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Notevole incipit per Godless: un commento sul primo episodio

“Hai perso la tua ombra Bill, niente è pericoloso come un uomo che ha perso la sua ombra”

“E perché mai?”

“Perché non ha più niente da perdere”

Netflix riporta il western sul piccolo schermo, e lo fa grazie alla regia di Scott Frank, che firma anche la sceneggiatura, con produttore Steven Soderbergh. Si respirano molto le atmosfere crepuscolari di Logan – The Wolverine, ultimo egregio lavoro di script di Frank, che con Godless immerge lo spettatore nel western di fine ‘800, con una sequenza d’apertura stilisticamente impeccabile, che nel suo angosciante silenzio di morte in una città sterminata vive dei soli suoni di edifici distrutti, di cadaveri abbadnonati al suolo con il sangue ancora fresco del linciaggio appena avvenuto, in un Far West crudele dove anche i bambini sono vittime sacrificali. Una notte, un misterioso uomo a cavallo entra in un villaggio di sole donne, è Roy Goode (Jack O’Connell), in fuga dal perfido Frank Griffin (Jeff Daniels), con cui ha collaborato per anni e al quale ha rubato l’ultima refurtiva. Sulle loro tracce, lo sceriffo Bill McNue (Scott McNairy), disilluso e diviso tra il passato in cui ha perso la moglie e i figli e un futuro con un’altra donna. Le tre vicende si alternano in maniera equilibrata, permettendo allo spettatore di capire dove si trova e con chi ha a che fare, preparando così il terreno per le vicende vere e proprie, quando i tre personaggi si incontreranno, inevitabilmente. Restano negli occhi i campi lunghi, lo stile registico che riporta alla memoria tutto il filone western ampiamente omaggiato nella scelta delle inquadrature, e non solo. Il viaggio nei paesaggi desertici è appena cominciato, la vera domanda è se Frank riuscirà a mantenere questo livello per tutta la durata della serie o se invece nei prossimi 6 episodi si assisterà a un calo. Per ora, comunque, non si può che ritenersi soddisfatti.

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