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Black Mirror: l'emozionante Hang the Dj si candida a miglior episodio della stagione

Non sarebbe tutto più semplice se esistesse un sistema superiore in grado di decidere al posto nostro la persona giusta per noi, con cui vivere un’avventura o passare il resto della nostra vita? Di questo parla Hang the Dj, 4° episodio di Black Mirror, in cui finalmente sembra si sia tornati al livello abituale, sia da un punto di vista estetico che per quanto riguarda la sceneggiatura. I protagonisti sono Amy (Georgina Campbell) e Frank (Joe Cole), che dopo il loro primo incontro, della durata di 12 ore, iniziano a pensare che il sistema perfetto, dove “tutto succede per un motivo” abbia in sé più di una crepa. Uno spunto decisamente interessante, che a differenza degli episodi precedenti non rimane tale e viene sviluppato in maniera solida e coinvolgente, a tratti anche emozionante, sotto la sapiente regia di Timothy Van Patten, che con le serie tv ha un’esperienza consolidata con titoli importanti come I Soprano, Sex and the City, Trono di Spade, The Pacific e Boardwalk Empire. “È molto più semplice ora che tutto è pianificato”, e con “tutto” si intende la scelta della persona con cui condividere delle ore, dei giorni, degli anni o la vita intera, ma anche se e quando separarsi, senza passione, senza sentimento, senza impegno, ma soprattutto senza emozioni. Hang the Dj racconta quindi di una realtà dove l’essere umano è deprivato dei sentimenti, come se accettasse in maniera asettica le scelte imposte dall’alto senza porsi domande, affrontando le relazioni proposte in maniera meccanica. Eppure, qualcosa non torna.



Van Patten si serve di una fotografia e di una regia che quasi si sostituiscano ai dialoghi, che in questo caso diventano secondari, portando dunque le emozioni dove mancano. La scelta perfetta dell’alternanza di colori caldi e freddi nelle inquadrature, ma anche la differente messa a fuoco delle immagini sono elementi che il regista usa in maniera consapevole ed efficace, riuscendo quindi ad elevarli ad elemento chiave della lettura di un episodio che sembrerebbe essere il migliore della serie. Il 4°, come del resto era anche il 4° l’inarrivabile San Junipero della stagione precedente. Non si raggiunge quel livello, ma ci si trova comunque al cospetto di un episodio ottimo, che evidenzia un genere umano che fugge dalla responsabilità di dover costruire delle relazioni, dall’impegno e dalla fatica che comporta un rapporto di coppia, azzerando il senso di sacrificio e permettendo alle macchine di semplificare il tutto, pagando tuttavia il prezzo salato dell’assenza totale di emozione. Non c’è sofferenza, ma nemmeno gioia. Ne vale la pena? E la crepa, infatti, arriva proprio da un sorriso inaspettato, una scintilla di gioia che richiama alla memoria il sentimento vero, quello che spaventa, ma capace di trovare riparo e conforto in due mani che si stringono in un semplice gesto d’amore.


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