News
Il cinema di Luis Buñuel: le vostre analisi!
Al termine del webinar dedicato al cinema di Luis Buñuel abbiamo chiesto ai partecipanti di scrivere un'analisi relativa alle opere di uno dei più importanti maestri della storia del cinema. Ecco la più interessante:

Estasi di un delitto o l’impossibilità del crimine
di Martina Cossia Castiglioni

Il protagonista di Estasi di un delitto, Archibaldo de la Cruz (Alessandro nella versione italiana), è convinto di poter uccidere le donne solo desiderandolo, grazie al potere di un carillon appartenuto alla madre. Da bambino ha visto morire la sua istitutrice, colpita accidentalmente da un colpo d’arma da fuoco proprio mentre lui faceva suonare la «scatola magica». 
Su questo ricordo d’infanzia, raccontato dall’uomo a una suora dell’ospedale in cui è ricoverato per un esaurimento, si apre la pellicola di Buñuel, che prosegue come una sorta di lungo flashback. Quando la religiosa, che Alessandro aveva minacciato con un rasoio, fugge e muore cadendo nella tromba dell’ascensore, l’uomo va dal giudice che si occupa del caso e in una lunga confessione racconta di aver ritrovato il carillon presso un antiquario e si attribuisce la responsabilità della morte della suora e di altre donne. 
Nonostante la sincerità delle sue dichiarazioni, l’uomo non ha mai ucciso nessuno. La leggera Patricia viene salvata dal ritorno a casa del fidanzato ma finisce col suicidarsi dopo una lite con quest’ultimo; Lavinia lascia lo studio di Alessandro e l’uomo, pieno di rabbia, incenerisce nel suo forno da ceramista un manichino con le fattezze e gli abiti della ragazza; Carlotta, novella sposa di Alessandro, viene uccisa con una pistola dall’ex amante subito dopo la cerimonia. Il protagonista è dunque un assassino «dalle mani pulite», come lo definì il critico Alberto Farassino in un bel libro dedicato al cinema di Buñuel. 
Non a caso il titolo originale della pellicola è Ensayo de un crimen. Ensayo, quindi una prova, un saggio, un esperimento, non un crimine reale ma la pianificazione, il progetto di un omicidio. 
Anche il titolo italiano calza a pennello. Il termine estasi (nelle sue numerose accezioni, da quella di turbamento o stato di stupore della mente fino a quella più mistica dell’anima che staccandosi dal mondo fisico si innalza alla contemplazione del divino) si accorda con molti aspetti del personaggio. Un uomo che, nella sua confusione mentale, dimentica la realtà e contempla quei delitti solo desiderati come fossero un’opera d’arte.    

La musica del carillon fa da sfondo, ossessiva, a tutto il film. Non solo nelle scene nelle quali vediamo Alessandro azionare la scatola magica, ma ogni qualvolta immagina di compiere uno dei suoi omicidi. E nella sua testa il dolce motivo del carillon diventa più stridente, quasi sgradevole, come se uscisse da un organetto a manovella dalle note stonate. 
Ma quando Alessandro, dopo il colloquio con il giudice (impagabile il consiglio di comprare un bel rasoio elettrico) getta finalmente la scatola nel lago, la melodia si trasforma. La traccia è sempre la stessa, ma quando il carillon è ormai sprofondato nell’acqua la musica sale di volume e diventa quasi una marcia trionfale, poi si fa più dolce e allegra. E passeggiando nel parco, rasserenato, l’uomo incontra Lavinia, ancora viva. Insieme prendono lo stesso cammino, forse verso una vita normale e condivisa. 
È come se, bruciando il manichino con il volto di Lavinia, Alessandro l’avesse uccisa davvero, portando finalmente a termine il suo «saggio», la sua rappresentazione (anche in senso teatrale) di un omicidio. E in questo modo le avesse però salvato la vita. 
Almeno nella finzione cinematografica. Nel mondo reale, poco tempo dopo la fine delle riprese, l’attrice che interpretava Lavinia si suicidò, forse per amore, e venne cremata.  Una macabra coincidenza, certo, ma è come se il malefico carillon, ancora una volta, fosse riuscito ad assolvere il suo compito.
Maximal Interjector
Browser non supportato.