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Mindhunter: riflessi, e Charles Manson. Il commento agli episodi 4 e 5.

Dopo aver diretto i primi tre episodi di Mindhunter, David Fincher lascia il testimone ad Andrew Dominik, che sul grande schermo si è fatto notare con titoli come L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford (2007) Cogan – Killing Them Softly (2012), entrambi con Brad Pitt protagonista.

Il cambiamento alla regia non intacca la qualità degli episodi, anzi, rimane la coerenza narrativa di fondo grazie ad una sceneggiatura solida e ben strutturata, capace di alternarsi tra il pubblico e il privato, tra le indagini e la vita dei protagonisti. Tench e Holden durante l’episodio 5 arrivano al tanto agognato incontro con Charles Manson, una sequenza di pochi minuti che, tuttavia, è in grado di catalizzare totalmente l'attenzione. Ipnotica, intensa, memorabile. La prova di Damon Herriman è strepitosa: l'attore, oltre alla somiglianza fisica, è impressionante nella capacità di portare in scena atteggiamenti, voce e movenze di Manson, regalando una delle sequenze migliori dell’intera serie. Sequenza che, oltretutto, si dimostra presto un crescendo di tensione e provocazioni, in cui emerge una riflessione sul fatto che i killer altro non siano che il frutto di quanto le persone per bene hanno creato: assassini come specchio delle pulsioni che l'uomo reprime senza mai sentirsi davvero libero. Questo sostiene Manson, di fronte a reazioni differenti da parte dei suoi due interlocutori. Riflessi, quindi, che emergono in inquadrature simmetriche durante i colloqui con i Serial Killer, a dimostrazione di una ricerca formale, oltre che contenutistica, capace di elevare ulteriormente Mindhunter, che conferma di essere anche superiore alla stagione precedente. Il tutto senza perdere di vista Atlanta e il suo serial killer, vero fil rouge dell’intera serie, un intreccio sempre più fitto che non manca di creare tensioni tra i protagonisti, ognuno coinvolto emotivamente da vicende private che inevitabilmente si riflettono in ambito professionale.

Dominik quindi aggiunge un tocco personale, ruscendo a mantenere il livello alto raggiunto da Fincher. Riuscirà anche Carl Franklin a confermarsi all’altezza?

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