News
"Summertime": la recensione della serie Netflix

Certe estati ti cambiano la vita, che tu sia pronto o no


Che tu sia un amante dell’estate, o meno. 
Come Summer, ad esempio: interpretata dall’esordiente Coco Rebecca Edogamhe, è un'adolescente che vive a Cesenatico insieme alla mamma (Thony) e alla sorellina Blue (la giovanissima Alicia Ann Edogamhe). Fin troppo coscienziosa per la sua età, Summer conduce un'esistenza divisa tra il senso di responsabilità nei confronti della propria famiglia, la nostalgia nei confronti di un padre musicista e perennemente in tourné e il desiderio latente di scappare altrove. Nel tentativo di sfuggire al tedio dell’estate tanto odiata, la ragazza trova un lavoro stagionale presso il Grand Hotel Cesenatico, mentre trascorre il proprio tempo libero immergendosi tra le pagine di Melville o tra le note dei classici della musica italiana.


...Quando sei qui con me
questa stanza non ha più pareti
ma alberi
alberi infiniti...


Ancora ritrosa nei confronti di un possibile innamoramento, la sua diffidenza viene scalfita quando incontra Ale (Ludovico Tersigni, già noto per il ruolo di Giovanni Garau in Skam Italia), giovane campione di moto reduce da un terribile infortunio che, proprio come lei, si sente imprigionato in una vita costruitagli intorno da altri.



Ad accompagnarli in una delle estati più indimenticabili della loro vita ci sono loro: gli amici di sempre. Da un lato Sofia (Amanda Campana) e Edo (Giovanni Maini), amici del cuore di Summer sin dalle elementari; dall’altro Dario (Andrea Lattanzi), che si è trasferito da Roma alla riviera per seguire Ale: il suo sogno? Diventare un meccanico di moto da corsa…o forse un DJ? Già, perché sono tante le certezze che i giovani protagonisti vedranno vacillare nel corso di un’estate imprevedibile, fatta di sorprese, sbandate, delusioni.


Ti si riempiono gli occhi con le onde del mare
Ogni volta che va male ne dobbiamo parlare 
Ed io vorrei fare pace ma lanciamo dei missili
Quanto dobbiamo soffrire prima di un po' d'amore?
Prima di sorridere un po'?



Il 29 aprile, a pochi giorni dalla fine del lockdown, ha debuttato su Netflix Summertime, nuovo teen drama targato Cattleya e liberamente ispirato a Tre metri sopra il cielo di Federico Moccia.


Molto liberamente, ci viene da specificare (il che, ulteriore precisazione, non può che essere un bene): fatta eccezione per un’impercettibile citazione dell'adattamento cinematografico datato 2004 (lasciamo ai fan dello scult il “piacere” di scovarla), la nuova serie tv diretta da Francesco Lagi e Lorenzo Sportiello ha veramente poco da spartire con il romanzo. L’unico appiglio è rappresentato dall’amore, apparentemente impossibile, tra due giovani diametralmente opposti, ovvero il canovaccio di circa il 90% delle favole romantiche.
Partiamo quindi da una considerazione fondamentale: Summertime non aggiunge nulla di nuovo al panorama delle romantic comedy e dei drammi sentimentali. E non tanto per la semplicità della storyline – anche il racconto più innocente e banale può essere valorizzato per la sua genuinità – ma per l’approssimazione del lavoro d’insieme.


Innanzitutto, l'ambientazione.


Sembra di stare a Thoiry 
Sembra di stare allo zoo


Ma soprattutto, sembra di stare a Ostia Lido anziché a Cesenatico.



Venduto come idillio estivo, emblema del mood vacanziero da riviera romagnola, in poche battute Summertime si rivela un prodotto quanto più distante possibile dal cliché locale. Otto puntate dedicate alla movida teen di una delle località balneari più frequentate dagli italiani nell’alta stagione: com’è possibile che metà dei protagonisti abbiano cadenza romana, mentre a parlare romagnolo siano soltanto tre boomer in croce (uno di questi, tra l’altro, è il comico Giuseppe Giacobazzi)? Aggiungiamoci anche il fatto che la maggior parte degli interpreti siano non attori: perché non provinare direttamente dei giovani locali, sradicandoli dai cambi di beach o dagli abbiocchi sotto l’ombrellone? Senza soffermarci sulle doti attoriali dei singoli (siamo sicuri i ragazzi ci abbiano messo tutto l’impegno dovuto), per la buona riuscita di un teen drama che risponde a schemi narrativi realistici si richiede un minimo di credibilità: i personaggi devono trovarsi a proprio agio all’interno dell’ambientazione, sorta di comfort zone minata da accadimenti più o meno destabilizzanti. Com’è che i nostri protagonisti finiscono per somigliare a pesci fuor d’acqua dalla prima all'ultima inquadratura? Da questo punto di vista Summertime si offre, purtroppo, come una grande occasione mancata. Specialmente se si considerano gli ottimi risultati ottenuti dal cinema italiano (ma anche dalla fiction, basti guardare a un prodotto come Skam, ritratto genuino e puntuale dell’adolescenza) nel coinvolgimento di giovani attori non professionisti.


Senza voler risultare troppo polemici: è indiscutibile che chiunque abbia trascorso almeno un’estate da teenager sulla riviera romagnola non possa che storcere il naso davanti a una simile rappresentazione. Forse chi sta scrivendo questo pezzo è già fin troppo vecchio e poco al passo con i tempi, ma davvero volete farci credere che i diciassettenni di oggi abbiano detto addio ai pre-serata davanti alle sale giochi, storico punto di ritrovo dei villeggianti? (Nel caso fosse così, non vogliamo saperlo). E soprattutto: dove sono gli spuntini di mezzanotte ai chioschi delle piadine?


Certo, le vibes estive non mancano: in questo senso, un contributo fondamentale è dato dal soundtrack (decisamente furbetto) curato da Giorgio Poi, all’interno del quale ritroviamo le voci di Salmo, Achille Lauro, Frah Quintale, Coma Cose…insomma, alcune delle personalità musicali oggigiorno più in voga. Purtroppo, però, l’affresco complessivo appare alquanto artificioso: complice anche una fotografia – e qui citiamo il sempre arguto Boris – eccessivamente “smarmellata” e satura che, ambendo forse a un’estetica da videoclip, deraglia a tal punto da rendere il prodotto più simile a uno spot Algida.



Senza infamia e senza lode la regia: vagamente impacciata nell'interagire con l'inesperienza dei giovani interpreti, la mano di Lagi e Sportiello mantiene un basso profilo, rifuggendo qualsiasi guizzo ma anche qualsiasi pretenziosità (qualità quest'ultima assolutamente apprezzabile). A costituire la pecca più grande dell'intero progetto è però lo script: dialoghi inconsistenti a parte, a mancare completamente è qualsiasi coinvolgimento da parte dello spettatore nei confronti della storia d'amore tra i due giovani protagonisti. È vero che, per fortuna, non abbiamo a che fare con un racconto Summer/Ale-centrico (viene riservato ampio spazio anche alle storyline dei comprimari), ma un minimo di approfondimento tanto dello loro psicologie, quanto dello sviluppo del loro rapporto sarebbe stato ben accetto. 

In conclusione, Summertime è un teen drama tutt'altro che imprescindibile, ma al quale va riconosciuto almeno un merito: la semplicità dei contenuti raramente si trasforma in irritante frivolezza. Opera sì innocente e naïf (da questo punto di vista rispecchia alla perfezione l'età dei suoi protagonisti), vi si può comunque guardare con un sorriso bonario destato dalla tenerezza e, a tratti, anche da un velo di malinconia.


Specie in un periodo come questo, in cui l'estate più si avvicina, più risulta inafferrabile.



Viola Franchini

Maximal Interjector
Browser non supportato.