Lanterne rosse
Da hong deng long gao gao gua
1991
Paese
Cina
Genere
Drammatico
Durata
125 min.
Formato
Colore
Regista
Zhang Yimou
Attori
Gong Li
Jingwu Ma
He Caifei
Jin Shuyuan
Kong Lin


Cina, anni Venti. Per sfuggire alla povertà, la giovane Songlian (Gong Li) accetta di diventare la quarta moglie di un signorotto benestante (Ma Jingwu). Arrivata a palazzo, si accorgerà molto presto che la convivenza tra concubine è tutt'altro che semplice.

Sbaglia chi pensa di trovarsi davanti un film storico che racconta un mondo ormai superato: seppur ambientato negli anni Venti del secolo scorso, Lanterne rosse allude a quell'immobilismo sociale e a quell'universo maschilista e patriarcale che ha contraddistinto la Cina di ieri e di oggi. Non a caso venne proibito in patria al momento della sua uscita nelle sale, poiché capace di mettere a nudo le contraddizioni e le problematiche di una società che vige ancora oggi su regole vetuste. Arrivato al suo terzo film, Zhang Yimou dimostra di aver raggiunto la piena maturità portando avanti, con stile maestoso e impressionante lucidità drammaturgica, quelle riflessioni sulla condizione femminile che aveva già messo in scena nei precedenti Sorgo rosso (1987) e Ju Dou (1990). Affidandosi nuovamente al volto dolente e delicato di Gong Li, il regista sfrutta al meglio una grande trovata che dà anche il titolo al film: le quattro mogli, ogni notte, aspettano impazienti di scoprire davanti a quale camera il marito ha scelto di far accendere le lanterne rosse. La fortunata potrà passare la notte con l'uomo e avere diversi privilegi durante il giorno successivo. Nonostante siano un simbolo di bellezza, le lanterne rosse porteranno le donne all'invidia, alla disperazione, alla malvagità. La lenta discesa nella follia di Songlian segue traiettorie struggenti (la creazione di un fantasma che si aggira per la casa) e fortemente impegnate: l'imperturbabilità del potere non può venire meno, neanche di fronte alla morte o alla pazzia, e nel finale arriva una nuova moglie, poco più che bambina, pronta ad affrontare quell'esistenza che Songlian non ha mai potuto sopportare. È un rituale ciclico e spietato, che Zhang ha messo in scena con notevoli tocchi lirici e una grande direzione d'attori. Ispirato a un romanzo di Su Tong. Vincitore del Leone d'argento per la miglior regia alla 48ª edizione della Mostra del Cinema di Venezia.


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