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La Corea del Nord acclama Squid Game per le critiche implicite al sistema capitalistico sudcoreano
È senza ombra di dubbio il fenomeno culturale del momento: si tratta chiaramente della serie coreana di Netflix Squid Game che sta infrangendo record su record, già forte dell'essere la più vista di sempre su Netflix al lancio. È stata la stessa piattaforma streaming a darne annuncio tramite i propri canali social, affermando che l’opera scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk aveva già raggiunto due giorni fa 111 milioni di utenti in tutto il mondo.

Tra questi numeri sterminati si contano anche i fan nordcoreani che, nonostante l'ampia censura, hanno potuto fruire liberamente del prodotto audiovisivo sudcoreano. Un sito web di propaganda gestito da Pyongyang è stato infatti l'ultimo a esprimersi sul popolarissima serie applaudendo a quella che ritiene essere la rappresentazione del dramma della "realtà bestiale" della società capitalista del sud (fonte: Insider). 

Si tratta di Arirang Meari, sito che ha pubblicato un articolo sul successo Netflix, che dal lancio il 17 settembre è diventata la serie più popolare che abbia mai debuttato sulla piattaforma in nordcorea. La pagina elogia la visione dello show nella misura in cui mostra la Corea del Sud come luogo in cui "corruzione e atteggiamenti immorali sono all'ordine del giorno", in una "società diseguale in cui le persone vengono trattate come pezzi degli scacchi".

Questa non è però la prima volta che la Corea del Nord ha elogiato un prodotto di cultura pop proveniente dal Sud. Lo scorso febbraio, la Reuters ha riferito che i media nordcoreani hanno elogiato il vincitore dell'Oscar come miglior film, Parasite, per aver "chiaramente" esposto il divario tra ricchi e poveri nel Sud.

Mentre tutto ciò accade, Squid Game, che era inizialmente stata pensata come autoconclusiva, potrebbe avere un seguito dopo il grande successo. Il regista Hwang Dong-hyuk ha incominciato a interrogarsi sul da farsi: «Sto ricevendo molte pressioni sulla seconda stagione», ha detto a IndieWire. «Sto pensando alla seconda stagione, ma all'epoca ero così stanco dopo aver finito la prima, che non riuscivo davvero a pensare ad un seguito. Ma ora che è diventata un grande successo, la gente mi odierebbe se non facessi un sequel, quindi sento molta pressione e penso che dovrei farlo. Il grande successo della prima stagione è una grande ricompensa per me, ma allo stesso tempo mi ha dato molta pressione.»

Fonte: Indiewire

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