alle vicende dei nostri eroi. E in quegli spazi minuscoli, ridotti a palcoscenici siamo passati anche noi spettatori, vi abbiamo vissuto insieme ai sei protagonisti. Chiunque abbia seguito la serie conosce a memoria non solo la sigla sulle note di I'll Be There for You e la battute-tormentone, ma anche forme, colori, geometrie ed elementi di quei luoghi (la porta viola di Monica e Rachel, il biliardino e il cane di ceramica di Joey e Chandler, il divano del bar), scene teatrali di una commedia umana lunga dieci stagioni, che ha prodotto diversi emuli (How I Met Your Motherè l'esempio più lampante) ma che non vuole cedere alla tentazione di un ritorno sul piccolo schermo con una stagione revival. Ed  giusto così: Friends deve restare irripetibile, cristallizzata al decennio 1994-2004, ma al contempo eterna.

Valeria Morini                                                                                                                                                                                                                

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