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Master MICA - Analisi di "La La Land"
Gli studenti del Master in Management dell'Immagine, del Cinema e dell'Audiovisivo dell'Università Cattolica di Milano, hanno svolto delle interessanti analisi per il corso di Storia e scenari dell'immagine e dell'audiovisivo: le pubblichiamo con piacere sul nostro portale! Complimenti!

"La La Land" 
di Chiara Cuminetti

Los Angeles è la vera protagonista del film, un luogo dove i sogni prendono vita, dove ogni strada racconta una storia e ogni angolo è un palcoscenico. In questa città la realtà si mescola con la fantasia creando un ambiente unico in cui i confini tra i due sfumano. Il titolo stesso, La La Land, è un dolce soprannome che abbraccia la città, evocando un senso di meraviglia che permea l'aria sognante di Los Angeles.

Los Angeles è forse l’immagine più vicina alla terra promessa che l’America possa offrire e il nuovo millennio è iniziato con enormi aspettative, con la sensazione che quel successo ormai ci sia dovuto e che la crescita della ricchezza che la città genera possa solo aumentare. Tuttavia, dietro l'apparente prosperità si nasconde una minaccia: il sogno potrebbe essersi ingigantito eccessivamente.

La trama del film ruota attorno a due personaggi entrambi alla ricerca del successo. Mia e Sebastian sono due facce della stessa città, un luogo dove l’american dream continua a prosperare continuando ad attirare sognatori ed artisti, ma che contemporaneamente appare come una città fuori dal tempo, persa nel glamour della vecchia ed ineguagliabile Hollywood.

IL SOGNO
La sequenza d'apertura è considerata una delle più iconiche del film. Sole, traffico, caldo, clacson: benvenuti a Los Angeles.

L’autostrada è intasata di macchine, molte delle quali con un solo passeggero a bordo, ognuno assorto nella propria musica e realtà isolata. Questa visione evoca l'idea di differenti ecosistemi che coesistono nello stesso spazio urbano, ognuno immerso nella propria esperienza, rievocando la sensazione di estraneità tipica di chi arriva in città via aereo. Guardare Los Angeles dall'alto può risultare alienante, sia per la vastità del paesaggio che per la monotonia che ne deriva. Non c’è struttura, non c’è fulcro, non c’è un senso. La città appare come una serie di piccoli centri autonomi collegati dall'energia vitale dell'industria dell'intrattenimento, che abbraccia tutto e tutti.
Questa sequenza evidenzia come tutti nella città siano uniti da un sogno comune. Nonostante l'atmosfera sia euforica emerge chiaramente che si tratti di una fuga dalla realtà, un ancorarsi a un sogno infantile, un sogno al quale Los Angeles stessa si aggrappa saldamente per mantenere viva l'illusione che trasforma una semplice città americana in un concetto più grande, in un sogno.

Questa scena sottolinea inoltre l’importanza delle auto nella narrazione, infatti, Chazelle presenta Mia e Seb agli spettatori catapultandoli all’interno delle loro vetture: un'utilitaria grigia per Mia e una vecchia Buick per Sebastian. Particolarmente significativa è la scelta della macchina di Mia, una Toyota Prius, diventata un'icona per gli aspiranti attori hollywoodiani.

L’INVERNO
Il film è suddiviso in cinque parti, ognuna corrispondente a una stagione (con l'inverno ripetuto due volte). I primi minuti del film rivelano una Los Angeles soleggiata con 28 gradi ma, sorprendentemente, siamo in inverno. Questa apparente contraddizione suscita un dubbio: perché basare il film su una struttura stagionale quando Los Angeles è nota per non avere le stagioni? Ma poi, è vero che l’inverno non esiste nella città degli angeli? Il concetto di stagionalità urbana infatti, non è necessariamente legato alle variazioni meteorologiche, ma può riflettere le fasi di prosperità economica e declino nel corso del tempo. L'inverno descritto da Chazelle simboleggia la Hollywood dagli anni '90 fino ai giorni nostri, periodo in cui l'industria ha subito notevoli trasformazioni a causa della globalizzazione, dell'avvento di Internet e della diversificazione dei contenuti. Queste sfide hanno portato a un aumento della produzione cinematografica, ma hanno anche eroso il prestigio di Los Angeles in favore di altri centri. Il settore si sta adattando ad un mondo in evoluzione il cui futuro potrebbe allontanarsi dalla tradizionale idea di Los Angeles come capitale del cinema internazionale.

Chazelle critica il tabù attorno al periodo invernale a Los Angeles, periodo ignorato dagli abitanti che preferiscono negarne l'esistenza. Tuttavia, le frequenti e intense piogge, i forti venti e le ricorrenti alluvioni che si verificano tra gennaio e marzo dimostrano il contrario. Le palme cadono regolarmente per le strade della città, ma vengono prontamente sostituite per mantenere l'illusione del clima perfetto. L'illusione non deve svanire. Mai.

IL RAPPORTO CON IL PASSATO
Chazelle critica la tendenza di Hollywood a mitizzare o ignorare le proprie radici, vivendo in una sorta di limbo nostalgico che non rispecchia né il presente né il passato.

Il personaggio di Mia rappresenta il dinamismo attuale di Hollywood, concentrato sul futuro e disinteressato alla storia. Incarna il cliché dell'aspirante attrice che serve caffè e affronta le bizzarrie delle star mentre corre da un'audizione all'altra. Nonostante il desiderio di successo, mantiene un atteggiamento umile e discreto, risultando quasi ingenua in un mondo dominato dalla competizione spietata. Emblematica è la scena in cui, dopo la sua prima audizione, cammina lungo un corridoio affollato di aspiranti attrici, tutte simili e indistinguibili. Le osserva superficialmente, concentrandosi solo su coloro che sembrano avere un vantaggio su di lei, quasi in un atto di autovalutazione, sottolineando tra l’altro l’indole individualista della città. Questo scenario si trasforma in una potente metafora dell’omologazione di Hollywood e al contempo critica come tale atteggiamento costituisca un ostacolo da superare necessariamente in un momento in cui la città si trova in pieno “inverno” e in disperato bisogno di rinnovarsi.

Sebastian rappresenta invece il presente ancorato al passato. Come Hollywood, è affezionato all'epoca d'oro, conserva con affetto cimeli e tradizioni ed è riluttante ad abbracciare l'innovazione. Seb incarna la cultura dell’hic et nunc di cui Los Angeles è permeata. Si identifica come una "fenice che rinasce dalle ceneri", un altro cliché utilizzato per risaltare la natura stereotipata di Hollywood. Per rinascere dalle ceneri però, non ha intenzione di rielaborare il jazz in una chiave più moderna, vuole che venga apprezzato per quello che è stato, come se nell’atto stesso di evolversi perdesse la propria essenza.

I comportamenti di Mia e Sebastian sono entrambi nocivi per Los Angeles, paradossalmente il personaggio più realista è il villain del film, Keith, che brutalmente rimprovera Sebastian per la sua visione tradizionalista. Sostiene infatti che per salvare il jazz sia necessario guardare al futuro, evitando una conservazione acritica delle tradizioni. In un certo senso, la scelta di Chazelle di utilizzare la forma del musical riprende questa filosofia di pensiero. In un’epoca in cui l’industria cinematografica si affida spesso a formule consolidate, il regista contraddice questa tendenza utilizzando un genere tradizionale ma ricco di potenziale innovativo come il musical, sottolineando così l'importanza di mantenere vive le tradizioni del cinema mentre si cerca di innovare.

Significativa in questo senso è la passeggiata dei protagonisti negli Studios, quasi un viaggio attraverso la storia del cinema. La citazione più evidente è senz'altro quella di Casablanca (1942). Chazelle utilizza la regia con astuzia, offrendo un punto di vista privilegiato dall'interno della finestra del film del '42, quasi come se Rick e Ilsa stessero realmente osservando Mia e Seb. Un altro esempio di intelligenza registica riguarda invece la gestione del parallelismo con Gioventù bruciata (1955). Chazelle si diverte sovrapponendo le due storie e portando i suoi personaggi nella location del capolavoro di Ray, l’Osservatorio Griffith, dove riproduce fedelmente l’inquadratura del film del ’55. Questo parallelismo non è solo stilistico, ma anche tematico. I protagonisti di Gioventù bruciata si trovano in quell’età compresa tra l’essere ancora ragazzi e il rendersi conto di dover diventare adulti molto presto, dominata dalla confusione e dall'incertezza, una situazione rispecchiata anche nella vita di Mia e Sebastian i quali, mentre inseguono sogni impossibili, sperimentano una mancanza di razionalità.

Los Angeles è una città ossessionata dall'eterna giovinezza. La sua è una cultura che nega la morte, dove il successo rappresenta l'unico salvagente dall'oblio della vecchiaia. Quest'atteggiamento si riflette anche nell'architettura, con costruzioni che sorgono e scompaiono rapidamente. Un esempio affascinante è il cinema Rialto. Fondato nel 1917, divenne rapidamente un punto di riferimento per gli appassionati del grande schermo e non solo, non a caso, Mia e Sebastian scelgono questo luogo per immergersi nel passato guardando Gioventù bruciata. Nel 2013, il Rialto chiuse, vittima della trasformazione inesorabile della città. Sebbene le insegne al neon e lo stile vintage siano rimasti intatti, al numero 812 della S Broadway, l'anima del cinema è svanita, sostituita da una catena di moda di fast fashion. Così, sebbene esternamente sembri inalterato, il Rialto ha subito un cambiamento irreversibile nel cuore e nell'anima, un po' come la stessa Los Angeles. Quando Mia passa davanti al Rialto ormai chiuso, diventa evidente che la sua relazione con Seb abbia raggiunto un punto critico. La loro relazione, così come il Rialto, è ormai anacronistica e destinata a dissolversi in una città frenetica in cui regna la passività.

IL RISVEGLIO DAL SOGNO
Inverno di nuovo. Mia non giuda più la sua Prius mentre Seb ha ancora la sua Buick sebbene abbia apportato dei miglioramenti, finalmente ha accettato la necessità di innovare per sopravvivere. Entrambi hanno raggiunto il loro obiettivo: il successo. Scorrendo i tasti sul pianoforte, Seb catapulta Mia e sé stesso nel passato, ma questa volta le cose vanno diversamente. La pellicola si riavvolge e apre una nuova narrazione e i protagonisti vivono come in una favola. È come se fino a quel momento avessero vissuto a Los Angeles mentre ora si concedessero un po’ di La La Land. Chazelle si rifà al mondo del cinema muto, creando un mosaico di situazioni in cui regnano soltanto note musicali e movimenti, niente voci, nessuna parola. Los Angeles ci viene mostrata come una città vivace, piena di colore, musica e amore, un ambiente che stimola ma che non si lascia condizionare dalle convenzioni. In questa versione il passato e il presente si intersecano, cosi come la sfera familiare e lavorativa, ma comunque non sfuma la capacità di Mia e Sebastian di sognare e di immergersi in una danza tra le stelle. In un momento significativo, i protagonisti si ritrovano a guardare un filmato della loro vita, creando un'esperienza di metacinema che sottolinea come l'illusione del sogno americano sia alimentato e perpetuato dall'industria cinematografica stessa, che lo ha creato e continua a promuoverlo.

Mia e Sebastian sono ben consapevoli della natura illusoria del loro sogno ma, con un sorriso complice, scelgono di non rinunciarvi e di continuare a vivere nella magica La La Land che li ha sempre incantati, e lo spettatore non può che fare altrimenti.
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