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La nostra intervista a Christian Petzold

Uno dei registi europei più apprezzati al mondo, il tedesco Christian Petzold, torna nelle sale italiane con il suo ultimo progetto intitolato Undine – Un amore per sempre (da oggi, 24 Settembre, al cinema).



Abbiamo incontrato il regista per approfondire alcuni retroscena sul film che abbiamo avuto modo di vedere lo scorso febbraio alla Berlinale.

Di cosa parla Undine?

Undine è un film misterioso. Riguarda una donna che si difende da un uomo. Ovviamente il concetto è molto più complesso di questo. Undine ha un’identità molto complessa che mi intrigava. Lei è la donna perfetta, quella che l’uomo va cercando. Il problema nasce quando l’uomo non si sente più attratto da lei. 

Nel film si intrecciano due filoni: da una parte l’antica mitologia dall’altra la storia contemporanea di Berlino. Qual è il legame tra le due sfere?

Berlino non ha mitologia, non ha leggende. Molte persone che la abitano, vengono da tutto il mondo e lì vi portano le favole, i racconti orali. È una città viva in cui devi cercare la tua storia perché la cultura non ne ha. Inoltre Berlino è una città molto interessante dal punto di vista architettonico e credo che ci sia una forte connessione tra fare film e costruire una casa. Il cinema è architettura e questo argomento mi appassiona moltissimo.




Undine però racconta anche un’intensa (forse troppo) storia d’amore...

Certo, le love story sono alla base dei film. Oggi come allora. Mi interessava però indagare qualcosa che andasse contro corrente. Le app di incontri mi incuriosiscono molto a tal proposito. L’amore, per quanto mi riguarda, è una danza, è scoperta. Con Tinder o simili, non è più così. Lì sei portato a cercare qualcosa che sai già come deve essere, cerchi quello che vuoi non vai più alla scoperta. Undine è all’opposto di Tinder. Il suo mantra è: se mi lasci, ti uccido. Questo aspetto decisamente anacronistico è alla base del mio film.

Conosci la mitologia italiana e quale leggenda ti piacerebbe portare sul grande schermo? 

Sicuramente Le Metamorfosi di Ovidio e Il Decamerone di Boccaccio. Soprattutto quest’ultimo, mi piace molto. Il problema è che Pasolini lo ha già fatto benissimo e non voglio sfigurare.

Come pensi che il pubblico italiano accolga il film?

Quando ero studente, da giovane, avevo molti amici in Italia perché sono rimasto per un certo periodo ad abitare a Sesto San Giovanni, vicino Milano. I miei compagni di studi erano molto appassionati della mitologia tedesca (che è alla base del film). Questo progetto, quindi, è anche un po’ per loro e mi auguro che possa piacere. 

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