125 anni fa nasceva Howard Hawks, il regista dalla firma invisibile
30/05/2021
125 anni fa, esattamente il 30 maggio del 1896, veniva alla luce Howard Hawks, regista che contribuì a scolpire nella storia il mito aureo della Golden Age del cinema statunitense. Dal gangster movie al noir, dalla screwball comedy al western, l’autore originario dell’Indiana è stato un grandissimo talento della Hollywood classica, riuscendo a destreggiarsi nei più disparati generi. Grandissimo lavoratore dedito al mestiere, Hawks venne incensato dei giusti onori forse troppo tardi: era infatti il 1975 quando ricevette l’Oscar onorario alla carriera. Quello che negli anni d’oro di Hollywood veniva considerato come un grande mestierante, capace di confezionare ottimi film, è stato poi riscoperto come autore, riconoscendogli così, oltre alla grande padronanza del mezzo, anche uno stile autoriale unico e riconoscibile.

La regia di Howard Hawks è stata definita come “invisibile”, capace quindi di spingere al massimo l’immersione del pubblico. Sarà forse stato questo tocco invisibile a trarre in inganno il pubblico dell’epoca, ancora impreparato a riconoscere la grande complessità e raffinatezza che si celavano dietro una regia solo all’apparenza semplice. Uno degli elementi che resero grande il cinema di Howard Hawks deriva dalla sua insofferenza verso un uso eccessivo e smodato dei primi piani. Il regista non tollerava che si ricorresse troppo spesso a un tipo di inquadratura volta a dare enfasi a un particolare momento: un eccesso di primi piani infatti ottiene come risultato un appiattimento drammaturgico (quando tutto viene enfatizzato, in realtà non lo è niente). Quando i primi piani vengono centellinati con il contagocce è qui che viene fuori la capacità dell’artista di trovare altre strade per veicolare l’attenzione del pubblico sui dettagli che vogliamo far percepire come importanti. 



Hawks era un vero e proprio fuoriclasse nella direzione degli attori, era abilissimo a esaltarne i movimenti ed è proprio grazie a questa firma stilistica che i suoi film riescono a comunicarci le emozioni dei personaggi senza eccedere nell’uso dei primi piani. È in questo modo che il personaggio di Cary Grant in La signora del venerdì (1940) ci viene presentato proprio tramite i suoi movimenti: un astuto manipolatore, il quale cerca spesso il contatto fisico con il personaggio interpretato di Rosalind Russell proprio per “intortarla”. Altro esempio dell’efficacia di questa scelta di inquadratura è la scena in cui Cary Grand si muove in maniera nervosa per la stanza, anche in questo caso noi percepiamo il suo stato d’animo senza la necessità di ricorrere a un primo piano. 



Anche nella scena iniziale di Un dollaro d’onore (1959) il movimento di Dean Martin, il quale entra dentro il bar in palese crisi di astinenza da alcol, gioca in contrasto con l’immobilità degli avventori seduti al tavolo, contribuendo a sottolineare la drammaticità del momento. L’accurata scelta di inquadrature successive riesce a trasmetterci il rapporto di potere esistente tra l’alcol e il vicesceriffo. In un alternarsi di campi e controcampi, mentre il villain, con il bicchiere di whisky in mano, resta inquadrato in campo medio, Dean Martin viene inquadrato in un’escalation che porta a un primo piano (in un certo senso il villan ha in pugno il personaggio del vice). La tensione svanisce nel momento in cui il villain umilia il nostro ubriacone (dal primo piano, si torna al piano americano e percepiamo tutta l’umiliazione del momento). 



Altra caratteristica che contraddistingue lo stile di Hawks è uno straordinario senso del ritmo. I dialoghi sono incalzanti, filano via in un flusso scoppiettante di battute, risultando incredibilmente reali, come ad esempio in Susanna. Per raggiungere questo effetto Howard Hawks chiese ai suoi attori di sovrapporre i dialoghi, generando quindi una sorta di caos controllato che si avvicina molto a ciò che avviene nella realtà. Spesso i personaggi interrompono il proprio interlocutore iniziando a parlargli sopra. Intuizione evidentemente vincente visto il grande apprezzamento delle commedie di un regista capace di firmare con un inchiostro simpatico l’intera sua produzione. 

“Esistono registi di cui si può dire, come di certi scrittori, che non hanno uno stile, almeno evidente, ma che ci fanno entrare in un mondo. Il ritmo dei film di Hawks - o di Rohmer - è il loro stile”. [Morando Morandini]



Simone Manciulli

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