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"Sex Education 2" e il duro lavoro del terapeuta sessuale, tra finte epidemie e baba ganush

"Sex doesn’t make us whole, so how could you ever be broken?"

 

Da zero a cento: si potrebbe descrivere così la traiettoria dell’autoerotismo di Otis (Asa Butterfield) tra la prima e la seconda stagione di Sex Education, uscita su Netflix venerdì 17 gennaio.
Una volta superata la sua paura, il giovane non ha più freni e comincia il nuovo quadrimestre alleggerito: la storia con Ola procede a gonfie vele e Maeve – espulsa alla fine della prima stagione – sembra una lontana, per quanto rimpianta, nuvoletta nera.

Ci penserà una (presunta) epidemia di clamidia a frapporsi fra Otis e la tranquillità; in fondo, gli studenti lo considerano ancora l’unico guru sessuale della Moordale High e chi è lui per sottrarsi? È un duro lavoro ma qualcuno lo deve pur fare.
La situazione, però, è destinata a complicarsi: tra il ritorno di Maeve e la concorrenza di sua madre Jean, ormai presenza fissa a scuola in quanto “consulente non ufficiale”, gli affari proseguono ma i clienti sono meno e sempre più esigenti, e Otis è sopraffatto dalla grandezza del compito. Così, ritrovatosi senza l’occupazione della “clinica”, sarà il suo turno di porre e porsi alcune domande sul tipo di persona che vuole diventare.


Sex Education torna con un’esplosione. E, per quanto ci fossero mancati tutti i personaggi, è impossibile non constatare che la serie comincia a dare segno di perdere qualche colpo (ma non troppi per fortuna).

Già dalla prima stagione Moordale ci viene presentata come un ibrido utopico: le stagioni non scorrono, i cellulari esistono ma la moda è rimasta ferma negli anni ’80, gli insegnanti sono un’ispirazione, i genitori comprensivi e ogni eccezione trova la sua giustificazione. In questa bolla non è tutto perfetto ma quasi: i bulli esistono, però nascondono insicurezze sotto la loro corazza violenta e basta confrontarli a parole per farli crollare; ci sono abusi e ingiustizie che non vengono puniti, ma nessuno dei personaggi li affronta mai da solo; c'è effettivamente un antagonista che, come colpa, ha quella di incarnare una società conservatrice e pruriginosa, intenzionata a mantenere ben saldi i tabù sessuali, ma è spesso più comico che minaccioso.
Proprio in questo aspetto utopico sta il maggior punto di forza ma anche il tallone d’Achille di Sex Education: liberandosi da tutti i pregiudizi (di razza, religione, classe, sessualità), la serie ha la possibilità di affrontare apertamente l’ampio spettro dei dubbi legati al sesso, mettendo in scena una “fiera della rappresentazione” in cui ognuno è valido. Così, però, lo spettatore rischia di avere la sensazione di essere approdato in una fanta-società in cui ogni casella della sfera sessuale va riempita.

Si tratta, ovviamente, di un’arma a doppio taglio e un solo passo falso può far crollare il castello di carte costruito con tanta cura. Sex Education, infatti, è al suo meglio proprio quando spinge sui cliché per poi ribaltarli ed è un vero peccato vedere come, in questa stagione, ci siano un paio di occasioni in cui non riesce a prendere le distanze dagli stereotipi, abbracciandoli, invece, con convinzione. 
Quanto potrà durare ancora questo gioco? Non è dato saperlo, ma intanto possiamo goderci ciò che c’è di buono. E che, comunque, non è poco.

Come spesso accade, sono i personaggi secondari ad avere le storyline più intriganti e meglio calibrate. Dall’amicizia tra Jackson e Viv, che parte come la classica relazione forzata fra l’atleta e la secchiona e si evolve in un rapporto di genuina preoccupazione per la reciproca salute mentale, all’arco di Adam, che guadagna di diritto il posto di Grande Gigante Gentile di Moordale, passando per l’abuso subito da Aimee, capace di evidenziare come un’apparente banalità possa sconvolgere la routine: ognuno di questi intrecci lascia il segno più del tira e molla fra Otis e Maeve che purtroppo risulta un po’ trito e manca del mordente necessario per tenere lo spettatore con il fiato sospeso.

Un capitolo a parte, poi, spetta a Jean, interpretata da una magnifica Gillian Anderson, divertente e divertita, la controparte adulta di cui gli adolescenti eccitati di Moordale hanno bisogno e che si meritano.

In attesa di scoprire se ci sarà una terza stagione, quindi, godiamoci la bolla felice di Sex Education che, con i suoi pro e i suoi contro, riesce comunque in una grande impresa: ricordarci che siamo tutti incasinati e non c’è nulla di più normale.

L'unica cosa da fare è parlare dei nostri dubbi e dei nostri desideri, perché è il solo modo di farci capire e ottenere ciò che vogliamo. O trovare un compromesso sotto "forma" di baba ganush.


Francesca Sala

Maximal Interjector
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