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Una serie di sfortunati eventi: Bo Welch convince con una regia burtoniana per "L'ascensore ansiogeno"

Torniamo a spendere qualche parola su Una serie di sfortunati eventi: per la coppia di episodi che copre la trama del 6° libro, L’ascensore ansiogeno, Barry Sonnenfeld torna dietro le quinte nel ruolo di produttore, lasciando il posto di regista a Bo Welch, che in pochissime inquadrature porta in scena tutto quello che è stato l’immaginario del primo Tim Burton, regista con cui ha collaborato come direttore della scenografia per Beetlejuice, Edward mani di forbice e Batman – Returns. Un ulteriore tocco personale, dunque, ad una serie che ha di per sé molto di burtoniano e per la quale Welch può solo fare da valore aggiunto.



Nell’episodio i Baudelaire vengono affidati ai coniugi Squalor, coppia benestante di una cittadina superficiale in cui tutto è valutato in base al suo essere “in” oppure “out”; qualunque cosa, anche il fatto di essere orfani ed essere stati adottati: una ghiotta occasione per il Conte Olaf (Neil Patrick Harris), che nei panni dell’eccentrico Gunther cercherà ancora una volta di eliminare i tre ragazzi per impadronirsi della loro ricchezza, dopo aver rapito i loro amici, i fratelli Quagmire (Pantano, nella traduzione italiana). La coppia di episodi parte subito forte, con Lemony Snicket (Patrick Warburton, che con Welch aveva già collaborato per la serie The Tick) intento a spiegare la differenza tra ansioso e agitato, con un tono monocorde da humour nero, che tanto si addice al clima generale delle vicende narrate, per poi passare il testimone ai piccoli Baudelaire, entrando nel vivo dell’intreccio. Se possibile, L’ascensore ansiogeno è ancor più sfacciato ed eccessivo dei precedenti, ma è lì che risiede il suo successo: il Conte Olaf compare dopo pochi minuti e c’è anche un momento in cui avventura e spy story si mescolano, regalando un autentico intrattenimento per ragazzi, genuino e divertente, che non manca di regalare anche qualche colpo di scena. D’altra parte, Una serie di sfortunati eventi è rivolta a questo pubblico, ed è lì che trova la chiave del suo successo: se la trama segue sempre inevitabilmente lo stesso schema, è l’abilità di spaziare al suo interno e di variare le situazioni, trovando espedienti diversi per comicità e azione, che la rende unica nel suo genere, pur con le sue imperfezioni. L’intreccio si arricchisce inoltre di personaggi nuovi e di ulteriori sottotrame: sappiamo che manca ancora molto al gran finale, ma per il momento si può essere davvero soddisfatti.


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