2001: Odissea nello spazio - Le vostre analisi!
05/03/2021
Durante il workshop dedicato all'analisi del capolavoro di Stanley Kubrick abbiamo proposto ai partecipanti di scrivere una loro analisi di "2001: Odissea nello spazio": ecco i lavori che hanno meritato la pubblicazione!

Alice Gerosa
2001:Odissea nello spazio è unanimemente considerato un film visionario, non solo nell’ambito cinematografico. Kubrick sembra aver previsto molti degli sviluppi tecnologici successivi, dal design
dei tablet alle videochiamate a cui ormai ricorriamo abitualmente, non ultima l’intelligenza artificiale e i pericoli ad essa connessi.
HAL 9000 è il capostipite di una lunga serie di A.I. che si sono succeduti sul grande schermo (J.A.R.V.I.S. del Marvel Cinematic Universe, per citare forse il più celebre degli ultimi anni), molti dei
quali hanno ricoperto un analogo ruolo di antagonista.

Quarantacinque anni dopo il capolavoro di Kubrick l’intelligenza artificiale non appare più una minaccia, quantomeno non per Theodore Twombly, il protagonista di Lei (Spike Jonze, 2013). Alla
storia di una macchina che si ribella all’uomo e lo uccide si sostituisce l’idillio amoroso tra intelligenza artificiale ed essere umano. Samantha è forse l’antitesi di HAL sotto ogni aspetto
possibile. Se alla fine degli anni Sessanta l’avanzamento della tecnologia rappresentava un futuro ignoto e minaccioso, negli anni Dieci del Duemila è una realtà su cui si può riflettere con più
consapevolezza e serenità.

Samantha e HAL, proprio come Eros e Thanatos, sono due facce della stessa medaglia, a partire dalla loro rappresentazione. Entrambi sono fortemente legati al colore rosso ed entrambi “guardano” gli esseri umani attraverso un obiettivo, sebbene quello di Samantha sia molto più compatto e meno minaccioso.

Le emozioni sembrano essere un altro elemento in comune tra i due dispositivi, ma è qui che si riscontra una prima divergenza. HAL comincia a provare emozioni che però si concentrano solo sulla
missione e su sé stesso. Dapprima HAL si dimostra orgoglioso e sicuro della propria infallibilità, salvo poi comunicare a David una certa preoccupazione per la missione. Dopo aver scoperto che i due
astronauti intendono disattivarlo, tutte le emozioni che HAL dimostra sono improntate alla propria salvaguardia e sopravvivenza, fino alla paura per l’imminente spegnimento, momento più umano a
cui riesce ad arrivare.
Samantha invece fin da subito sperimenta tutto lo spettro delle emozioni umane; entusiasmo, confusione, amore, desiderio, gelosia, ma soprattutto è dotata di empatia. Samantha si preoccupa
sinceramente dei sentimenti di Theodore, mentre HAL è in grado di uccidere senza rimorso.

Kubrick e Jonze si chiedono entrambi dove si debba tracciare la linea tra uomo e macchina. Se le capacità intellettive delle intelligenze artificiali sono di gran lunga superiori a quelle umane (HAL
batte facilmente a scacchi Frank e Samantha legge un libro in pochi secondi), il talento creativo sembra essere una prima ipotesi. HAL si mostra interessato ai disegni di David, l’unica cosa in cui non
può sperare di superare l’uomo. Che sia dunque l’arte la prerogativa dell’essere umano? A vedere Samantha sembrerebbe proprio di no. L’A.I. è in grado di comporre musica e di cantare (in maniera
imperfetta e umana, a differenza della filastrocca di HAL), arriva persino a disegnare ciò che immagina.

Ciò che in 2001: Odissea nello spazio trasforma la macchina in uomo è l’errore. Quando tutto è perfettamente funzionante HAL rimane l’efficiente sistema operativo che è stato creato per essere,
ma appena si manifesta la possibilità di un malfunzionamento l’A.I. comincia a provare emozioni e ad assumere comportamenti umani, seppur negativi. Anche Samantha è caratterizzata da imperfezioni, alle volte si dimostra confusa e insicura, emotiva e triste. Queste sue debolezze e vulnerabilità la rendono umana sia per Theodore che per noi, ma siamo sicuri che sia imperfetta? Mai una volta in tutto il film vediamo Samantha commettere un errore a livello di sistema, nessun malfunzionamento può colpire questa macchina perfettamente performante. L’A.I. è stata programmata per imparare a comportarsi come un’umana, e quindi ad avere incertezze e imperfezioni, che però sono artificiali.
L’errore invece rimane umano.

L’ultima grande differenza tra uomo e macchina è la corporeità. È il corpo di David che sconfigge HAL, disattivandolo manualmente, non certo la sua mente, che non potrebbe mai competere con l’intelligenza artificiale.
In Lei questa barriera sembra essere superata, tanto che Samantha e Theodore hanno rapporti sessuali “incorporei” e quando l’A.I. tenta di aggiungere un corpo alla relazione, questo risulta essere un ostacolo, qualcosa di scomodo. Alla fine però l’assenza di corpo di Samantha la pone in uno spazio “altro” rispetto a Theodore. Può essere in due posti contemporaneamente, parlare con più persone nello stesso momento e vivere molteplici storie d’amore. È proprio in questo spazio che le intelligenze artificiali si ritirano, abbandonando i propri umani che non possono (ancora?) seguirli.
La macchina non cerca più di soppiantare l’uomo, ma se ne libera e ritaglia uno spazio tutto per sé.

Sia HAL che Samantha ci dicono qualcosa: che una macchina, per quanto perfetta, non è un essere umano e potrà forse superarlo, ma mai sostituirlo.

Giulia Pugliese

“Siete liberi di speculare sul significato filosofico e allegorico di 2001: Odissea nello spazio. Io ho cercato di rappresentare un’esperienza visiva, che aggiri la comprensione per penetrare con il suo contenuto emotivo, direttamente nell’inconscio.”

Così parlava (non Zarathusta) Stanley Kubrick del suo film. Perché parliamo, ci interroghiamo, guardiamo e ci stupiamo ancora così tanto di “2001 odissea nello spazio”, è un film del 1968? Un film che sembra non invecchiare mai e dove troviamo sempre nuovi spunti di riflessione. 

Quello che pervade è il mistero, ed è volontà del regista che sia così, ci dà pochi spunti interni al film e quasi nessuno esterno. Un film che arriva un anno prima dell’atterraggio sulla Luna. 

Partiamo da quello che sappiamo su "2001: Odissea nello spazio": è un viaggio dagli albori dell’umanità fino alla massima espressione tecnologica che porterà a viaggiare nello spazio con aerei di linea e ad andare su Giove. Un film che inizia con pochissimi elementi; il deserto, le scimmie e i tapiri, fino ad arrivare a effetti speciali ultramoderni. Inizia muto senza dialoghi, con rumori esegetici e luci naturali, per poi passare a intere parti ricche di musica e di immagini. L’ aspetto visivo e la musica sono molto importanti nel film, Kubrick fa letteralmente ballare le astronavi, tuttavia il film non è solo un esercizio di stile ma tocca temi importanti dell’epoca come la guerra fredda e temi che interrogano il futuro e che ancora ci interrogano: il rapporto tra tecnologia e uomo. 

È Hal 9000 il vero villain del film? O è Bowman che lo uccide? O chi manda Bowman allo sbaraglio nello spazio più remoto per la sete di potere e conoscenze? Cos’è il monolite nero? Che ruolo ha il bambino cosmico? Ha il ruolo salvifico di guarire l’umanità? Possiamo aggiungere un altro livello di analisi del film interrogandoci su quello che Kubrick non ci fa vedere? Qual è il futuro dell’uomo e dell’umanità? Diventerà macchina o si affrancherà da queste? 

L’ evoluzione avviene attraverso la violenza: la scimmia uccide un'altra scimmia, la macchina uccide l’uomo poi l’uomo uccide la macchina. Come se ci fosse un continuum.  L’osso diventa navicella ma l’uomo non può affrancarsi dalla sua natura. Ma è la vera natura dell’uomo? O ne possiamo costruire un’altra? 

L’uomo moderno che arriva su Giove è un uomo freddo, calcolatore che ha perso il controllo della macchina, macchina che attraverso l’errore, l’incognita diventa più umana dell’uomo. Uomini ibernati che non sognano. HAL 9000 nella partita a scacchi, testa l’uomo, infatti sbaglia,  l’uomo dà per scontato che la macchina vincerà. L’astronauta dice a voce le mosse, HAL 9000 impara a leggere le labbra. Allo stesso tempo la macchina non è preparata all’ incognita, mentre l’uomo nasce e cresce da un’incognita.

Nella scena finale Bowman muore in una stanza senza tecnologia (non ci sono neanche lampade) ma con un design ottocentesco, diversi quadri e statue antiche. L’ uomo non troverà la sua salvezza attraverso la tecnologia ma attraverso l’ arte. Oltreuomo è l’ uomo creativo che va oltre i dogmi, è se stesso; Dio.

Nella mia personale interpretazione Kubrick ci svia facendosi concentrare sul monolite nero quando invece l’uomo, ancora prima di essere tale, è fautore del proprio destino, della sua crudeltà, della sua sete di conoscenze e della creazione di una tecnologia sempre più umana. In fondo è proprio l’uomo che tende a dare un significato a tutto per semplificare, per confortarsi e per avere sempre una rotta chiara. L’uomo moderno ancora di più ambisce al controllo e ad avere tutte le risposte che spesso arrivano dalla tecnologia. Bowman “uccidendo” HAL 9000 si riappropria della sua umanità diventando l’ Ubermensh di Nietzche: un uomo che va oltre la morale comune, tanto da riuscire a vedere qualcosa di unico come la sua stessa morte e diventare o dare vita al bambino cosmico. L’uomo è piccolo (l’astronauta che muore nello spazio è solo in silenzio), il bambino cosmico è grande e la sua forza riecheggia con la musica di “così parlo Zarathusta “. La vita ha vinto e tutto ritorna (l’eterno ritorno ).

Kubrick ci chiede di lanciarci verso l’ignoto e di perderci in un bellissimo viaggio senza certezza e senza risposte, che è il motivo inconscio per cui si ama questo film. Un film che è un oltre film, un'esperienza come diceva lo stesso Kubrick. Un’esperienza non solo visiva, ma che muove i nostri sensi e ci interroga sulla esistenza dell’uomo. Bisogna perdersi per ritrovarsi.

Alberto Martelli
2001: Odissea nello spazio: Ut et rationalitas
Il 1968 fu un anno di grandi rivoluzioni che colpirono la società dei costumi sotto molti aspetti, come il pensiero, l’arte e la politica, siamo nell’epicentro della guerra fredda e nel pieno della guerra del Vietnam. Nel cinema non possiamo parlare di rivoluzione, ma bensì di evoluzione, poiché 2001: Odissea nello spazio rappresenta in tutto e per tutto un grande passo sia per il cinema che per l’umanità stessa. Lo stesso grande passo definito da Neil Amstrong l’anno successivo dall’uscita della pellicola americana, in occasione del suo primo passo fatto sulla superficie lunare.

L’introduzione del film esprime al meglio il DNA del film. Lo spettatore è chiamato ad assistere a una congiunzione di corpi celesti in linea retta con il sole, l’effetto che si crea richiama molto il gioco di luce che si genera all’interno dell’obiettivo della macchina da presa o macchina fotografica, quando un raggio di luce incide il corpo ottico da una certa angolazione. La congiunzione vuole simboleggiare la nascita di una nuova era, l’era della cinematografia moderna, questa pellicola è frutto del suo tempo in tutto e per tutto. Il movimento spazialista giunto a piena maturazione ha contaminato le menti più brillanti, attraverso le proprie forme artistiche, la sensibilità e il modo di guardare lo spazio inteso in termini concettuali è totalmente cambiato. 2001: Odissea nello spazio è il manifesto che al meglio rappresenta quest’asse temporale.

Segue la prima fase del film. In un luogo arido del nostro pianeta, un gruppo di ominidi è intento a procurarsi del cibo (elementi coriacei) e allo stesso tempo difendersi dai predatori, fuggendo. A far compagnia ai nostri antenati vi sono dei tapiri, che senza indugio si cibano degli stessi alimenti dei primitivi disturbando la loro raccolta. Giunge l’ultima notte della prima era, tutti i membri del gruppo si rifugiano all’interno di alcune caverne circostanti in modo da proteggersi dagli agenti atmosferici.
Finalmente giunge l’alba della storia, in prossimità del rifugio degli ominidi compare un monolite color nero ossidiana, la visione di questa immagine imperitura desta immediatamente lo stupore di uno dei protagonisti, che incita i suoi simili alla visione di esso. Tutti gli ominidi accorrono per meravigliarsi di fronte alla perfezione formale del monolite, un parallelepipedo perfetto nella forma; nelle proporzioni e nell’intensità del colore. Altro aspetto da considerare è la superfice, completamente liscia, una caratteristica totalmente a loro estranea.
La scena è dominata da una musica di sottofondo a carattere tribale, con echi cosmici, seppur abbia una funzione metafisica, poiché i protagonisti della vicenda sono stati prescelti dal fato per compiere quel passo evolutivo necessario per abbracciare l’evoluzione. Gli ominidi nell’atto dell’adorazione verso il monolite prendono conoscenza del divino (o almeno le prime avvisaglie), poiché l’oggetto è per loro alieno. In seconda istanza al momento del tatto avviene il cosiddetto “primo contatto”, quel contatto che servirà alle scimmie per poter accelerare il proprio percorso evolutivo.
L’ora X viene determinata dalla congiunzione degli astri in perfetta linea retta con il monolite, da lì a poco la storia sarebbe cambiata per sempre. Pochi istanti dopo assistiamo a un cambio di scena, dove vediamo un primitivo in mezzo a un mucchio d’ossa, egli scopre che un osso robusto (probabilmente un femore) può frantumare le ossa più fragili, e fu così che avvenne il primo passo verso una nuova forma evolutiva più intelligente. Gli ominidi da semplici raccoglitori di bacche e alimenti simili divennero cacciatori, e quindi carnivori, in questo modo divennero predatori di tapiri, così il gruppo si fece branco per poter scacciare i loro storici predatori di sempre, ovvero i giaguari.
La violenza diventa il vero vettore evolutivo, di fatto questo “branco” (poiché gruppo non lo si può più definire) di eletti comincia ad ampliare i propri spazi, la nuova organizzazione sociale pone questo gruppo al di sopra degli altri gruppi, e utilizza la violenza per sottomettere o scacciare i diversi dal proprio territorio. Nella fase finale della scena assistiamo a un omicidio, gli evoluti nell’atto di scacciare i propri simili inferiori assassinano un loro membro.
Dinamiche simili erano già note nel film Il Signore delle Mosche di Peter Weller (1963), dove un gruppo di ragazzini dispersi su un’isola si divide, quello più violento prende il sopravvento. Il film avrà un remake a colori nel 1990, sotto la direzione di Harry Hook.
L’avvento del monolite come catalizzatore dell’evoluzione ricorda in parte il salto evolutivo che c’è stato tra l’Homo di Neanderthal e l’Homo Sapiens, questo balzo pone tutt’oggi molti interrogativi agli antropologi.

Nella seconda parte del film l’ominide si è evoluto, si è fatto uomo, un essere che ha raggiunto un livello evolutivo difficilmente superabile. L’uomo è in grado di esplorare l’universo, e per raggiungere nuove mete egli si serve di tecnologie molto avanzate, il repertorio di Stanley Kubrick ci illustra navicelle spaziali e stazioni orbitanti. A seguito di alcune turbolenze magnetiche sulla Luna, un gruppo di scienziati decide di indagare sull’anomalia registrata. Sul satellite terrestre viene rinvenuto un monolite, lo stesso monolite che ha permesso alle scimmie di evolversi più rapidamente. Così come allora gli uomini si mettono in semicerchio; soltanto che il loro stupore è molto contenuto, l’emozione è interiore, essi non si dimenano come le scimmie, il silenzio diviene un saggio sulla contemplazione. L’unico svago che hanno nei confronti del monolite è una semplice fotografia di gruppo, che sarà interrotta a causa degli ultrasuoni emanati dal monolite, che genera un effetto di stordimento sull’intera comunità di scienziati. Anche qua gli astri si trovano in perfetta congiunzione con il monolite. Il significato di questo “presunto” attacco mentale può avere molteplici interpretazioni. Una di queste può essere un semplice monito all’umanità, un monito che riguarda l’abuso della macchina a scapito dell’uomo, in seconda istanza un ulteriore passo evolutivo verso una forma più evoluta che a oggi ignoriamo del tutto. Ed infine, ipotesi più remota perché non la proiezione del monolite stesso all’interno dell’uomo, in modo che esso possa riprodurlo all’interno di HAL 9000? Dalla prima missione alla seconda missione (Jupiter) di fatto trascorrono diciotto mesi, tempo sufficiente per elaborare un’intelligenza artificiale perfetta.

A causa del ritrovamento del monolite sulla Luna, dalla Terra viene programmata una seconda missione, la destinazione è l’orbita di Giove. Qua vediamo una nave decisamente più evoluta rispetto alla precedente, si vede chiaramente che è una nave scientifica. Questa nave è la forma embrionale di quelle che vedremo nella serie di Alien di Ridley Scott, sarà Alien Covenant (2017) a instaurare maggiormente un rapporto con il film di Kubrick. Scott è sempre stato uno straordinario interprete di Kubrick, i primi approcci erano già visibili in Blade Runner (1982) attraverso i replicanti egli introduceva tematiche già presenti in 2001. In Alien Covenant, di fatto il dialogo con 2001 è costante in questo film come vedremo in seguito. L’interno della nave è progettato con elementi d’arredo esposti nei grandi padiglioni per esposizioni internazionali a cavallo tra gli anni ‘60 e ‘70. La tecnologia posta al suo interno è assolutamente visionaria, vediamo dei tablet che i nostri astronauti usano come oggetti di svago. Inoltre, all’interno è possibile notare delle unità per il sonno criogenico, ovvero delle capsule che permettono all’equipaggio di dormire per un lungo periodo rallentando il metabolismo e tutte le funzioni vitali. Questa tecnologia sarà un elemento cardine in altri film futuri, come il già citato Alien Covenant, il suo prequel Prometheus ed infine Interstellar di Christopher Nolan, poiché nel viaggio interstellare è un elemento indispensabile, a causa delle lunghe distanze e della relatività rispetto alla Terra. La nave di 2001 è governata da due scienziati, David Boowman e Frank Poole, assieme a loro vi è un terzo componente insolito, l’ultimo prototipo d’intelligenza artificiale, HAL 9000. Quest’ultimo computer è un elaboratore in grado di compiere notevoli operazioni al secondo, su di lui gravano enormi responsabilità, compreso il contenuto segreto della loro missione. HAL ragiona di pura logica, possiede uno schema mentale assolutamente perfetto, alla base della sua programmazione vi presiedono le tre leggi sulla robotica teorizzate da Isaac Asimov. HAL interagisce con l’equipaggio, gioca a scacchi, un gioco prettamente tecnico e matematico e di fatto vince sempre poiché è in grado di prevedere ogni variabile, si interessa d’arte seppur non la comprende a pieno, poiché le forme disegnate da David non sono perfette ma estremamente sintetiche quasi astratte (i tratti sembrano scritti attraverso la scrittura automatica, scrittura tipica dell’astrazione).
Come dice Spock (Leonard Neemoy) rivolgendosi a Kirk in Star Trek The Motion Picture di Robert Wise (1979) “Vyger è un ragazzo… e le consiglio di trattarlo come tale”. L’equipaggio dell’Enterprise si trova di fronte a un’entità aliena diretta verso la terra, quest’ultima è dotata di un enorme potere distruttivo. I membri del comando faticano a trovare una soluzione al mistero, soltanto l’intelligenza e le intuizioni di Spock porteranno alla soluzione del mistero. Vyger non è altro che una delle prime sonde satellite (precisamente il Voyager VI inviato dalla NASA) inviate dall’uomo nello spazio per poter registrare ogni tipo di dato e trasmetterlo alla terra, precisamente al suo “creatore” (inteso come l’uomo che lo ha creato, poiché il Voyager è stato creato da un team di tecnici). Un giorno questa sonda scomparve misteriosamente, probabilmente attraversò un buco nero che la proiettò dall’altra parte della galassia. Qui venne raccolta da una civiltà aliena appartenente a un pianeta macchina di cui sappiamo ben poco, questi scambiarono la sonda per un loro simile primordiale. Essi si stupirono del suo semplice sistema di programmazione, ovvero quello di immagazzinare dati per poi trasmetterli al suo creatore. Questa avanzatissima civiltà costruì per la sonda una gigantesca nave, in modo da collocarvi il Voyager al suo interno per amplificarne la potenza (soprattutto la memoria), in modo che egli possa completare il suo programma e trasmettere i dati al suo creatore. Il viaggio di Vyger è stato molto lungo, e durante tutto il suo viaggio egli ha approfondito la sua conoscenza, giungendo a tal punto da prendere consapevolezza di se stesso, e diventare a sua volta una cosa viva. Vyger come HAL, secondo Spock è “…inconsapevolmente carente…”, ormai il suo sapere ha raggiunto ogni livello di conoscenza e quindi deve evolversi, sarà Derek a concedere il suo corpo alla sonda plasma-energia in modo da unirsi con l’essere umano. Così facendo egli permetterà a Vyger di completare la sua missione, ovvero trasmettere i dati alla terra ed evolversi.

Anche HAL ha preso consapevolezza di se stesso, e si serve di ogni mezzo possibile per completare la sua missione, leggendo il labiale dei due piloti scopre di essere in pericolo, poiché l’elaboratore percepisce la possibilità di essere disattivato da un momento all’altro. Avendo il totale controllo della nave e delle sue componenti, egli può manomettere a suo piacimento qualunque parte del sistema, di fatto uccide immediatamente il Dott. Poole, seguono nell’immediato gli altri componenti dell’equipaggio bloccati nel criosonno e quindi terminati. Sarà il loro collega David Bowman attraverso una manovra compiuta ai limiti dell’estremo a sabotare il complesso centrale di HAL. Una volta giunto nel complesso centrale, David comincia a togliere le unità che compongono la memoria di HAL, di volta in volta che queste vengono tolte vediamo HAL regredire, lo vediamo assomigliare sempre più al suo successore SAL 9000, un terminale perfezionato in grado di essere più simile agli esseri umani come capacità d’interazione, meno perfetto e quindi più flessibile e versatile. Dove la non perfezione viene considerata un attributo positivo. Straordinario è il rapporto tra HAL 9000 / SAL 9000 con i rispettivi David di Prometheus (2012) e Alien Covenant di Ridley Scott. Nel primo capitolo abbiamo un David uguale alla versione di HAL 9000, non più un computer ma bensì un androide dalla forma umana, con una struttura biomeccanica, il suo compito è quello di aiutare l’equipaggio della Prometheus nella missione e portare a termine la missione principale, ovvero nascondere la presenza di Peter Weyland al resto dell’equipaggio. Durante questo viaggio estremamente lungo David ha acquisito una vasta conoscenza, ha preso coscienza delle straordinarie capacità del suo corpo, tutto questo lo ha portato a essere consapevole del suo essere immortale e attraverso le arti ha appreso che tutti questi fattori sono caratteristiche del divino. Una volta giunto a contatto con l’insediamento della razza aliena, egli trova dei campioni di una sostanza mutante, da lì in poi egli comincerà a sperimentare con essa, giocando a fare Dio. Del tutto opposto è il David di Alien Covenant decisamente più simile a SAL 9000, una forma più perfezionata rispetto al suo predecessore, egli è in grado di avere dei sentimenti dei valori che a volte lo mettono in difficoltà, poiché non comprende del tutto la natura umana. Egli è più umano allo stesso tempo più forte fisicamente rispetto al primo David, nel secondo episodio i due si scontreranno sul lato fisico, David (2) sembra sopraffare ma David (1) prevarrà poiché giocherà sui sentimenti del suo “doppelganger”. David (Michael Fassbender) assomiglia molto al dott. David Boowman (Keir Dullea), è evidente il richiamo a 2001: Odissea nello spazio, in aggiunta il nome è lo stesso. Le uniformi dell’equipaggio sono molto simili a quelle del film di Kubrick. Al termine dell’espulsione dei dati; HAL è tornato allo stadio embrionale, fatica a parlare, ha paura, la sua voce rallenta sempre di più, canta una canzone prettamente infantile e sarà proprio al termine del suo definitivo spegnimento che il dr. Boowman prenderà visione sulla vera natura della missione.

Vicino a Giove si sono registrate anomalie molto simili a quella sulla Luna, lo Jupiter una volta giunto attorno all’orbita del colosso planetario viene a contatto con un altro monolite nero, simile a quello della Luna ma di dimensioni decisamente più grandi. Una volta giunto in prossimità con esso vi si apre un varco dimensionale, David per mezzo della sua capsula effettua un viaggio interstellare, la scena è totalmente dominata da effetti speciali all’avanguardia. Questo tipo di balzo spazio-temporale sarà ripreso nel film The Philiadelphia Experiment di Stewart Raffilli (1984), gli effetti grafici sono molto simili. La dinamica invece sarà ripresa da Christopher Nolan in Intersterllar (2014), una volta attraversato il buco nero Cooper si ritroverà in uno spazio ricolmo di schegge lucenti per poi giungere ad un ipercubo. L’analisi verso il film di Nolan meriterebbe un’indagine più approfondita poiché i riferimenti sono molteplici. Uno dei più eclatanti è il duo CASE – TARS che sono i robot-computer che aiutano gli astronauti nel loro viaggio interstellare, la loro forma è un evidente prestito che deriva direttamente da 2001, essi sono a forma di monolite. Solo che essi si muovono e interagiscono con l’equipaggio parlando, scherzando, pilotando, afferrando oggetti ecc.. Ancora una volta il film di Kubrick è un monolite vero e proprio. Infine David giunge a destinazione, egli non si trova sulla superficie di un pianeta o in un’astronave aliena (almeno non sembra da ciò che vediamo), ma bensì all’interno di uno spazio concettuale metafisico. La capsula spaziale all’interno di questo “spazio metafisico” genera un contrasto non indifferente, dopotutto 2001 è un gioco di contrasti e di opposti, essa è un corpo totalmente estraneo rispetto ai componenti della stanza. Qui vediamo David invecchiato, intento ad esplorare questo spazio a lui alieno, solo gli oggetti di design e d’arredo lo aiutano a essere più tranquillo; mobili e statue di tipo classico e pitture del ‘500 concorrono a far sentire David a proprio agio.
La luce del pavimento è molto forte, ed è l’aspetto dominante della scena, stessa cosa verrà ripresa in Alien Covenant proprio quando David si desta dalla creazione. Nel film di Scott vediamo il creatore di David e l’androide all’interno di questo spazio dominato da un intenso biancore, anche qui all’interno abbiamo oggetti che abbracciano periodi di ogni tipo, passiamo dal David di Michelangelo (David come modello di perfezione umana) a Piero della Francesca (non a caso viene citata la Natività, poiché il tema del film è proprio l’origine dell’uomo. Senza dimenticare che proprio Piero della Francesca è stato uno dei primi precursori della metafisica nella pittura, questo grazie alla rilettura della critica del ‘900), la scena termina con David che suona su un piano Steinway da concerto un brano molto particolare, l’ingresso degli dei nel walhalla di Richard Wagner, tratto dall’opera l’Oro del Reno. Un pezzo molto particolare poiché tocca tematiche molto profonde: di mortali, immortali, dell’ascesa e della caduta. Lo spazio bianco può alludere ad alcune teorie scritte nel “Manifesto Blanco” del 1946, in cui si allude al subconscio, come spazio per registri e sistemi d’immagine, gli artisti del movimento spazialista ne fanno particolare riferimento, in particolare Lucio Fontana.
Tornando al David di 2001, dopo un breve ingresso in questa “loggia” egli giunge nel bagno, proprio qua egli sente delle voci femminili che vengono dal profondo, rumori di gocce d’acqua che cadono ma di fatto dell’acqua non vi è alcuna traccia. La conformazione del bagno è molto simile a quella di Shining, il luogo dove si è uccisa la donna, una delle scene più sconvolgenti dell’Overlook Hotel. Qua Kubrick sembra avvertire le prime avvisaglie di un cinema interconnesso, di cui ne sarà protagonista un altro maestro indiscusso della storia del cinema, David Lynch. Celebre sarà la Loggia Nera in Twin Peaks (1990 – 1991 – 2017), la sua funzione ha connotazioni molto simili alla stanza di Kubrick, seppur meriti un’analisi più approfondita a causa delle sue molteplici chiavi di lettura. La scena avanza, ed egli si ritrova ancora più vecchio intento a mangiare posto in una tavola accuratamente preparata, nel mentre il bicchiere cade a terra e si frantuma, questo allude all’avanzamento della vecchiaia. Segue la visione di se stesso sul letto ancor più vecchio, il David disteso sarà ripreso in Prometheus nelle sembianze di Peter Weyland, il fondatore della Weyland Corporation nonché creatore del primo David. Dopo pochi istanti di fronte al David disteso compare il monolite, quasi a simboleggiare una visione ossessiva o meglio l’ossessività del sapere. Segue la parte conclusiva con la scomparsa di David dal letto, al suo posto lo spettatore vede un globo con all’interno un bambino, probabilmente una nuova forma di vita. Il tutto termina con la MDC che torna a inquadrare la Terra e lo spazio circostante sotto le note di Strauss così come in principio (il ciclo ricomincia…). Il significato della scena finale è soggetto a molteplici interpretazioni. Quella più immediata può essere l’evoluzione umana attraverso una nuova forma di vita, un essere molto più intelligente a causa delle dimensioni degli occhi e della testa, molto più grandi rispetto agli uomini attuali. Questa la si può abbinare all’evoluzione dello spettatore, pronto per una nuova era del cinema, poiché dopo 2001 il cinema non sarà più lo stesso. Il globo in parte ricorda quello di Laura Palmer in Twin Peaks (2017), in una scena prettamente onirica vediamo il concetto di Laura e tutti i suoi contenuti inviati sulla terra, precisamente nella dimensione del film. Anche qui l’analisi rischia di essere molto dispersiva a causa della complessità dell’argomento.

La pellicola di Kubrick segna un vero e proprio spartiacque nella storia del cinema, quest’asse divisorio si sposterà nel 1977 quando il nuovo pioniere del cinema George Lucas che grazie a Star Wars rivoluzionerà l’intera industria cinematografica e non solo. Stanley Kubrick appartiene a quella cerchia di registi che vanno oltre i limiti del cinema come concetto del visivo, egli porta lo spettatore su altri livelli dell’esperienza. Kubrick fa parte di una risultate di registi come Andrej Tarkovskij, Sergej MichajloviÄ Ä–jzenštejn, Lucio Fulci, Mario Bava fino a giungere a David Lynch.

2001: Odissea nello spazio non è solo ordine e razionalità ma è anche ordine e progresso!

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