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Rinascimento Disney: la top 5
Il Rinascimento Disney è un periodo ricchissimo di innovazione per l'animazione, un decennio capace di regalare opere indimenticabili. L'uscita nelle sale de La Sirenetta, che ha ufficialmente aperto quest'era, è l'occasione giusta per la classifica dei migliori 5 film prodotti dalla Disney tra il 1989 e il 1999.

5) Hercules

Il film, pur giocando su stereotipi e luoghi comuni sulla Grecia e sul mito (su tutti: le Muse che ispirano e incoraggiano Ercole sono rappresentate come fossero ninfette hollywoodiane), finisce per strappare più d'una risata: il contesto, anomalo e quasi stridente per trattarsi di un lungometraggio della casa di Topolino, è involontariamente accattivante. E se il protagonista è opaco in più d'un momento, funziona in maniera gradevole il parterre dei personaggi di contorno: Megara è un'eroina goffa, vulnerabile e capace di creare affezione; Filottete, il satiro allenatore, è divertente e dissacrante; Ade è un villain forse eccessivamente "colorato", ma è perfetta controparte alla bonarietà del personaggio principale.
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4) La Sirenetta

La sirenetta è uno degli esempi vincenti che hanno riabilitato la Disney agli occhi del pubblico, dopo una serie di insuccessi. Cartoon pioniere di un Rinascimento che avrebbe coinvolto altre opere (La bella e la bestia, Aladdin e Il re leone), si affida a una protagonista carismatica, ambiziosa e in grado di generare empatia e tenerezza, vittima insofferente di una condizione morale svantaggiosa e decisa a cambiare rotta: un vero e proprio modello per la generazione di spettatrici dell'epoca. Con questo lungometraggio, spassoso e ironico, la Disney si riconferma quasi insuperabile nel tratteggiare i personaggi di contorno: il burbero re Tritone, il petulante granchio-consigliere Sebastian, dal buffo accento giamaicano, il dolce pesciolino Flounder e soprattutto la temibile, burrosa, mefistofelica Ursula offrono infatti sequenze di impareggiabile ilarità, alternate a parentesi di riflessione e dolcezza dedicati alla figura di Ariel e alle sue (umanissime) insicurezze.
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3) La bella e la bestia

Ispirato all'omonima fiaba della francese Jeanne-Marie Leprince de Beaumont (1711-1780), è un racconto d'amore, fedeltà e ravvedimento che procede in maniera aggraziata, fluida e stratificata: il rapporto tra i due protagonisti si costruisce seguendo uno schema rigoroso di diffidenza-odio-scioglimento-innamoramento che, per quanto sia strutturato in maniera ordinaria e canonica, funziona come un perfetto meccanismo a orologeria. La caratterizzazione di Belle, inoltre, accentua ancora di più la modernità già rilevata nella Sirenetta dell'omonima pellicola di due anni prima: la fanciulla è colta, disinteressata al giudizio altrui e padrona della propria sorte, che le verrà incontro in gloria. Il film, poi, è una gioia per gli occhi e soprattutto per le orecchie: Menken e Ashman scolpiscono nella roccia della memoria alcune delle canzoni più toccanti, gioiose, allegre e romantiche su cui la Disney abbia mai potuto contare.
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2) Aladdin

Spassoso, a tratti esilarante, classico Disney ispirato a uno dei più celebri racconti de Le mille e una notte, Aladino e la lampada meravigliosa: in un regno inventato, dai sapori e i colori che intrecciano Arabia e India in modo da offrire una panoramica “completa” dell'Oriente che piace e dà sollievo e fascino agli Occidentali (con buona pace dei luoghi comuni), si consuma una vicenda di avventure, seduzione e grande amore. Il film è irrobustito dalla presenza di un villain come Jafar, credibile e quasi carnale, terrestre nella sua longilinea fisicità, e da quella del Genio, uno dei personaggi più riusciti dell'intera tradizione disneyana: quest'ultimo si inserisce perfettamente nella linea della Fata Madrina di Cenerentola (1950), delle tre fatine de La bella addormentata nel bosco (1959) e di Merlino de La spada nella roccia (1963), come benevolo, e magico, aiutante del protagonista.
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1) Il re leone

Imponente esempio di kolossal maestoso e spettacolare, Il re leone è una riflessione ricca di spunti d'interesse sui rapporti affettivi e sulla crescita dell'individuo. Il percorso di formazione del leoncino Simba è costruito dai tre sceneggiatori (Irene Mecchi, Jonathan Roberts e Linda Woolverton) seguendo uno schema ben preciso, che comincia dalla morte della figura paterna sino ad arrivare al ripristino del potere famigliare da parte dell'eroe ormai maturo. Un tracciato che, per certi versi, ricorda quello del classico Bambi (1942). Divertito patchwork con echi di tragedie shakespeariane (Amleto, Riccardo III, Macbeth) e miti biblici, Il film vive delle impeccabili caratterizzazioni dei personaggi di contorno: Scar, lo zio mefistofelico e cicatrizzato che ammazza il fratello per ottenere il regno, le iene nevrotiche, il saggio scimmione Rafiki, il pennuto Zazu e soprattutto gli aiutanti Timon e Pumbaa
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