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TIFF 2016: un bilancio dal Festival di Toronto

Salendo gli scalini che dalla stazione della metropolitana di St. Andrew portano in superficie, l’impatto olfattivo con il TIFF, come viene etichettato più sbrigativamente da queste parti il Toronto International Film Festival, è immediato. Il più classico degli odori da street-food nordamericano, quello degli hot-dog dei venditori ambulanti agli angoli delle vie principali, si mischia all’intenso aroma di un okonomiyaki appena venduto da un food-truck dove campeggia la bandiera giapponese e alla pungente fragranza di un burrito messicano proposto ai passanti da una ragazza sorridente e dalla voce squillante.

 

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Uscendo su King Street l’impatto olfattivo evolve in uno spettacolo visivo di rara bellezza. Ubicato nel cuore del centro economico e finanziario di una delle città più affascinanti e pulsanti del Canada e dell’intera America Settentrionale, il TIFF mantiene fede a quell’identità multiculturale che da decenni rappresenta una delle caratteristiche principali di Toronto, fedele al motto “Diversity Our Strenght” (La diversità è la nostra forza).

Un festival giovane (la prima edizione è datata 1976), ma capace di generare un flusso di spettatori, star e addetti ai lavori probabilmente al pari di nessun’altra kermesse cinematografica al mondo. Caratteristica peculiare del Toronto International Film Festival è un mix perfetto tra il contesto urbano contemporaneo e avveniristico della city, senza quegli scorci tradizionalmente più pittorici che fanno parte di altri eventi come Venezia e Cannes, e il fascino antico e senza tempo del cinema, arte giovane ma dalla profondità storica e dal bagaglio iconico e sociale infinito. Strade chiuse per dieci giorni nelle centralissime Bay e Bloor, entusiasmo a mille, palcoscenici all’aperto per esibizioni musicali dal vivo e parata di grandi attori e titoli dal fortissimo richiamo commerciale.

 

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A favorire il successo di un festival come il TIFF anche il ricco programma, non limitato alle semplici proiezioni, ma esteso a Q&A e incontri tra i fan e i loro beniamini. Un appeal che resiste nonostante o forse soprattutto grazie alla non competitività della manifestazione. Nonostante non esista infatti una giuria e dei film in Concorso, il TIFF da anni ospita numerose anteprime mondiali e film che quasi contemporaneamente vengono proiettati alla Mostra di Venezia, festival con il quale divide pressoché simultaneamente il periodo di svolgimento. La pressione del giudizio di merito sui singoli titoli rispetto alla kermesse lidense è sicuramente minore, ma il tasso di godibilità e di coinvolgimento della macchina-festival in quanto evento dotato di una cornice spettacolare è di sicuro molto più alto.

Alla fine dell’edizione 2016, che volge ormai al termine, è ovviamente possibile tirare come di consueto alcune somme. Ad accomunare il TIFF al Lido ci hanno pensato molti titoli equamente divisi tra le due kermesse e soprattutto l’accoglienza unanimemente calorosa riservata a film come La La Land, musical di apertura della recente Mostra, diretto da Damien Chapelle e con protagonisti gli acclamati Emma Stone e Ryan Gosling, il thriller du Tom Ford Nocturnal AnimalsArrival di Denis Villeneuve e il meraviglioso Jackie di Pablo Larrain con un’incantevole Natalie Portman.

 

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Applausi moderati e qualche risata, qui a Toronto, per il film che ha aperto le danze, I magnifici sette di Antoine Fuqua, western in chiave blockbuster e senza grosse pretese, mentre una sobria accoglienza ha ricevuto All I See Is You di Marc Forster, passato poco tempo fa al Telluride Film Festival. Ha invece nettamente diviso gli spettatori Snowden, biopic di Oliver Stone con Joseph Gordon-Levitt nei panni dell’ex-tecnico della CIA che svelò l’esistenza di un programma di sorveglianza di massa segreto del governo americano.

Tra le sorprese più interessanti di questi giorni segnaliamo Maudie, con una straordinaria Sally Hawkins affiancata da Ethan Hawke, Manchester By the Sea con i bravissimi Casey Affleck e Michelle Williams, sicuro protagonista della prossima stagione dei premi e già passato al Sundance, e Lion di Garth Davis con la coppia Nicole Kidman/Dev Patel. Più sbiadita, invece, l’accoglienza e la reazione dell’audience presente a Toronto per l’attesissimo American Pastoral di e con Ewan McGregor, adattamento del celeberrimo romanzo di Philip Roth, che può comunque vantare nel cast una convincente e intensa Jennifer Connelly.

 

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