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Steven Soderbergh ripresenta il suo cult Delitti e segreti (Kafka) dopo anni di rimaneggiamenti
L’edizione di quest’anno del Toronto International Film Festival è stata piuttosto sottotono rispetto ai livelli di quelle pre-pandemia, ma l’annuncio di un nuovo e segreto film di Steven Soderbergh ha suscitato molto interesse e fermento verso l’evento.

Soderbergh ha presentato una rivisitazione del suo secondo film, Kafka (1991), intitolato Mr. Kneff e rimontato come dal punto di vista di un “critico squilibrato/fan. Anche se si è potuto trattare di una notizia relativamente poco interessante, il film si è rivelato essere un ottimo modo per entrare maggiormente nella mente e nel processo creativo dell’acclamato regista.

Nonostante lo status di cult, il regista non è mai stato veramente contento del risultato di Delitti e segreti (questo il titolo italiano, e già da qualche tempo stava lavorando a una versione rivista del film.




L'originale è uscito nel 1991 sulla scia dello straordinario successo di Sesso, bugie e videotape, con il quale il regista, allora ventiseienne, ha vinto la Palma d’Oro al Festival di Cannes, rendendolo il più giovane filmmaker ad aggiudicarsela.

Kafka, ambientato e girato a Praga, ha come protagonista Jeremy Irons nei panni di uno scrittore con un lavoro banale come impiegato di assicurazioni. La sua preoccupazione per un collega scomparso lo porta ad addentrarsi nella tana del bianconiglio, dove scoprirà un mondo di corruzione e omicidi, e che lo porterà a non sapere più di chi fidarsi. Tra i tanti personaggi pittoreschi ci sono il suo stoico capo (Alec Guinness), Burgel (Joel Grey), la misteriosa Gabriela (Theresa Russell) e il detective incaricato degli omicidi (Armin Mueller-Stahl). Lo spettatore non è mai completamente sicuro di quali degli eventi narrati siano reali e quali, invece, provengano dalla ricca immaginazione dello scrittore.

Con Mr. Kneff, Soderbergh ha tagliato 20 minuti dall'originale, ha riorganizzato la struttura narrativa e colorato alcune scene per delineare meglio la realtà diegetica dall'immaginazione di Kafka. Soderbergh ha anche rimosso tutti i dialoghi e ha optato invece per sottotitoli con colori. Ci sono nuovi accompagnamenti musicali in alcune scene selezionate, alcune delle quali suonano come scelte inutilizzate dal franchise di Ocean's 11 e uno strumentale di Enter Sandman dei Metallica, per un risultato abbastanza allucinatorio.


Per quanto riguarda il titolo, Soderbergh non voleva solo rinominare il film Kafka 2.0 o Figlio di Kafka, ma voleva invece un nome che potesse sostituire Kafka e Mr. Kneff si adatta alla bocca degli attori quando dicono il nome del famoso scrittore tedesco.

Nel Q&A, ha spiegato che la decisione di trasformare Kafka in Mr. Kneff è venuta dalla sua insoddisfazione per le numerose interpretazioni del pubblico su quali parti della trama fossero la realtà e quali solo l'immaginazione di Kafka. Ha dichiarato: «Lo guardo ora e penso: “Questo è un film che solo uno giovane stupido può fare”, e lo intendo in senso positivo».

Soderbergh è stato a lungo ossessionato dalla sperimentazione, non solo dallo stile e dal genere, ma dalle funzioni e dai processi del cinema contemporaneo stesso. Con Mr. Kneff, invece di protendersi verso il futuro, scava nel proprio passato con l'obiettivo del perfezionismo revisionista. Eppure, il recut è ancora, in qualche modo, un esempio del cinefuturismo di Soderbergh. Quante volte i registi riacquistano i diritti sulla loro proprietà intellettuale e rilasciano il loro montaggio più puro, d'autore, dopo vent'anni di esperienza e senno di poi? Mr. Kneff, quindi, non è solo un nuovo film, ma una nuova forma di controllo registico e creativo.

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