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I 10 premi Oscar al miglior film più sopravvalutati

Non sempre a vincere l’Oscar come miglior film è la pellicola più meritevole. Anzi, spesso e volentieri i vincitori hanno creato controversie, dibattiti e rivalutazioni al ribasso nel corso degli anni, mentre gli sconfitti sono rimasti maggiormente impressi nella memoria collettiva cinefila, sono invecchiati meglio e divenuti dei veri e propri titoli di culto.

Numerose volte hanno trionfato film mediocri, a volte belli ma meno meritevoli di altri, altre volte semplicemente brutti e oggetto di curiose infatuazioni da parte dei membri dell’Academy.

Tra i tanti, ne abbiamo scelti dieci: ecco a voi la classifica dei più sopravvalutati vincitori dell’Oscar per il miglior film.

10. Moonlight (2016)



Rimarrà per sempre nella storia degli Oscar (e non solo degli Oscar…) l’incredibile gaffe di cui sono stati involontari artefici Warren Beatty e Faye Dunaway: al momento dell’annuncio dell’Oscar al miglior film gli è arrivata la busta sbagliata. Al posto del vero vincitore Moonlight c’era La La Landannunciato come trionfatore dell’Oscar più importante e poi beffato dalla “vera” busta su cui era scritto il nome del film di Barry Jenkins. Il problema è che il musical di Damien Chazelle avrebbe meritato molto di più quel riconoscimento, che è sembrato soltanto un ipocrita contentino politically correct, dato a un film afroamericano dopo le polemiche dell’anno precedente relative agli “Oscars So White”.

9. A spasso con Daisy (1989)

Vera e propria sorpresa della stagione dei premi 1989-90, il film di Bruce Beresford è uno dei rarissimi casi di pellicola vincitrice dell’Oscar principale senza ricevere una nomination alla regia. Quattro statuette conquistate (oltre a miglior film, attrice protagonista, sceneggiatura non originale e trucco) su nove nomination per A spasso con Daisy a discapito di due titoli celeberrimi, apprezzati da critica e pubblico, come Nato il quattro luglio e L’attimo fuggente. Il film di Oliver Stone ha vinto l’Oscar per la miglior regia e il miglior montaggio, mentre il classico di Peter Weir si è dovuto accontentare del premio per la miglior sceneggiatura originale.

8. Il più grande spettacolo del mondo (1952)

Uno dei membri fondatori dell’Academy, uno dei pionieri e più arditi sperimentatori della settima arte, nonché uno dei registi più famosi di sempre: eppure Cecil B. DeMille in tutta la sua carriera ha conquistato un solo Oscar e non per la regia. Il più grande spettacolo del mondo è la penultima pellicola firmata dal cineasta americano e uno dei vincitori dell’Oscar come miglior film ad aver conquistato meno premi: solo due (oltre a quello principale, premio al miglior soggetto) a fronte di cinque candidature. Kolossal ambientato nel mondo del circo, il lavoro di DeMille ebbe la meglio sul capolavoro di Fred Zinnermann, Mezzogiorno di fuoco, e su due grandi film firmati da John Huston e John Ford, rispettivamente Moulin Rouge e Un uomo tranquillo.

7. Il giro del mondo in 80 giorni (1956)

Il film più noto di Cecil B. DeMille è probabilmente I dieci comandamenti, celebre per essere stato girato in doppia versione (muta e sonora) dallo stesso regista. Ma l’opera del 1956 fu battuta, abbastanza a sorpresa, da Il giro del mondo in 80 giorni di Michael Anderson, premiato con ben cinque Oscar (film, sceneggiatura non originale, fotografia, montaggio, colonna sonora) e solitamente considerato come una delle pellicole meno meritevoli di sempre ad aver vinto il prestigioso Academy Award. Battuta anche la concorrenza de Il gigante di George Stevens, candidato a dieci Oscar (vincendo solo la statuetta per la miglior regia) e ultima interpretazione del grande James Dean.

6. The artist (2011)


L’edizione numero 84 degli Oscar è stata segnata dall’omaggio alla storia del cinema, in modo particolare agli albori dell’industria filmica. A trionfare con cinque statuette è stato The Artist, film di Michel Hazanavicious girato in bianco e nero, muto al 99,9% (primo Oscar per il miglior film andato a una pellicola non parlata dal 1929), corredato da didascalie e trucchi tipici del cinema pre-sonoro. Un buon film ma inferiore al più meritevole Hugo Cabret di Martin Scorsese, storia dell’incontro tra un orfano e George Méliès. La pellicola di Scorsese si è dovuta accontentare di cinque premi minori: fotografia, scenografia, sonoro, montaggio sonoro, effetti speciali. Altro grande sconfitto della cerimonia del 2012 è stato The Tree of Life di Terrence Malick, candidato a tre Oscar (film, regia e fotografia) senza vincere alcuna statuetta.

5. Gente comune (1980)

Due capolavori si sfidano per la conquista dell’Oscar al miglior film: Toro scatenato di Martin Scorsese e The Elephant Man di David Lynch, entrambi in gara con otto candidature. A vincere sarà però Gente comune di Robert Redford, al suo esordio da regista e trionfatore con quattro Oscar (film, regia, sceneggiatura non originale, attore non protagonista). Un dramma famigliare raggelato e raggelante, a tratti fin troppo convenzionale e privo della forza emozionale del biopic dedicato al pugile Jake LaMotta (vincitore dei premi per il miglior attore protagonista e il miglior montaggio) o della struggente storia di John Merrick (rimasta a bocca asciutta, malgrado le numerose nomination conquistate).

4. Shakespeare in love (1998)

Tredici nomination e sette premi per questo curioso ritratto di William Shakespeare, divertito e eccentrico ma clamorosamente sopravvalutato. Un trionfo sproporzionato sia per il valore del film sia in rapporto agli altri titoli in corsa per la conquista della statuetta più ambita. Salvate il soldato Ryan non è probabilmente tra i migliori prodotti firmati da Steven Spielberg (pur vincendo cinque Oscar, tra cui quella per la miglior regia), ma rimane un film più riuscito e memorabile di quello di John Madden. Il vero sconfitto dell’edizione 1998-99 resta, ad ogni modo, il capolavoro di Terrence Malick, La sottile linea rossa, Orso d’Oro a Berlino e nominato a sette Academy Awards, senza vincerne nessuno. In corsa per il premio principale c’era anche La vita è bella di Roberto Benigni, comunque trionfatore della serata con tre Oscar vinti (film straniero, attore protagonista, colonna sonora drammatica) e uno dei discorsi di ringraziamento più memorabili di sempre.

3. Crash – Contatto fisico (2005)

In un’annata discreta ma non memorabile, il trionfo del film peggiore tra i cinque candidati. Una vittoria a sorpresa e una delle più controverse della storia dell’Academy: il film di Paul Haggis, dopo aver perso tutti i principali premi precursori (Golden Globes, Bafta e Producers Guild Awards in primis) batte il grandissimo favorito della vigilia, I segreti di Brokeback Mountain di Ang Lee. La pellicola del regista taiwanese, vincitrice del Leone d’Oro alla Mostra di Venezia 2005, conquista le statuette per la miglior regia, miglior sceneggiatura non originale e miglior colonna sonora, ma perde quella più ambita. Decisamente più meritevoli dell’opera prima da regista dell’ex sceneggiatore di Clint Eastwood tutti gli altri titoli in gara per conquistare l’Oscar al miglior film: Good Night, and Good Luck di George Clooney, Truman Capote: A sangue freddo di Bennet Miller e Munich di Steven Spielberg.

2. Il paziente inglese (1996)

Una topica piuttosto clamorosa: successo eccessivo e decisamente immeritato per lo smielato e interminabile dramma sentimentale di Anthony Minghella, vincitore di nove Oscar (miglior film, regia, attrice non protagonista, fotografia, scenografia, colonna sonora, costumi, montaggio, sonoro) su dodici menzioni ricevute. Grandi sconfitti dell’edizione 1997 il capolavoro di Mike Leigh, Segreti e bugie (Palma d’Oro a Cannes nel 1996, cinque nomination e nessun premio), e Fargo dei fratelli Coen (premiato per la sceneggiatura originale e l’attrice protagonista a fronte di sette candidature), unica pellicola insieme a quella di Minghella a conquistare più di un Oscar nel corso della serata di premiazione.

1. The Millionaire (2008)

Un abbaglio, forse il più clamoroso della storia degli Oscar. Un trionfo per il film di Danny Boyle che conquista otto premi su dieci nomination ricevute, perdendo solo le statuette per il miglior montaggio sonoro e miglior canzone (O Say battuta da Jai Ho, facente parte sempre della colonna sonora di The Millionaire): miglior film, regia, sceneggiatura non originale, fotografia, montaggio, colonna sonora, canzone originale, missaggio sonoro. Opera mediocre e furbissima, studiata a tavolino per cercare il coinvolgimento e l’emozione facile, falsa e stereotipata. Un pessimo vincitore per un’annata non particolarmente brillante: il grande sconfitto di quell’edizione è, infatti, Il curioso caso di Benjamin Button (tre Oscar su tredici candidature), uno dei film più convenzionali e meno entusiasmanti di David Fincher. Maggiore fortuna l’avrebbero meritata anche Frost/Nixon – Il duello di Ron Howard (cinque nomination e zero premi) e Milk di Gus Van Sant (vincitore dell’Oscar per il miglior attore protagonista e sceneggiatura originale).

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