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I 5 migliori film di Terry Gilliam

Unico membro americano del gruppo comico dei Monty Python e principale autore-animatore dei cartoni surreali e bizzarri che inframmezzavano il celebre spettacolo Monty Python’s Flying Circus, Terry Gilliam è uno degli autori che meglio ha saputo trasportare su grande schermo la propria vivida e fervida fantasia.

Il cinema di Terry Gilliam è caratterizzato da una potente forza immaginativa; da una attitudine all’invenzione fantastica; dalla capacità di commistionare in modo sempre originale e intelligente grottesco, humor nero e un gusto estetico mai banale o meramente derivativo; dall’interesse per gli istinti più bassi dell’uomo che ne rivelano la sua sopita indole animalesca; da un dinamismo estetico decisamente sorprendente.

In occasione del suo compleanno, ecco la nostra classifica delle migliori pellicole firmate dal cineasta:

5) Paura e delirio a Las Vegas


Adattamento del libro semi-autobiografico firmato da Hunter S. Thompson, l’inventore del cosiddetto Gonzo Journalism, l’esuberanza registica di Terry Gilliam e il suo surrealismo sfrenato risultano totalmente funzionali alla descrizione del caos lisergico in cui si muovono i due protagonisti, tra un acido e una dose di mescalina. Il ritmo è ottimo e i due protagonisti calzano perfettamente i ruoli che gli sono stati assegnati. Nonostante il film sia diventato un cult tra le giovani generazioni, che vi hanno visto un goliardica esaltazione dell’abuso di sostanze psicoattive, il senso profondo dell’opera nasconde un messaggio ben più disincantato e conservatore: come emerge dalle riflessioni del protagonista, l’unica cosa che il ’68 ha lasciato agli americani è il cieco e triste uso disinvolto della droga.


4) La leggenda del re pescatore


Prima pellicola in cui Terry Gilliam firma la regia ma non la sceneggiatura. Il cineasta americano (intelligentemente) decide di non sovraccaricare troppo il film con inserti “sopra le righe” e, pur rimanendo fedele alla propria idea di cinema, lascia il giusto spazio alla notevole sceneggiatura di Richard LaGravenese con cui costruisce una moderna fiaba medievale dove, sullo sfondo dei bassifondi di un New York inedita, trovano spazio cavalieri, combattimenti con frecce di gomma, calici magici e dolci “donne d’angelo” dal fascino irresistibile. Proprio come nelle favole del passato, si va dalla commedia al dramma, passando per l’avventura e la tragedia. Leone d’argento alla Mostra del cinema di Venezia e Oscar alla miglior interpretazione femminile per Mercedes Ruehl.


3) Monty Python – Il senso della vita


Ultimo e più celebre film dei Monty Python, nonchè la loro opera più riuscita. La verve registica di Terry Gilliam, unita alla grande ispirazione comica di alcuni episodi (si pensi al cortometraggio iniziale The Crimson Permanent Assurance), porta a un altissimo livello lo sguardo satirico sulla contemporaneità. Ed è proprio da un punto di vista storico-cinematografico che la pellicola rivela tutta la sua forza e la sua importanza: se nei film precedenti venivano prese di mira le religioni e la corrotta e corporativa Inghilterra laburista anni ’70, qui il black humor più dissacrante va a colpire le radici della società capitalistica anni ’80 (dalla turbo-finanza al neo-colonialismo, fino al consumismo sfrenato), rivelando la grande capacità del gruppo di saper leggere i mutamenti e le direzioni della Storia.


2) L’esercito delle 12 scimmie


Ispirato al celebre cortometraggio sperimentale La jetée (1963) di Chris Marker, una delle vette della filmografia di Terry Gilliam. Angosciante esempio di fantascienza filosofica e perfetta incarnazione delle paranoie da pre Millennium Bug, L’esercito delle 12 scimmie rappresenta uno dei più interessanti esempi di cinema mainstream di fine Novecento, tra bisogno di intrattenimento e ampie concessioni alla poetica del regista. Suggestivo dal primo all’ultimo minuto, è un lungometraggio estremamente affascinante, godibile e profondo al tempo stesso. Memorabile la colonna sonora, in cui il tema principale è basato sul tango Suite Punta del Este del compositore argentino Astor Piazzolla. Ottime performance (tra le migliori in carriera) di Bruce Willis e Brad Pitt.


1) Brazil


Inizialmente si doveva chiamare 1984 ½ , così da omaggiare in un colpo solo George Orwell e Federico Fellini, due delle tante fonti d’ispirazione del miglior film in assoluto di Terry Gilliam. Se da un punto di vista narrativo e tematico non viene aggiunto molto rispetto ai classici del genere, è dal punto di vista della messa in scena che quest’opera risulta, ancora oggi, un insuperato capolavoro fanta-grottesco. Gilliam dà libero sfogo al suo genio visivo, frullando Metropolis (1927) di Fritz Lang, psichedelia, luci espressioniste, costruzioni bric à brac, futurismi steampunk e venature acido-kitsch, riuscendo a fondere in chiave postmoderna alto e basso, sacro e profano, tragedia e farsa, sentimento e dramma, come nessuno (o quasi) era mai riuscito prima.

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