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Sicilia! di Straub-Huillet: un eterno qui e ora che supera i confini dello spazio e del tempo
Sicilia! Un punto esclamativo introduce il film di Jean-Marie Straub e Danièle Huillet, girato in bianco e nero e interamente dedicato all’omonima isola-regione italiana (lo trovate su MUBI, ancora per tre giorni). Adattamento del romanzo di Elio Vittorini Conversazione in Sicilia (1941), la pellicola (un 35mm pieno di luci e ombre per restituire l’intensa omogeneità della luce del Sud) segue le vicende di un giovane protagonista in visita alla madre da New York, indicato come Il Figlio (Gianni Buscarino), e gli incontri che lo riportano in contatto con la terra natia. Un viaggio che è pretesto, ed espediente, narrativo per unire momenti e situazioni e lasciare che la personalità del Figlio filtri a brandelli attraverso, come recita il titolo di Vittorini, le sue conversazioni.

Seguendo un rodato modus operandi, Straub e Huillet lavorano a strettissimo contatto con il testo di partenza, restituendone le caratteristiche precipue con volontà filologica e attenzione precisa all’alternanza tra immagine e voce, parlato e mostrato. Così come il romanzo di Vittorini aleggia in un’atmosfera a tratti onirica, estranea al tempo storico, così i registi si preoccupano di comporre inquadrature laconiche, svuotate di tutto fuorché l’essenziale. I tableaux di Sicilia! catturano il qui-ed-ora eterno di un mondo che procede a un passo diverso rispetto alla modernità oltre il mare, sia esso nelle conversazioni con venditori d’arance, primi piani su pesce grigliato impiattato, o i richiami di un arrotino. In quest’ottica, l’uso di attori non professionisti aumenta la resa di straniamento temporale, liberando gli interpreti dalla concentrazione del ruolo. Lascia straniti, Sicilia!, spaesati, finzione che strizza l’occhio al documentario e ne condivide la volontà critica, e descrittiva, di fondo.



Il lavoro di fino di Straub e Huillet allarga e sfida il linguaggio cinematografico dall’interno, rendendo Sicilia! un prodotto quasi ieratico, muto del mutismo di certa arte metafisica. Il film, inserito dalla piattaforma di streaming MUBI in una speciale Retrospettiva sul lavoro della coppia di registi, è disponibile per la visione online, e verrà raggiunto da altre opere del duo. Dall’esordio Machorka-Muff (1963), cortometraggio tratto da un’opera del premio Nobel per la letteratura tedesco Heinrich Boell, in prima linea sui temi di Nazismo, Seconda Guerra Mondiale, e gestione della memoria dopo i trattati di pace, Straub e Huillet si sono distinti per il confronto costante con argomenti scomodi e scottanti, specie quando affini a politica, critica della società borghese, e prese di posizione contro il sistema capitalista.

La loro opera, mai timida, sviscera e addita, creando lembi di spazio fuori dal tempo in cui è possibile riflettere su affermazioni artistiche passate con occhi nuovi e stupiti. In Sicilia!, questo avviene con l’accostamento di fondali carnosi, vividi, e un parlato a tratti stranamente composto, e tratti declamato con la meccanicità solenne delle maschere teatrali greche. Passato, presente, e direzioni future si fondono in un calderone di ragionamenti composti che, si sente quando cala il sipario, potrebbero avere ancora molto da dire. Il filo rosso che lega gli avvenimenti di cui il Figlio è protagonista pare solo una giustificazione. Il film è corale, la conversazione, polifonica. Una formula responsoriale che può avverarsi solo se ripetuta, e riprodotta, all’infinito.



Elisa Teneggi
Maximal Interjector
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