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Far East Film Festival 24 – Il racconto della prima giornata
Il Far East Film Festival è tornato, dopo due anni, ad abbracciare il pubblico di casa sua, il Teatro Nuovo Giovanni da Udine, e lo ha fatto con un double feature che ben rappresenta la versatilità del cinema asiatico popolare e l'eterogeneità della selezione della kermesse curata da Sabrina Baracetti (nuovamente nei panni di madrina della serata) e Thomas Bertacche. Una commedia romantica e un film d'azione mozzafiato hanno accolto gli spettatori e hanno fatto da biglietto da visita al festival: andiamo a raccontarli.

THE ITALIAN RECIPE
Sembra strano aprire un festival che di solito ci fa viaggiare lontano con una storia ambientata tra le strade... di Roma. Ma è anche questo il fascino di The Italian Recipe, opera prima della giovane regista cinese Hou Zuxin, che ha presentato il film insieme al produttore Cristiano Bortone e al compositore Santi Pulvirenti. Una coproduzione Italia-Cina in cui c'è anche lo zampino di Rai Cinema. Il film è il racconto della più classica delle fairy-tale love story: giovane ragazza cinese tuttofare a Roma incontra pop star in cerca di like, nella capitale per filmare un reality show. Scoccherà la scintilla? Certo. Questo Italian Recipe non è certo un film di sorprese: non c'è abbastanza stile e coraggio per evitare l'effetto "cartolina dal Bel Paese", e le citazioni a Morricone, Tornatore e Vacanze romane sono sterili e quasi obbligate. Di contrattuale c'è sicuramente il pesantissimo product placement, che contribuisce non solo all'effetto spottone, ma anche a intaccare quel piccolo abbozzo di riflessione che il film prova a intavolare (ruffianamente) sull'artificialità dello star system e del mondo social. Hou è una regista ai primi passi, e si vede; ma spesso azzecca la gag, e le va dato atto, anche quando ha troppo fretta di passare alla scena successiva. E le scene tra la protagonista e la sua famiglia sono a volte genuinamente toccanti e danno un assaggio (d'altronde la protagonista è appassionata di cucina, e ha il mito di Cannavacciuolo) del film che poteva essere con un po' più di libertà espressiva. Semplicemente insopportabili i personaggi di contorno, sia italiani che cinesi, e le gag basate sul confronto culturale sono di conseguenza banali e legnose. Un'occasione sprecata.


SPECIAL DELIVERY
"Jessica, figlia unica, Chicago, Illinois, compagna di classe di Kim Jin-ho, tuo cugino". Se non conoscete questa filastrocca è perché, dopo esservi svegliati dal coma, non avete ancora avuto occasione di vedere Parasite di Bong Joon-ho. Park So-dam, l'attrice che nel film pronuncia queste parole, ritorna come protagonista dell'action thriller dal ritmo frenetico Special Delivery, del bravo Park Dae-min. Eun-ha è una ragazza cool, tosta (ma a casa col gatto Chubby si scioglie) e, soprattutto, è una fenomenale autista. Il suo boss si affida a lei a occhi chiusi per qualsiasi tipo di consegna, anche quelle più "particolari", che sono poi le più remunerative. Proprio durante una di queste missioni Eun-ha si ritrova in macchina il piccolo Hyeon-ju e la chiave di una cassetta di sicurezza contenente 30 milioni. Sulle sue tracce c'è lo spietato poliziotto corrotto Gyeong, deciso a non fermarsi davanti a nulla per arrivare al bottino: Eun dovrà correre più forte del solito. Special Delivery "consegna" esattamente ciò che promette: azione dal primo all'ultimo minuto, sia fuori che all'interno dell'abitacolo. Le sequenze di inseguimento in auto sono ben girate e propongono qualche inaspettata soluzione creativa, ma la forza del film è la protagonista, cool e convincente. Purtroppo le scene col piccolo Jung Hyeon-jun non cliccano fino in fondo, colpevole una chimica non sempre felice tra i due. Buone invece le caratterizzazioni di alcuni personaggi di contorno, a partire dal boss (Kim Eui-sung) e dal cattivone di turno (Song Sae-byuk). Altri interpreti sono meno approfonditi, a partire dalla poliziotta virtuosa (Yeom Hye-ran) per arrivare al meccanico Assif (Han Hyun-min), che offre uno spunto, insieme alla backstory della protagonista, per una riflessione sull'immigrazione in Corea che non viene colto. Il punto di riferimento più ovvio sembra Baby Driver di Edgar Wright, ma anche Drive di Refn, al quale il regista fa omaggio con una colonna sonora frenetica e una fotografia che cattura una Corea notturna, dalle strade di Seul alle luci del porto di Busan. Il climax ha momenti buoni e altri meno, con un certo gusto tipicamente coreano per la tragedia; ma il film manda a casa felici.


I FILM DEL SABATO
Grande attesa per l'action thriller coreano The Killer di Choi Jae-hoon, già noto al pubblico per The Swordsman. Curiosità anche per il dramma di Hong Kong Twelve Days, alla presenza della protagonista Stephy Tang. Tra gli altri titoli, il crime giapponese Noise, il road movie Finding Bliss, la rom-com Perhaps Love e l'horror thai Cracked. I cinefili più mattinieri sono invece premiati dal restauro del cult Battle Royale. Un primo assaggio di Beat Takeshi, l'ospite più atteso.

Marco Lovisato
Maximal Interjector
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