News
"After Life 2": Ricky Gervais e il suo inno alla normalità

"L'importante non era fare cose eccezionali con lei, ma non fare niente con lei"



Ricky Gervais scrive, dirige e interpreta la seconda stagione di After Life, disponibile su Netflix dal 24 aprile, a più di un anno dalla prima, e composta, a sua volta, da sei episodi di circa 20 minuti l’uno.


Nella prima stagione Tony Johnson (Gervais) è un giornalista di un piccolo magazine di provincia, il Tambury Gazette, che, dopo la morte della moglie Lisa (Kerry Godliman) a causa del cancro, decide di suicidarsi. 
Sopravvive solo grazie al fatto di dover nutrire il cane e, giorno dopo giorno, la sua depressione si attenua, facendolo tornare alla vita.


Se nella prima stagione rabbia e negazione la facevano da padroni, in questa seconda, quando tutto sembrava in qualche modo superato grazie anche all’amore verso l’infermiera che accudisce il padre anziano, troviamo, invece, un Tony in piena fase di elaborazione del lutto: infelice, triste, con i sonniferi ancora a portata di mano sul divano e con la sola compagnia del suo cane.



After Life è una serie che ha spiazzato i fan del grande Ricky Gervais, abituati alla sua comicità estremamente tagliente e politicamente scorretta: ciò che non ci aspettavamo dal vincitore di sette BAFTA Awards, cinque British Comedy Awards, due Emmy Awards, tre Golden Globes e due Rose d’Oro era che ci facesse versare litri di lacrime. I video con la moglie, che Tony rivede a inizio di ogni puntata, sempre accompagnato da un bicchiere di vino, hanno la capacità di spezzarci il cuore. Ricky Gervais ci strazia, consapevole di farlo.


Questa stagione, possiamo dirlo con certezza, è un'opera intima dell’autore, un vero e proprio inno alla normalità, quasi un omaggio a "I giusti" di Borges, una delle poesie più belle del nostro tempo.



“Perché noi siamo un branco di falliti, ma brave persone”, dice Tony al proprietario del palazzo che ospita il Tambury Gazette, pregando di non venderlo.
Ricky Gervais in After Life 2 celebra tutti i personaggi straordinariamente comuni che accompagnano la sua vita, come la nostra. La cena della donna che si prostituisce per lavoro, ed è contenta di farlo, e del senza tetto che perde la testa per lei ci dice che il potere che emanano le persone semplici, se ti metti in ascolto senza giudicare, è tutto.


I personaggi, colmi di difetti e disagi che ruotano attorno a lui, sono interpretati da attori poco conosciuti qui in Italia (tra cui figurano Penelope Wilton, David Bradley e Joe Wilkinson), straordinariamente bravi a rappresentare la gente comune. Del resto, il più scorretto dei comici britannici in una delle ultime interviste, rilasciata per i Golden Globe 2020, alla domanda sul suo memorabile discorso ha dichiarato: "Ma io non conduco i Golden Globes per i duecento miliardari privilegiati che sono in sala. Io lo faccio per i duecento milioni di telespettatori che sono a casa, che non sono miliardari e che non vinceranno alcun premio. Io sono il giullare di corte che prende in giro i re per la gioia del popolo".



Ovviamente con Ricky Gervais siamo sempre nell’area comedy, dunque non mancano le battute sagaci e i momenti taglienti del super sarcastico Tony come quando, trascinato dal cognato a una lezione di yoga, alla domanda "Tony dove si trova la tua mente?", risponde "Nel mio cervello".
Insomma, in tutti e sei gli episodi, si passa dal ridere al piangere nel lasso di un secondo e Gervais in questo si dimostra un vero maestro.


Nonostante la mole di produzioni odierne, After Life è un’opera riuscita come poche, perché Tony non è l’alter ego di Gervais ma egli stesso, completamente. Il messaggio è forte chiaro: tutti soffriamo e abbiamo la nostra croce da portare, ma life goes on sempre e comunque!


Caterina De Sanctis

Categorie

Persone

Maximal Interjector
Browser non supportato.