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Venezia 76: Noah Baumbach, Adam Driver e Scarlett Johansson raccontano Marriage Story

A Venezia 2019 è stato anche il giorno di Marriage Story, il nuovo film di Noah Baumbach, su Netflix dal prossimo 6 dicembre, con protagonisti Adam Driver e Scarlett Johansson nei panni di una coppia di creativi, Charlie e Nicole, che vede il proprio divorzio tramutarsi progressivamente in un incubo giudiziario tesissimo e sul filo del rasoio. Il regista e i due attori protagonisti, accompagnati anche da Laura Dern nei panni di uno scatenato e spietato avvocato divorzista, hanno raccontato il film al Lido. Il cineasta, punta di diamante dell’indie newyorkese, per la sua ultima fatica si è ispirato alla sua separazione da Jennifer Jason Leigh, risalente a dieci anni fa, e aveva affrontato il tema del divorzio dei genitori nel precedente Il calamaro e la balena.

SCARLETT JOHANSSON

La famiglia da cui proviene il mio personaggio non è il tipo di famiglia in cui sono cresciuta io, anche se mia madre ha gestito la mia carriera fin da piccola, quindi alcune somiglianze c’erano. Le dinamiche familiari di questa famiglia rappresentano però chi lei è e il motivo per cui diventa attrice. In questo film c’è tanto di tutti noi. Quando mi sono incontrata con Noah stavo attraversando il periodo del mio divorzio, ma quando ho incontrato Noah non sapevo di cosa trattasse il suo testo. Quando l’ho scoperto, mi è sembrato un segno del destino e mi è sembrato incredibile condividere questo con lui.

ADAM DRIVER

La scena del litigio l’abbiamo girata in due giorni. Eravamo in due stanze diverse, lavorando sulla sceneggiatura, e non l’abbiamo analizzata. Ha un che di teatrale, se volete, anche il divorzio lo è. C’è il giudice, ci sono i mediatori, sembrava un pezzo teatrale. Abbiamo parlato delle nostre reciproche posizioni e le sceneggiature di Noah, oltre a essere scritte molto bene, sono anche concise. Ad ogni modo abbiamo parlato di continuo, al telefono, fino a tarda notte, al ristorante. Ciò ci ha reso possibile addentrarci nel profondo e con Noah, anche sul set, hai la sensazione di una conversazione che non finisca mai.

NOAH BAUMBACH

- Il film proviene certamente da un’esperienza personale. I miei genitori hanno divorziato quando ero adolescente, cosa che è poi successa anche a me. Ne ho discusso con gli attori, ma anche  con amici e collaboratori, mediatori legali, giudici, prima di scrivere la sceneggiatura, visto il soggetto così ampio e complesso. Andavo in cerca delle dinamiche che portano una famiglia a dividersi e poi a stare insieme in un’altra forma. Mi è parso un insieme di generi diversi, dal thriller procedurale alla screwball comedy, ma ovviamente prima di tutto è una storia d’amore.

- In alcuni momenti ci servivano riprese da vicino, altre volte a distanza. Avere a disposizione due attori che si perdevano e allo stesso tempo erano in controllo è stata una grande emozione per me. Il prologo lo avevo scritto per inserire me stesso nello spazio che loro avevano lasciato libero, per gettare una luce sulla normalità, sulla quotidianità che diventa eccezionale. Nel farlo ho tentato di trovare una musicalità. Dopo l’inizio li vediamo nel momento della loro vita in cui è già avvenuta la rottura, ma ciò che è stato del loro amore comunque sopravvive.

- Le musiche di Randy Newman, quando le ho ricevute, mi hanno spezzato il cuore e quando l’abbiamo registrata con un’orchestra mi sono commosso. Io non mi ritengo molto bravo a raccontare i miei sentimenti, mentre lui ci riesce benissimo. Sui personaggi, invece, sono solito scrivere direttamente per gli attori, pensando a loro.

- Non se Bergman mi ha ispirato ma Persona l’ho visto al college, è grandioso, e adesso lo rivedo molto spesso, diciamo ogni volta che mi capita di iniziare a lavorare a un film. In questo film ho voluto tanti primi piani perché sapevo che i volti erano fondamentali e dovevano far parte del film, a vari livelli e strati. I pianti più grandi della mia vita, però, li ho riservati ad E.T.!

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