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Tanti auguri Woody! Gli 86 anni di un grande regista

Scalcinato cabarettista alle origini, imprescindibile cineasta all’interno del panorama cinematografico contemporaneo poi, raffinato uomo di cultura sempre. Potrebbe essere così riassunta la parabola umana e artistica di Woody Allen (all’anagrafe Allan Stewart Königsberg), piccolo grande uomo tanto schivo nella vita quanto profondamente partecipe nella realizzazione di ogni suo lavoro.

Una immersione nella Settima arte, quella del regista newyorkese, nato il 1° dicembre 1935, che ha assunto i tratti di una autentica dipendenza: con una media di quasi un film all’anno, Allen è stato capace di rivisitare con rinnovato (e personalissimo) spirito una poetica sempre straordinariamente coerente con se stessa, capace di rendere riconoscibile ogni sua pellicola da una semplice battuta o da un singolo fotogramma. Il jazz, i suggestivi scorci di Manhattan, i toni caldi del colore o i morbidi contrasti del bianco e nero, le contraddizioni della religione, la filosofia, l’umorismo (ebraico), la dissacrazione delle rigide convenzioni dell’upper class, e poi la letteratura, la psicanalisi, Bergman e Fellini («La dolce vita ha sconvolto la nostra concezione della realtà, il mondo non sarebbe com’è se non fosse esistito Federico Fellini»).

Un premio Oscar come regista (Io & Annie, 1977, l’unico a vincere anche come miglior film), tre premi Oscar come sceneggiatore (Io & Annie, 1977; Hannah e le sue sorelle, 1986; Midnight in Paris, 2011) più altre venti nomination e un Leone d’oro alla carriera alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1995. Ma i “contentini” tutti lustrini e paillettes, si sa, non sono certo la più grande preoccupazione di Allen.

E tra le tante battute che hanno reso immortali le sue pellicole, ripercorriamone qualcuna:

«Avevo un buon rapporto, direi, con i miei genitori. Di rado mi picchiavano. Anzi, credo che mi picchiarono, in effetti, una unica volta, durante l’infanzia. Loro cominciarono a picchiarmi di santa ragione il 23 dicembre del 1942 e smisero, non ricordo l’ora, a primavera inoltrata del ’44». (Il dittatore dello stato libero di Bananas, 1971)

«E se fossimo solo un branco di gente assurda che corre in tondo senza nesso o ragione?» (Amore e guerra, 1975)

«Ehi, non denigrare la masturbazione: è sesso con qualcuno che amo!» (Io & Annie, 1977)

«Non dovresti consigliarti con me quando si tratta di donne. Sono il vincitore del premio Sigmund Freud». (Manhattan, 1979)

«Milioni di libri scritti su ogni concepibile argomento da tutte queste grandi menti e alla fine nessuno di loro sa niente più di me sui grandi misteri della vita. Ho letto Socrate. Sapete, ma schiappettava i ragazzini greci. Che diavolo ha da insegnare a me? E Nietzsche, con la sua teoria dell’eterno ritorno. Diceva che la vita che noi viviamo la vivremo ancora, ancora e ancora, e esattamente nello stesso modo per l’eternità. Splendido! Questo significa che io dovrò vedere ancora Holiday on Ice. Non vale la pena». (Hannah e le sue sorelle, 1986)

«Dio è un lusso che non posso permettermi». (Crimini e misfatti, 1989)

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