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Venezia 76, Pietro Marcello e il suo Martin Eden, storia di un ragazzo che vuole emanciparsi attraverso la cultura

Il secondo film italiano del concorso di Venezia 76 è Martin Eden di Pietro Marcello, ambizioso adattamento dell'omonimo romanzo di Jack London che sposta la vicenda da San Francisco a Napoli e pone il suo protagonista al centro dei dibattiti politici italiani di inizio '900, periodo della nascita di alcuni grandi movimenti di massa. 

Ecco alcuni dei temi toccati durante la conferenza stampa.

PIETRO MARCELLO

L'interesse nel trasporre il romanzo sta nel fatto che racconta una storia universale, quella di un ragazzo che si emancipa e si riscatta attraverso la cultura. È la storia di Jack London, quella di tanti di noi. Il romanzo mi è stato regalato anni fa da Maurizio Braucci, lo sceneggiatore del film, e poi insieme abbiamo scelto di adattarlo alla realtà napoletana.

Abbiamo usato materiale d'archivio, anche di miei filmati realizzati negli anni, e di repertorio decidendo con i montatori. Questo tipo di materiali ci aiuta a raccontare la grande storia attraverso un tipo di montaggio contrappuntistico. 

Ho sempre avuto una passione per i filmati di repertorio e intendo continuare a utilizzarli. Tra il materiale trovato c'è anche un repertorio di Errico Malatesta, uno dei principali teorici del movimento anarchico, che si trova proprio all'inizio del film: per noi importante averlo in apertura, in modo che facesse da filo rosso tra le teorie esposte da London nel libro (e ovviamente collegate al mondo americano) e l'Italia in cui noi abbiamo scelto di ambientare il film. 

Abbiamo fatto il film cercando di tenere sempre a mente quale fosse la necessità, la ragione per continuare a lavorare. Indipendentemente da quello che si sceglie di fare nella propria vita e da quale strada prenderà questo film, noi siamo contenti di averci messo dentro tutto quello che immaginavamo giusto e anche di aver modificato alcuni dettagli, utilizzando come fonte il testo di London, autore capace ancora adesso di insegnare con le sue parole.

MAURIZIO BRAUCCI

Ci siamo appoggiati sulle spalle di London, primo grande scrittore di massa e di impegno politico, capace di riflessioni all'avanguardia per l'epoca: per esempio, sosteneva che fosse l'industria culturale a usare gli autori, non viceversa, riducendoli così all'alienazione ed evidenziava l'eterno conflitto fra fare cultura e cercare di migliorare il mondo, cioè fare politica. 

Nella stesura della sceneggiatura ci siamo mossi in sintonia con il romanzo, scritto per raccontare i rischi dell'individualismo: in sintesi, il liberale è un anarchico che non ha solidarietà per il prossimo mentre l'anarchico è un libertario che ha solidarietà per il prossimo. London racconta, con grande capacità di prevedere ciò che comporterà il '900 dal punto di vista politico, quali sono i pericoli dell'esaltazione dell'individualismo e noi ci siamo affidati ai suoi scritti per tratteggiare i contorni di queste discussioni.

LUCA MARINELLI

Ovviamente ho cominciato a costruire il personaggio leggendo il libro e le prime sceneggiature, lunghe anche 300 pagine perché non si voleva tralasciare nessun dettaglio. Il dialogo con Pietro e con il materiale è sempre stato attivo, vivo, abbiamo lavorato insieme. La parte più concreta della preparazione sono state le prove (praticamente teatrali), il lavoro fisico e quello sul dialetto. 

Martin è un personaggio difficile da descrivere: è un avventuriero che affronta la vita, l'archetipo di una persona che vuole viaggiare, muoversi e arricchirsi sempre più a livello mentale. È un ragazzo che viene colpito dalla fascinazione per la cultura e la vede come mezzo per riscattarsi. Una volta arrivato in cima alla montagna, però, si rende conto di non essere più attirato da ciò che trova e di aver perso le sue radici lungo la via. 

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