Il ragazzo e l’airone
Kimitachi wa dô ikiru ka
2023
Paese
Giappone
Generi
Animazione, Fantasy
Durata
125 min.
Formato
Colore
Regista
Hayao Miyazaki
Tokyo, 1943. Il dodicenne Mahito rimane orfano di madre mentre impazza la Guerra del Pacifico. Il padre si risposa con la sorella della moglie morta e Mahito si trasferisce con loro in una nuova casa isolata in mezzo ai boschi. Appena arrivato nell’abitazione, entrerà in contatto con un airone grigio che lo trasporterà in un mondo fantastico e pieno di misteri…

Un film sulla morte e, di conseguenza, un film sulla vita: si può riassumere così Il ragazzo e l’airone, lungometraggio con cui Hayao Miyazaki è tornato dietro la macchina da presa circa una decina d’anni dopo rispetto al precedente Si alza il vento (2013). Ancor più di quella pellicola, fortemente autobiografica, Il ragazzo e l’airone è il testamento dell’autore nipponico, un film dove si mescolano tutte le sue passioni (le metamorfosi; il viaggio di un giovanissimo alla ricerca di se stesso) e le sue ossessioni (l’ambientalismo; il tema del volo) per dare vita a una straordinaria sinfonia audiovisiva dove gli splendidi disegni animati danzano con la toccante colonna sonora di Joe Hisaishi. All’origine della storia ci sono sia parte dell’infanzia del regista sia spunti filosofici del romanzo del 1937 di Genzaburo Yoshino, E voi come vivrete?. Di quel testo sono rimaste diverse riflessioni esistenziali, ma per il resto tutto quanto – dalla tecnica ai contenuti – rimanda a Miyazaki che qui sembra rispecchiarsi in ben due personaggi: il protagonista Mahito e un suo avo, ormai anziano e al termine della vita, che sta cercando un erede per proseguire il suo lavoro. C’è proprio la relazione tra la giovinezza e la vecchiaia alla base di questo grandissimo film che rappresenta una delle vette assolute di tutta la carriera dell’autore classe 1941: a collegare i due personaggi, uno che è lo specchio dell’altro e a loro volta doppio alter ego del regista, c’è il senso di un'esistenza segnata dall’ineluttabilità e il cui vero fine è riuscire ad accettare la morte, la propria e quella dei propri cari. Miyazaki abbraccia pienamente la fantasia per parlare della realtà: c’è una linea sottile che divide le dimensioni – la porta di una torre simile a quella che attraversò Chihiro ne La città incantata – collegando i vivi e i morti, universi totalmente nuovi e riferimenti al passato. Se la prima sequenza sembra rimandare alla guerra e agli incendi presenti nel cinema di Miyazaki (ne Il castello errante di Howl, in primis, ma anche ne La tomba delle lucciole di Isao Takahata, altro maestro dello Studio Ghibli), non mancano riferimenti alla storia dell’animazione, con le sette vecchine che curano Mahito nella nuova casa come possibile rimando ai sette nani di Biancaneve. È (anche) un film sul doppio Il ragazzo e l’airone, un prodotto in cui praticamente tutti hanno una controparte nella storia (la madre del protagonista è identica alla zia; il cambiamento dei personaggi che attraversano i vari mondi) e in cui lo stesso airone è una creatura duplice, non soltanto fisicamente, ma anche per il suo senso morale. Non è, come può sembrare a prima vista, un film sulla rassegnazione, ma sull’accettazione di certe regole della vita e della morte ed è, proprio su questo versante, che Miyazaki raggiunge livelli davvero rari anche solo da sfiorare. Da segnalare che la produzione del film è durata circa sette anni, sia a causa dei disagi legati alla pandemia COVID-19, sia alla scelta del regista di rallentare il processo di animazione. Un’altra curiosità è relativa al fatto che la sua uscita in Giappone, avvenuta nell’estate del 2023, non venne preceduta da alcuna campagna promozionale e, eccezion fatta per un singolo poster, non vennero divulgate immagini o informazioni circa la trama, il cast e le maestranze coinvolte. Strategia di marketing o meno, il film ha avuto uno straordinario successo al botteghino fin dalle sue prime settimane di programmazione. Meritatissimo Oscar al miglior lungometraggio d'animazione.
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