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The Soul Network
10 anni separano l’uscita di The Social Network e Soul: il primo, rilasciato nel novembre 2010, è il cult di David Fincher che racconta la nascita di Facebook e del suo fondatore Mark Zuckerberg, il secondo è l’ultimo film d’animazione Pixar che narra la storia di un jazzista newyorkese che cerca di far ricongiungere l’anima al proprio corpo a seguito di uno strano incidente. Due lungometraggi apparentemente molto distanti per genere e temi trattati, ma che portano in comune la firma delle rispettive colonne sonore, ovvero quella dei musicisti Trent Reznor e Atticus Ross del gruppo Nine Inch Nails. Il regista di Soul Pete Docter, reduce dalla recente vittoria dell’Oscar come miglior film d’animazione, ha infatti raccontato in un’intervista di aver scelto di collaborare con i due compositori proprio perché aveva particolarmente apprezzato il commento musicale del biopic sull’inventore del popolare social network. Le due colonne sonore sono state entrambe premiate con l’Oscar (una nel 2011 e una lo scorso 25 aprile) e, ulteriore coincidenza, quest’anno Reznor e Ross hanno ricevuto una doppia candidatura, essendo in gara nella stessa categoria con un’altra collaborazione con il regista David Fincher, Mank. Utilizzando la musica come filo conduttore tra le due pellicole, proviamo a immaginare i due lungometraggi come un’unica lunga meditazione sulla psiche, che esplora le parti più negative della mente umana fino a risalire alla più grande consapevolezza del sé.

 
Ascoltando le tracce elettroniche che accompagnano The Social Network, ci immergiamo nella mente del protagonista Mark Zuckerberg: brano dopo brano Reznor e Ross ci raccontano acusticamente i pensieri negativi e il fervore del giovane studente di Harvard; i suoni turbolenti della batteria in alternanza con il pianoforte dettano il ritmo dei dialoghi ossessivi tra i personaggi del film (come la traccia d’apertura Hand Covers Bruise) creando un’atmosfera di inquietudine assieme alla penna incalzante di Aaron Sorkin. Con il passare del film, attraverso la musica prende forma la visione di Facebook e parallelamente aumenta il senso costante di ansia. La colonna sonora, così come la narrazione, si fa riflessione più ampia sulla società di oggi, basata su una continua ricerca individualistica del successo e del denaro, che porta come prezzo da pagare la perdita degli affetti. Particolarmente significativo è l’estratto In Motion, un brano in grado di riassumere questa contraddizione: da una parte i synth modulari rappresentano il comportamento distruttivo del protagonista, dall’altro il pianoforte che si inserisce per creare un forte senso di solitudine, che risulta essere il sentimento preponderante che lascia il film dopo la visione.

 
Fatta esperienza di questo crescente “attacco di panico” che è The Social Network, come il protagonista Joe Gardner ci caliamo nell’atmosfera cosmica di Soul, dove il commento sonoro, ancora una volta caratterizzato da un sound elettronico, si fa più dolce e contemplativo. Le tracce ci accompagnano nella scoperta dell’ante-mondo, Il luogo metafisico dove le personalità si formano e dove ognuno scopre la propria “scintilla”, che erroneamente Joe (così come lo spettatore) interpreta come uno “scopo” che la vita deve avere. Durante il film, quest’immaginario viaggio audiovisivo nella consapevolezza viene spesso minacciato da una traccia più disturbante, Terry Time Too, usata per descrivere il personaggio antagonista Terry e che in certi momenti, nel ricalcare lo scorrere irrequieto del tempo, risulta molto simile al sopracitato brano In Motion. Il commento delle parti “terrene” del film è invece affidato alle sonorità jazz di Jon Batiste, creando un vero e proprio spartiacque con le scene metafisiche descritte dai brani composti due membri dei Nine Inch Nails (tanto da venire pubblicate in due vinili separati). Il film si chiude con la tracca Epiphany, un brano molto essenziale che, spogliandosi dalle sonorità più elettro, che rappresenta una risoluzione tra i due mondi e l’inizio di una nuova vita per il protagonista.

 
Con Soul, i due compositori realizzano una sorta di “sequel” musicale alla riuscita raccolta di brani del film del 2010. L’esperienza individualistica del successo come quella di Mark Zuckerberg (o di Joe) conduce a una necessità di ricostruzione dell’anima e alla ricerca un nuovo significato dell’esistenza, che secondo il film Pixar risiede nel godere dei piccoli attimi della vita e non solo nell’inseguimento dei propri sogni. Una morale che arriva in un periodo storico estremamente complesso come quello che stiamo vivendo: Soul è stato rilasciato a dicembre 2020 nel pieno della pandemia Covid-19, in un momento in cui i social network sono diventati l’unico modo di connetterci con i nostri affetti e dove gli spettatori hanno avuto come unica possibilità di visione del film la piattaforma Disney Plus. Mentre ognuno di noi si è ritrovato a fare i conti con la mente, il cinema ci accompagna in questo complesso processo interiore perché, facendoci vivere la vita di altri, ci fa sempre imparare qualcosa su noi stessi.

Cristina Caleffi
Maximal Interjector
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