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Shorta: incontro con Simon Sears per l’uscita italiana del film su Prime Video

Abbiamo partecipato a un incontro con Simon Sears, protagonista di Shorta!

Il film, diretto da Frederik Louis Hviid e Anders Ølholm, esce oggi in Italia sul mercato home-video e nel catalogo di Amazon Prime Video.  

Shorta è un action che riflette sulle discriminazioni sociali ed etniche in Danimarca, ma anche sulle tensioni, attualissime, tra forze dell’ordine e nuove generazioni di immigrati desiderose di far sentire la propria voce. Jens (Simon Sears) e Mike (Jacob Lohmann) vengono accoppiati per il turno di pattuglia, pronti al peggio dopo la morte del giovane Talib.

Il trailer e la sinossi ufficiale:


"I dettagli di ciò che accadde a Talib Ben Hassi, 19 anni, mentre si trovava sotto custodia della polizia rimangono poco chiari. Gli agenti Jens e Mike sono di pattuglia nel ghetto di Svalegården quando la radio annuncia la morte di Talib, facendo esplodere la rabbia repressa e incontrollabile dei giovani del quartiere, che ora bramano vendetta. Così all’improvviso i due poliziotti diventano un bersaglio facile e devono lottare con le unghie e coi denti per trovare una via d'uscita dal ghetto"

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Simon ci ha raccontato del suo lavoro nella costruzione del personaggio, della delicata situazione sociale in Danimarca e delle difficoltà incontrate nella realizzazione delle riprese del film:

Come ti sei preparato per il personaggio molto silenzioso di Jens?
Il mio partener sul set, Jacob, è molto corpulento, volevo completarlo fisicamente quindi ho cerato di capire quale tipo di poliziotto fosse Jens. Ho lavorato moto sul corpo, ma anche sull’espressività, trattandosi di un personaggio che pensa molto, riflette su ciò che accade. Nella prima metà del film ho pochissime battute e quindi mi sono chiesto: come posso mostrare cosa mi stia attraversando?

All’ingresso nel ghetto è come se i protagonisti entrassero in guerra, attraversando un confine nemico. Qual è stata la tua prospettiva da attore ma anche da singolo che entra a contatto con una realtà così delicata?
Ho molti amici che vengono dal ghetto e quindi è stato più facile immedesimarsi nella situazione che stavamo ricostruendo. Il film ha cercato di realizzare in grande un qualcosa di molto reale e concreto. La situazione della Danimarca è simile a quella francese. Non abbiamo esagerato nei toni del film, molte delle situazioni mostrate sono davvero accadute. Abbiamo utilizzato una parte geograficamente più grande ma quartieri come quello di Svalegården sono assolutamente esistenti. 

Avete avuto degli ostacoli durante la riprese?
Sì ed è legato al fatto che il soggetto del film è molto delicato. Vengono raccontati entrambi i punti di vista, ma gli abitanti del ghetto avevano paura di esser rappresentati come i cattivi e non sarebbe stata la prima volta. Non volevano che li rappresentassimo per quello che non sono, ma il film racconta entrambe le facce della medaglia. Non capivano che cercavamo di raccontare entrambi i lati. Ma quando abbiamo proiettato il film in una scuola del quartiere, ne sono stati entusiasti. 

Hai preso ispirazione da qualche famoso agente della storia del cinema? 
A me piace moltissimo Training Day di Antoine Fuqua, l’ho rivisto più volte. Inoltre, ho un amico che era in polizia, mi ha raccontato di un collega molto simile al personaggio di Mike e questo mi ha fatto riflettere su come rendere realistico il mio. Jens è il frutto di una riflessione sulla cronaca più che sul personaggio di un altro film.

In Italia “Sulla mia pelle” è stato capace di produrre una reazione concreta e forte nel pubblico, quali sono state le risposte in Danimarca per “Shorta”?
Molte persone hanno pensato di esser state messe in cattiva luce, sia gli abitanti del ghetto sia gli agenti di polizia. Ma quello che mi ha colpito di più sono i fantasmi che il film ha rievocato: moltissimi mi hanno scritto in quanto razzisti oppure da perbenisti che pretendevano scuse per quello che il mio personaggio compie in scena. Shorta ha creato una reazione molto forte, credo sia un’ottima cosa ma dovrebbe esserci anche una comprensione del fatto che si tratta di una ricostruzione di finzione. 

Si ringrazia la casa di distribuzione Blue Swan Entertainment.

A cura di Andrea Valmori

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