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Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell'Anello: 10 curiosità sul film

Un Anello per domarli,

un Anello per trovarli,

un Anello per ghermirli

e nel buio incatenarli.


 

Una festa a lungo attesa


Era il 1937 quando J.R.R. Tolkien, su richiesta dell’editore londinese Stanley Unwin, iniziava a scrivere il primo capitolo de Il Signore degli Anelli. Prosecuzione dell’avventuroso Lo Hobbit (1937), il nuovo romanzo si collegava al precedente attraverso uno stratagemma molto curioso, ovvero quello dello pseudobiblium: entrambi i racconti costituiscono la trascrizione de Il libro rosso dei confini occidentali, autobiografia fittizia redatta a quattro mani da Bilbo e Frodo Baggins. 

Sin dal principio della stesura, Il Signore degli Anelli rappresentò una sfida molto ostica per il suo autore, costretto a molteplici battute d’arresto dettate dallo sconforto – più di una volta J.R.R. Tolkien ebbe la sensazione di aver esaurito gli spunti narrativi – o da cause di forza maggiore. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale, infatti, sospese drasticamente la redazione dell’opera a un quarto dalla sua conclusione. 
Suddiviso in tre volumi, Il Signore degli Anelli fu destinato alla stampa soltanto nel 1954: una lunga gestazione che diede alla luce il più grande romanzo high fantasy e mitopoietico della letteratura contemporanea; un modello ineguagliabile cui, ancora oggi, si ispirano innumerevoli epigoni. 

Per quasi mezzo secolo, l’adattamento cinematografico de Il Signore degli Anelli rappresentò un progetto ardentemente agognato, ma alla fine sempre accantonato:

Dicevano che era impossibile realizzarlo: il racconto era di enorme portata, il suo mondo era troppo vasto, sarebbe stata un’impresa troppo difficile e rischiosa.


Un’impresa impossibile, almeno fino all’avvento di Peter Jackson: giovane regista neozelandese, spirito avventuroso e appassionato lettore di Tolkien, sono stati l’amore e la devozione nutriti nei confronti del romanzo a permettergli di realizzare un unicum nella storia del cinema fantasy, nonché uno – o meglio, tre – dei migliori adattamenti cinematografici di un’opera scritta.

In occasione dei 20 anni dall'uscita del primo film, una delle trilogie più amate del grande schermo si appresta a tornare in sala in 4K. Più nel dettaglio, La Compagnia dell'Anello sarà ri-distribuito dal 22 al 26 luglio, Le Due Torri dal 27 al 30 luglio e Il Ritorno del Re dal 31 luglio al 4 agosto.

Nell’attesa di rivivere ancora una volta le grandiose imprese dei nostri eroi preferiti, andiamo a scoprire alcune curiosità sul primo capitolo della nostra avventura: La Compagnia dell’Anello.

 
1) "We all live in...the Middle Earth"

Come abbiamo già accennato, nel corso della storia sono stati diversi i tentativi (falliti) di trasporre sul grande schermo Il Signore degli Anelli. Tra questi (i tolkeniani più accaniti ne saranno già a conoscenza) un curioso adattamento con protagonisti…i Beatles.


Proprio così: nel 1967 la United Artists aveva messo in cantiere la realizzazione di un film che prevedeva George Harrison nel ruolo di Gandalf, Paul McCartney e Ringo Starr, rispettivamente, in quelli di Frodo e Sam e John Lennon in quello di Gollum. Ma non è finita qui: dietro la macchina da presa avrebbe potuto sedere un regista visionario come Stanley Kubrick. Per fortuna, Kubrick preferì declinare l’offerta (riteneva che l’opera fosse troppo complessa per una trasposizione cinematografica) e dedicarsi a quello che, di lì a poco, sarebbe diventato uno dei massimi capolavori della storia del cinema: 2001: Odissea nello Spazio.

 
2) Il casting



Non c’è dubbio che tra i più grandi pregi de Il Signore degli Anelli vi siano le azzeccatissime scelte di casting. Da Elijah Wood a Ian McKellen, da Viggo Mortensen a Sean Astin, passando per Orlando Bloom, Liv Tyler, Dominic Monaghan, Billy Boyd, John Rhys-Davies, Cate Blanchett, Christopher Lee (potremmo proseguire e citare ogni singolo attore, dai protagonisti alle comparse…): ciascun interprete sembra uscito direttamente dalle pagine di Tolkien.


Provate a immaginare Aragorn con un volto diverso da quello di Viggo Mortensen: impossibile, vero? Eppure l’attore non rappresentava affatto la prima scelta della produzione. Prima di lui, infatti, erano stati contattati Nicolas Cage, Russell Crowe, Daniel Day-Lewis (tutti e tre hanno declinato l’offerta: nel primo caso ci viene da dire per fortuna) e Stuart Townsed: quest’ultimo era stato effettivamente ingaggiato nel ruolo di Aragorn, ma finì per essere rimpiazzato all’ultimo momento.


Per quanto riguarda Galdriel e Arwen, invece, inizialmente erano state selezionate Lucy Lawless (Xena, l’invincibile principessa guerriera) e Uma Thurman: entrambe scoprirono di essere in dolce attesa poco prima dell’inizio della produzione e dovettero rinunciare al ruolo, passando il testimone, rispettivamente, a Cate Blanchett e Liv Tyler.


Curioso, infine, il caso di Christopher Lee: unico membro del cast ad aver conosciuto personalmente J.R.R. Tolkien, l’attore londinese che presta il volto al malvagio e potente Saruman avrebbe voluto ardentemente interpretare la sua controparte buona Gandalf, a tal punto da imporre a Peter Jackson un’audizione per il ruolo.

Al di là delle scelte di casting, una delle peculiarità de Il Signore degli Anelli è rappresentata dall’appassionato lavoro di team building svolto dietro le quinte. Il cast si è trasferito in Nuova Zelanda a tre mesi dall’inizio delle riprese, per prepararsi mentalmente e fisicamente: gli attori sono così giunti a percepire un’analogia tra la propria impresa e quella narrata nel romanzo (e nel film). Un ulteriore aneddoto a riguardo: gli attori che prestano il volto ai giovani Hobbit (Elijah Wood/Frodo; Sean Astin/Sam; Billy Boyd/Pipino; Dominic Monaghan/Merry) sono stati riuniti sei settimane prima degli altri membri del cast. I quattro Hobbit, infatti, costituiscono il cuore pulsante della narrazione: era fondamentale che fossero profondamente legati tanto nella finzione, quanto nella realtà.


3) La realizzazione delle ambientazioni


Le scenografie de Il Signore degli Anelli si contraddistinguono per una spiccata impronta artigianale e, al contempo, per una resa maestosa senza euguali. Impossibile non rimanere estasiati davanti a due ambientazioni come Hobbiville e Gran Burrone, incantevoli luoghi della Terra di Mezzo abitati, rispettivamente, da Hobbit e Elfi. 

 

Gran Burrone in un'illustrazione di Alan Lee

A ispirare Peter Jackson nella stesura della sceneggiatura e nelle ricostruzioni sceniche fu l’edizione de Il Signore degli Anelli stampata in occasione del centenario della nascita di J.R.R. Tolkien e illustrata da Alan Lee, «capace di restituire l’atmosfera malinconia del romanzo»: trovare Lee e coinvolgerlo nel progetto divenne dunque una questione di vitale importanza. Ingaggiatolo, Jackson gli affiancò un altro celebre disegnatore di Tolkien: John Howe. 

Gandalf presso la casa di Bilbo Baggins, a Hobbiville, in un'illustrazione di John Howe

L’aspetto da dare a Hobbiville e alla Contea costituiva un tema centrale: dovevano apparire come luoghi abitati da secoli e il pubblico doveva comprendere perché Frodo volesse proteggerli a costo della propria vita. Pensate: affinché l'ambientazione risultasse il più possibile realistica, la troupe iniziò a coltivare gli orti di quel «fazzoletto di terra» neozelandese un anno prima dell’inizio delle riprese!

Pensa come un Elfo


Per quanto riguarda invece uno dei luoghi più incantevoli dell’intera trilogia, ossia Gran Burrone, Alan Lee lo ha progettato non all’interno del proprio ufficio, bensì tra le fronde di quella stessa foresta che avrebbe ospitato la nobile dimora degli Elfi. Le case sono state costruite intorno agli alberi per evitare qualsiasi brusco impatto sull’ambiente: «proprio come avrebbero fatto gli Elfi».




4) A proposito di voci


Trasposizioni cinematografiche fallite a parte, Il Signore degli Anelli fu protagonista di una serie di adattamenti radiofonici. Il primo, targato BBC e datato 1956, non incontrò il favore di Tolkien, il quale dichiarò: «Penso che il libro sia del tutto inadatto alla drammatizzazione, e le trasmissioni non mi sono piaciute affatto». Seguì una seconda versione nel 1979, trasmessa negli Stati Uniti e in un secondo tempo distribuita via cassette e CD, e infine una terza, targata nuovamente BBC e suddivisa in 26 episodi. Un piccolo aneddoto riguardante quest'ultima trasmissione: Ian Holm, attore che interpreta Bilbo Baggins ne La Compagnia dell'Anello, prestò la propria voce radiofonica al personaggio di Frodo.

A proposito di voci, le curiosità non finiscono qui: stando ad alcune fonti Ian McKellen si sarebbe ispirato proprio a J.R.R. Tolkien nel delineare al meglio il personaggio di Gandalf. L'enorme team de Il Signore degli Anelli vide coinvolti anche alcuni esperti di lungue e dialetti, incaricati di insegnare agli interpreti i differenti linguaggi della Terra di Mezzo (ricordiamo che Tolkien creò ex novo un'ampia gamma di idiomi): ad aiutarli nel processo una serie di registrazioni nelle quali lo stesso Tolkien legge alcuni passi del romanzo. Un tesoro preziosissimo per Ian McKellen, il quale se ne sarebbe servito per ricalcare il tono di voce e la cadenza dell'autore, adattandoli al proprio personaggio.


5) Questione di tempo


Le differenze tra romanzo e lungometraggio sono molteplici, specialmente per quanto riguarda le tempistiche entro cui si susseguono gli avvenimenti (le ragioni sono più che ovvie). Uno dei macro tagli temporali ha luogo proprio ne  La Compagnia dell'Anello: ricordate quando Gandalf fa ritorno a Hobbivile dopo aver condotto ampie ricerche sull'Anello presso la polverosa biblioteca di Minas Tirith? Il lungometraggio lascia supporre non si passato poi così tanto tempo dal suo ultimo incontro con Frodo. In realtà, come il romanzo si premura di informarci:

Erano passati più di nove anni dall'ultima volta che Frodo l'aveva visto, e stava incominciando a pensare che lo stregone non sarebbe mai più tornato e che ormai si fosse completamente disinteressato degli Hobbit. Ma quella sera, mentre Sam tornava a casa ed il crepuscolo sbiadiva, udì provenire dalla finestra dello studio i leggeri colpetti un tempo familiari.


6) Arwen Undómiel, Stella del Vespro

Preferirei dividere una sola vita con te che affrontare tutte le ere di questo mondo da sola



Figlia di Elrond, Signore di Gran Burrone, Arwen è una delle dame elfiche più nobili che camminano sulla Terra di Mezzo. Complice anche il desiderio di approfondire la sua storia d'amore con Aragorn, la trilogia di Peter Jackson dedica ampio spazio al personaggio. Ne La Compagnia dell'Anello, ad esempio, è Arwen a condurre Frodo a Gran Burrone, salvandolo dalla morte per mano dei Nazgûl (nel romanzo la missione spetta a un altro elfo: Glorfindel). Nei lungometraggi che seguono, invece, Arwen ricoprirà un ruolo simbolico centrale, in quanto incarnazione di una speranza che - seppur flebile - non rinuncia a combattere strenuamente, confermandosi nobile e coraggiosa.
Nel romanzo, al contrario, il personaggio di Arwen è assolutamente marginale: la sua storia e il suo legame con Aragorn vengono narrati soltanto nelle Appendici, cui lo stesso Jackson ha attinto per delineare il personaggio cinematografico interpretato (meravigliosamente) da Liv Tyler.

Appendice A)
I. I RE NUMENOREANI
5. Qui segue una parte della storia di Aragorn e Arwen

Il giorno seguente, al tramonto, Aragorn passeggiava nei boschi, e il suo cuore era alto e fiero; egli cantava, perchè era pieno di speranza e perché il mondo era bello. Improvvisamente, mentre cantava, vide una fanciulla camminare su di un prato fra i bianchi tronchi delle betulle, ed egli si arrestò stupefatto, credendo di camminare in un sogno o di aver ricevuto il dono dei menestrelli elfici, che sanno fare apparire ciò che cantano innanzi agli occhi di coloro che lo ascoltano.
[...]
Allora Aragorn fu turbato perché vide la luce elfica sfavillare nei suoi occhi insieme con la saggezza di molti anni; e da quel momento egli amò Arwen Undómiel figlia di Elrond.




7) Sean Astin e gli infortuni sul set

 

Per Sean Astin aka Samwise Gamgee, le riprese de La compagnia dell'Anello non sono state sempre rose e fiori. Non solo l'attore è dovuto ingrassare di oltre 13 chili per ottenere la parte, avendo cura di mantenersi costantemente in sovrappeso e soffrendo, di conseguenza, di grande affaticamento, ma è stato anche (sfortunato) protagonista di due incidenti sul set. Il primo, durante le riprese della scena in cui Frodo abbandona la compagnia per recarsi a Mordor da solo: durante la sua corsa verso il fiume, un frammento di vetro ha trapassato il piede dell'attore, causandogli venti punti di sutura. Il secondo, durante una pausa pranzo a Gran Burrone: Sean Astin era intento a leggere un passaggio del romanzo quando una struttura in legno gli è crollata addosso, lasciandolo privo di sensi e costringendolo a una seconda corsa allarmata in ospedale.


8) La colonna sonora



Devo ammettere che alle volte mi sono sentito come Frodo, con il peso dell'Anello nella tasca del mio gilè ma, pagina dopo pagina e poi nota dopo nota, sono riuscito a scoprire il complesso mondo di Tolkien.


Alla composizione della colonna sonora de La Compagnia dell'Anello (e dei successivi capitolo della trilogia) Howard Shore, alla sua prima collaborazione con Peter Jackson; all'esecuzione troviamo invece la London Philharmonic Orchestra. L'OST del film, destinato a divenire una delle colonne sonore più celebri dell'intero panorama cinematografico, ricevette il plauso della critica musicale, aggiudicandosi diversi riconoscimenti: il Premio Oscar, il Grammy Award e il World Soundtrack Award. 
Le due canzoni originali "The Council of Elrond" (Aníron) e "May It Be" (brano che accompagna i titoli di coda) sono state composte ed eseguite dalla cantante e musicista irlandese Enya, la quale ha ottenuto la nomination per la Miglior Canzone Originale agli Oscar e ai Golden Globe.


 

9) Premi e riconoscimenti

Acclamato da pubblico e critica, il primo capitolo della trilogia firmata Peter Jackson si è aggiudicato numerosi premi e riconoscimenti: 4 premi Oscar (Miglior fotografia; Miglior trucco; Migliori effetti speciali; Miglior colonna sonora) su 13 candidature, tra cui quelle come Miglior film, Migliore regia, Migliore sceneggiatura non originale, Migliore attore non protagonista a Ian McKellen (insignito dello Screen Actors Guild Award 2002); 4 premi Bafta (Miglior film; Miglior regia; Migliori effetti speciali; Miglior trucco). Nel 2007, l'AFI (America Film Institute) lo ha inserito al cinquantesimo posto nella classifica dei cento migliori film statunitensi e al secondo posto nella classifica dei dieci migliori film fantasy di tutti i tempi. Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell'Anello occupa inoltre il 24º posto nella lista stilata nel 2008 da Empire dei 500 migliori film della storia.




10) Gli incassi

La Compagnia dell'Anello, così come i successivi capitoli della trilogia, fu un enorme successo al botteghino. A fronte di un budget stimato attorno ai 93.000.000 $, il film ha incassato 871.5 milioni $ in tutto il mondo (315.5 milioni solo negli USA), conquistando il terzo posto nella classifica dei maggiori incassi di tutti i tempi. In Italia, dove è stato distribuito a partire dal 18 gennaio 2002, il film ho toccato la cifra di 21.4 milioni €.

 

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