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VENEZIA 76, AD ASTRA: James Gray e Brad Pitt raccontano il loro viaggio nello spazio

Si è svolta nel pomeriggio la conferenza stampa di Ad Astra, ultimo lungometraggio firmato James Gray: l'autore e regista torna a calcare la scena festivaliera a tre anni di distanza da Civiltà perduta, film di chiusura del New York Film Festival 2016 e proiezione speciale alla Berlinale 2017.

Presente al Lido insieme a Gray anche il protagonista indiscusso della pellicola, il divo Brad Pitt, affiancato da Liv Tyler e Ruth Negga.

Ripercorriamo insieme i passaggi salienti dell'incontro:

IL MICROCOSMO E IL MACROCOSMO

James Gray

Prima che la produzione prendesse il via mi recai a una mostra. Qui fui molto colpito da una scritta su un muro:

La Storia e il Mito nascono sempre nel microcosmo personale

Mi rimase impressa a tal punto che immediatamete ne mandai una foto a Brad. Il nostro obiettivo era esattamente questo: raccontare la storia più "piccola" all'interno di una macro-rappresentazione.

IL RAPPORTO TRA REGISTA E ATTORE

Brad Pitt

Io e James ci conosciamo da venticinque anni, dal suo Little Odessa: per anni abbiamo parlato di realizzare qualcosa insieme e finalmente ci è capitata l'occasione. Siamo legati da un profondo rapporto di amicizia e di stima professionale: sono convinto che James sia dotato di una forza narrativa straordinaria, oltre che molto particolare, e credo che con questo film abbia raggiunto l'apice. Questa storia è raccontata con una delicatezza tale che qualsiasi dettaglio anche leggermente sopra le righe avrebbe irrimediabilmente danneggiato l'equilibrio (fragile e prezioso) su cui viene a costruirsi tutta la sua potenza. Per questo motivo è stata una delle sfide più grandi di tutta la mia carriera.

LE INFLUENZE LETTERARIE

James Gray

Ritengo che tra le qualità più affascinanti del cinema vi sia il fatto che in esso convergono tutte le altre arti: pittura, danza, teatro, letteratura. Forse risulterò un po' "antico", ma credo ancora profondamente nel concetto di narratività. Sicuramente Moby Dick di Herman Melville ha ricoperto un ruolo fondamentale nella realizzazione di questa opera: il personaggio interpretato da Tommy Lee Jones è una diretta citazione del romanzo. Bisogna sempre guardarsi indietro per poter creare qualcosa di nuovo. Per questo motivo ho scelto di rifarmi a motivi mitici, direi archetipici, nel tentativo di creare un nuovo racconto epico.

I RUOLI FEMMINILI

Liv Tyler

Il mio personaggio è quasi come una visione: corre in soccorso a Roy nei suoi sogni, nella sua immaginazione. Allo stesso tempo però è anche molto concreto: è un'ancora di salvezza, l'unico legame profondo con la Terra.

Ruth Negga

La grandezza dello Spazio (e soprattutto di uno Spazio così vuoto come quello del film) ci consente di esplorare i legami affettivi tra i personaggi: il mio, ad esempio, credo che rappresenti proprio la necessità di rapporti umani. Adoro il modo in cui Helen riesce a connettersi a Roy: è lei che lo sprona a proseguire la missione e dunque, in qualche modo, a sentirsi libero.

LE SCELTE VISIVE E SONORE

James Gray

Nel 1989 vidi un documentario in 16mm sulla missione Apollo 11, For All Mankind. A colpirmi più di qualsiasi altra cosa fu la profonda oscurità dominante lo scenario lunare: decisi che avrei dovuto trovare un modo per riprodurla e, se possibile, renderla ancora più buia. Per quanto riguarda la colonna sonora, invece, abbiamo allestito una sinfonia/ecografia fatta di melodie classiche, suoni più oscuri e altri "nascosti": ricorre un loop apparentemente confuso dietro il quale si nasconde la voce di Tommy lee Jones che ripete: I love you my son, I love you my son, I love you my son...

 

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