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I silenzi di Scappa - Get Out
Lui apre la porta, lei gli sorride con la colazione in mano, si baciano, non una parola, silenzio. 

C’è la musica in sottofondo come cortese supplente dei robusti silenzi del film di Jordan Peele, ma già nel primo accostamento dei protagonisti si avverte una strana forma di simulazione e mutismo fra i due.

I dialoghi sono scarni e taglienti, non ci sono sbavature, sono tersi e definiti come se galleggiassero in uno spazio laconico tutto intorno; un presagio scomodo e voluminoso d’attesa.

Silenzio lungo la strada durante il viaggio, non passa una macchina, i protagonisti sono come in una bolla dove non è ammesso nulla al di fuori del loro evento - conoscere i genitori di Rose, è la circostanza artificiosa che introduce Chris in un’emarginazione volontaria, un oblio, una perdita di contatto – se non la fulminea morte, quella di un cervo, che funge da pronostico per qualcosa di lugubre che arriverà.

Prima che Georgina, la domestica, risponda al saluto di Chris, c’è un lungo insensato silenzio, perché? Anche il giardiniere non pronuncia un suono, saluta semplicemente chinando il capo, su che cosa fanno silenzio? Cosa dice degli Armitage tutta questa morbida placida pacatezza?

Il rumore che per primo si fa inspiegabilmente più forte è quello del cucchiaino che la mamma di Rose, Missy, fa tintinnare contro la parete del bicchiere pieno di tè freddo per metà. Metallo, vetro, ghiaccio. È un susseguirsi di elementi intirizziti quasi esanime che esercitano un risvolto assiderante sulla conversazione.

L’accetta del giardiniere che tronca in due un pezzo di legno è un altro rumore che spacca un lungo silenzio, la risata di una donna fra i vari ospiti di casa Armitage precorre un silenzio sepolcrale, il vuoto assoluto causato dal flash del cellulare dopo che Chris scatta una fotografia a un ospite particolarmente sinistro che a causa del bagliore incomincia a sanguinare dal naso; il silenzio che penetra e circoscrive i dialoghi essenziali se non quando si tratta dell’ironico Rod – migliore amico di Chris - che smembrato dalla sciagura gode il vantaggio di essere eroe. 

Scappa - Get Out – riproposto da Netflix - è pieno di silenzi con estensione avvallata che si palesano in un’architettura organizzata per una suspense distinta e sottile.

La casa dell’eccentrica famiglia ricorda La terra desolata di T.S. Eliot dove il silenzio impera, e nella sterilità del pianeta, piccoli suoni di vita e di morte tirano fuori i suoi abitanti da un inconscio buio a cui sembrano piegati a causa dei rintocchi di quella non vita.

Durante il bingo le persone tacciono, in tutta la scena la musica si accosta alle immagini in modo poderoso, eppure di quella scena arriva un silenzio bruciante che si allarga sui volti degli ospiti come spettatori dominati dall’inesistenza. Come ne Il silenzio del corpo di Ceronetti, dove il corpo è sedotto, insidiato dalla psicanalisi esercitata su di esso

Ad ogni modo, detto questo, la torta alle carote che mangiano durante la prima cena e la tazza di tè che ritorna per tutto il film con il rintocco del cucchiaino che sembra orchestrare tutti e quanti i silenzi, vi fanno venire in mente qualcosa? 

Hilary Tiscione

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