Japón
Japón
2002
Paesi
Messico, Germania, Olanda, Spagna
Genere
Drammatico
Durata
130 min.
Formato
Colore
Regista
Carlos Reygadas
Attori
Alejandro Ferretis
Magdalena Flores
Yolanda Villa
Martín Serrano
Rolando Hernández
Bernabe Pérez
In Messico, un pittore di cui non sappiamo neanche il nome (Alejandro Ferretis) ha scelto di porre fine alla sua vita e si rifugia sulle montagne del paese, alla larga da qualsiasi contatto con la routine quotidiana, per isolarsi e portare a termine il suo proposito suicida. L'esordio nel lungometraggio del messicano Carlos Reygadas, Camera d'or come miglior opera prima al Festival di Cannes nel 2002, è la presa diretta, estremamente realistica e cocciutamente ostile allo spettatore, di una disperazione esistenziale, raccontata con uno stile registico che sottrae e sottrae fino ad irritare oltre ogni misura, con un chiaro occhio a Tarkovskij ma con molta meno profondità e sostanza, oltre che con tanta prolissità in più. Che s'accompagna, oltretutto, a un formalismo ruvido, il più delle volte autoreferenziale. La radicalità di Reygadas raramente ripaga chi guarda e il regista, che pure ha talento nei movimenti di macchina e una non comune capacità di gestione degli spazi, si cimenta anche in premeditate e poco giustificate provocazioni di stampo sessuale, riversate sullo spettatore giusto per generare presunti scandali privi di costrutto. Il rifiuto dello spazio urbano da parte del protagonista, analogamente, è più un pretesto che un reale motore drammaturgico, con tutto ciò che di automatico e prevedibile ne può derivare. Repertorio musicale notevole (Arvo Pärt, Dmitrij Šostakovič e Johann Sebastian Bach).
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