Ecce homo
1967
Paese
Italia
Generi
Documentario, Sperimentale
Durata
11 min.
Formati
Colore, Bianco e Nero
Regista
Romano Scavolini
Immagini evocano la tecnologia opprimente, l'omologazione, grandi rappresentazioni religiose e fotografie storiche e/o contemporanee altrettanto iconiche, tavole anatomiche, miti hollywoodiani. La guerra, la paura atomica, il Terzo Mondo, l'essere umano oggettificato e ridotto a robot. 

Alfiere del cinema sperimentale italiano, Scavolini crea un cortometraggio di grande suggestione: gli accostamenti tra le immagini sono artisticamente feconde e sottilmente inquietanti, il montaggio è ipnotico e senza tregua al tempo stesso. Un linguaggio che (richiamando anche l'incipit di "Persona" di Bergman dell'anno precedente) anticipa quello dei videoclip, con l'obiettivo in qualche modo "opposto" (ai videoclip comunemente intesi) di scuotere la coscienza dello spettatore e indurlo a ribellarsi allo snaturamento personale e sociale. L'ossessione quasi bressoniana per le mani (sempre più "agite" dal potere costituito), lo straniante commento off composto di slogan alienanti e commenti pungenti, la musica cacofonica di Egisto Macchi perfettamente aderente alle immagini: tutto è funzionale a un'opera unica e compatta. Un film d'avanguardia perfettamente e rabbiosamente calato nel suo tempo, con lo sguardo già rivolto alle contestazioni dell'anno successivo e, a modo suo, verso operazioni artistiche ancora più radicali come La societé du spectacle di Guy Debord del 1974. E' interessante però notare che il saggio di Debord, dallo stesso nome di quest'ultimo, e da cui il film è tratto, sia del 1967 come lo stesso Ecce Homo.
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