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Road to Licorice Pizza: Paul Thomas Anderson e l'evoluzione stilistica di un autore cult

«We’re all children of Kubrick, aren’t we? Is there anything you can do that he hasn’t done?»



«I'll rebel against powers and principalities, all the time. Always, I will» – dichiarazione d'intenti netta, com'è nelle corde della personalità in questione: Paul Thomas Anderson, regista tra i più sorprendenti e influenti degli ultimi decenni, autore di un cinema talmente variegato e mobile da sembrare frutto di prospettive multiple, piuttosto che di uno sguardo singolo. Film che spaziano da commedie romantiche o neo-noir a drammi cupi e intensi, dalle paillettes del palcoscenico alle gelide e aristocratiche sartorie anni Cinquanta. Opere non semplici, a tratti ostiche, con più chiavi di letture, profondamente differenti le une dalle altre, ma con elementi di continuità che costituiscono un fil rouge nella poetica andersoniana: un passato difficile con cui fare i conti, il ruolo dei padri (putativi e non), l'umanità (non necessariamente intesa in senso positivo) di personaggi alle prese con la propria solitudine e reale interiorità, che spesso cozza con dichiarazioni d'intenti poco credibili e contraddette dalle stesse immagini («I am a writer, a doctor, a nuclear physicist, a theoretical philosopher, but above all I am a man», parola di Lancaster Dodd/Philip Seymour Hoffman).








Ma qual è il vero centro propulsore dei film di Paul Thomas Anderson?
I rapporti tra i personaggi, occasioni di incontri veicolate da immagini, orbite che si sfiorano, percorsi che si scontrano e si incontrano per tracciare un sentiero che sembra già tracciato, pare vivere di vita propria a prescindere dalla volontà registica («I try as hard as I can to not do the writing, to let the character do the writing. [...] So hopefully you're getting into a state of kind of autohypnosis where the characters are kind of doing, making choices, and things are happening to them»). Il tutto accompagnato da una evidente evoluzione stilistica: si passa dalle influenze dei grandi di Hollywood (Martin Scorsese e quel finale di Boogie Nights che rimanda a Toro scatenato), con l'uso sfrenato, istintivo ed evidentemente entusiasta di piani sequenza (Robert Altman) alternati a movimenti di macchina rapidi e improvvisi, alla cesura di Magnolia e ai successivi Ubriaco d'amore e Il petroliere, che evidenziano un'attenzione più marcata alla composizione dell'immagine, fino ad arrivare alla funzionale, elegante, annichilente staticità de Il filo nascosto.





E ora l'attesissimo Licorice Pizza, candidato a quattro Golden Globe, già uscito nelle sale di molti paesi e in arrivo in Italia a febbraio 2022. Un film che sembra tornare ai movimenti di macchina avvolgenti dei primi progetti e che pare pervaso da atmosfere sognanti (e stranianti come in Ubriaco d'amore..?), incentrato su un percorso di crescita nella Valley dei Seventies. Le prime recensioni sono state a dir poco entusiastiche («Difficile trovare qualcosa di meglio che vedere un film di PTA», così si è espresso J.J. Abrams) e il trailer di lancio, accompagnato dalle note ipnotiche di Life on Mars di David Bowie, lasciava poco spazio alle cattive sensazioni.





Ma cosa sappiamo di Licorice Pizza? Che è ambientato negli anni Settanta in un liceo della San Fernando Valley; che il titolo rimanda a una catena di negozi di dischi; che è incentrato sul percorso di maturazione sentimentale dei due giovani protagonisti, dicasi anche la magia del primo amore; che il progetto è partito da un dettaglio di vita vera. «Avevo una storia che non era esattamente mia, ma era in qualche modo parallela, ed è stata un'opportunità per ricreare e mostrare il mondo in cui sono cresciuto»: i ricordi, per la precisione, sono quelli degli anni adolescenziali, quando Anderson vide un ragazzo che flirtava con una donna più grande, mentre questa scattava delle foto. «È stata istantaneamente una grande premessa. Cosa succederebbe se un ragazzo invitasse una donna più grande a cena? E se, contro ogni buonsenso, lei dicesse di sì?» 




Già, cosa succederebbe? Non vediamo l'ora di scoprirlo. Appuntamento al 3 febbraio 2022.
«I'm not gonna forget you. Like you're not going to forget me.» 



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