In occasione della retrospettiva organizzata da Bergamo Film Meeting, abbiamo deciso di dedicare la nostra classifica settimanale al grande Miloš Forman.
Ecco i suoi 5 film più belli!
5° posto: L’asso di picche

L’esordio alla regia di MiloÅ¡ Forman è un’indagine girata in un raffinato bianco e nero sul mondo dei teenager: lungi dal voler dipingere un quadro tetro o politicamente impegnato, il cineasta si limita a pedinare gli adolescenti nella loro spensierata frenesia, carica di piccoli dolori e della goffaggine con cui si approcciano alle più disinvolte ragazze. Senza una precisa trama, secondo i dettami del nuovo cinema europeo di rottura nato all’inizio degli anni ’60, si avvicendano sequenze pittoriche di danze (il lungo inserto del ballo), concerti, canzoni, inseguimenti (Petr alle prese con un taccheggiatore), scambi, in un flusso di parole e movimento tipicamente figlio del suo tempo. Un’opera prima di spessore.
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4° posto: Al fuoco, pompieri!

Tragicomico e malinconico come solo il cinema dell’Est Europa sa essere, Al fuoco pompieri! è uno dei film più importanti e maturi della prima parte di carriera di MiloÅ¡ Forman. Dosando attentamente la comicità agrodolce, il regista costruisce un tenero ritratto di un gruppo di uomini di mezza età totalmente inetti, incapaci non solo di organizzare una festicciola di paese ma anche (e soprattutto) di dare un senso alla propria divisa e alla propria missione. Sfiorando il grottesco in alcune sequenze (la fuga delle aspiranti miss con il bailamme che ne segue, la “premiazione†dell’ex capo) il ballo dei pompieri diventa metafora di tutti i fallimenti e di tutte le circostanze assurde che costellano le nostre vite: un valzer crepuscolare e buffo al contempo che si conclude, amaramente, su una bellissima nota onirica nel finale.
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3° posto: Taking Off

Il primo film del ceco MiloÅ¡ Forman girato negli States è un’efficace commedia sullo scontro generazionale, particolarmente acuito dalla siderale distanza originatasi tra i reduci della Seconda guerra mondiale e i loro figli hippie, immersa nello spirito flower power annebbiato e psichedelico di inizio anni Settanta. Con una fulminante apertura su una straordinaria galleria di figure femminili impegnate in un casting (tra cui spicca una giovanissima Kathy Bates nell’insolito ruolo di cantautrice folk) e con brillante sense of humor, il regista ci guida in un ironico percorso di riscoperta del sé visto dalla prospettiva genitoriale.
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2° posto: Amadeus

Tratto dall’omonimo lavoro teatrale di Peter Shaffer, che firma anche la sceneggiatura, Amadeus è un ritratto del celeberrimo compositore austriaco, indubbiamente romanzato ma anche di notevole spessore. Eccessivo, sguaiato, infantile, spendaccione eppure capace di toccare vette divine: il Mozart ritratto straordinariamente da Hulce è un guitto angelico, un folle cherubino, vittima di se stesso e del suo talento inumano. A fare da contrappunto alla sua malata vitalità il segaligno Salieri, timorato di Dio e incapace di comprendere come un «fanciullo osceno» possa essere stato scelto dal suo Signore come strumento di grazia ineguagliabile. Un’opera di grande potenza formale e narrativa, premiata con otto Oscar.
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1° posto: Qualcuno volò sul nido del cuculo
