Adam Driver e Marion Cotillard nel final trailer del musical Annette di Leos Carax
05/08/2021
Henry (Adam Driver) e Ann (Marion Cotillard) sono due artisti di successo: stand-up comedian lui, cantante lirica lei. La loro relazione e la loro carriera potrebbero però subire un improvviso cambiamento con la nascita della prima figlia, Annette.

«So May We Start?»: è lo stesso Leos Carax che, un po’ come nel precedente e potentissimo Holy Motors, dà il via all’azione della pellicola, prendendo in prestito anche il titolo della prima canzone degli Sparks, autori della colonna sonora che attraversa questa vera e propria opera-rock. La musica infatti è onnipresente, tanto che col passare dei minuti ci si dimentica che il film è (quasi) tutto cantato: la sceneggiatura, ridotta all’osso, sta tutta lì, in canzoni che non definiscono solo la psicologia dei personaggi, ma proprio i dialoghi che si scambiano tra loro. C’è tantissima carne al fuoco nel sesto lungometraggio di Carax e una miriade di riferimenti (King Vidor, tra questi) che riescono ad affascinare e a irritare allo stesso tempo: la durata non aiuta ma, nel corso di una visione a tratti confusa e non sempre coesa al punto giusto, ci si trova davanti una lunga serie di sequenze di grandissimo cinema. Annette è un lungometraggio rapsodico, squarciato da sprazzi di una potenza visiva impressionante, che però Carax finisce per allungare a dismisura innamorandosi anche troppo delle sue immagini. Il fascino e le suggestioni sono comunque talmente forti da farci subire un bombardamento audiovisivo che raccoglie le performance dei personaggi in scena, il rapporto tra realtà e finzione, il tema dell’identità e quello della famiglia, metanarrazione, eros e thanatos e tanto altro ancora. Moltissimo per un solo lungometraggio che non si accontenta e non si ferma mai, viaggiando in maniera altalenante tra momenti eccessivamente kitsch e notevolissime impennate (tra cui la conclusione e la scena del processo), spesso valorizzate dall’uso che Carax fa della macchina da presa (si veda il piano-sequenza con protagonista il direttore d’orchestra come esempio). Un film sicuramente imperfetto, ma vibrante, in cui il pubblico è chiamato a ragionare e a interpretare. Tra i meriti, la strepitosa prova di Adam Driver che raggiunge livelli forse mai toccati prima in carriera. Annette è stato scelto come film d’apertura della 74esima edizione del Festival di Cannes e ha vinto il Premio alla miglior regia.
Uno dei film più attesi dell'anno, che non vediamo l'ora di vivere in sala. Per ingannare l'attesa, ecco il final trailer:

«So May We Start?»: è lo stesso Leos Carax che, un po’ come nel precedente e potentissimo Holy Motors, dà il via all’azione della pellicola, prendendo in prestito anche il titolo della prima canzone degli Sparks, autori della colonna sonora che attraversa questa vera e propria opera-rock. La musica infatti è onnipresente, tanto che col passare dei minuti ci si dimentica che il film è (quasi) tutto cantato: la sceneggiatura, ridotta all’osso, sta tutta lì, in canzoni che non definiscono solo la psicologia dei personaggi, ma proprio i dialoghi che si scambiano tra loro. C’è tantissima carne al fuoco nel sesto lungometraggio di Carax e una miriade di riferimenti (King Vidor, tra questi) che riescono ad affascinare e a irritare allo stesso tempo: la durata non aiuta ma, nel corso di una visione a tratti confusa e non sempre coesa al punto giusto, ci si trova davanti una lunga serie di sequenze di grandissimo cinema. Annette è un lungometraggio rapsodico, squarciato da sprazzi di una potenza visiva impressionante, che però Carax finisce per allungare a dismisura innamorandosi anche troppo delle sue immagini. Il fascino e le suggestioni sono comunque talmente forti da farci subire un bombardamento audiovisivo che raccoglie le performance dei personaggi in scena, il rapporto tra realtà e finzione, il tema dell’identità e quello della famiglia, metanarrazione, eros e thanatos e tanto altro ancora. Moltissimo per un solo lungometraggio che non si accontenta e non si ferma mai, viaggiando in maniera altalenante tra momenti eccessivamente kitsch e notevolissime impennate (tra cui la conclusione e la scena del processo), spesso valorizzate dall’uso che Carax fa della macchina da presa (si veda il piano-sequenza con protagonista il direttore d’orchestra come esempio). Un film sicuramente imperfetto, ma vibrante, in cui il pubblico è chiamato a ragionare e a interpretare. Tra i meriti, la strepitosa prova di Adam Driver che raggiunge livelli forse mai toccati prima in carriera. Annette è stato scelto come film d’apertura della 74esima edizione del Festival di Cannes e ha vinto il Premio alla miglior regia.
Uno dei film più attesi dell'anno, che non vediamo l'ora di vivere in sala. Per ingannare l'attesa, ecco il final trailer: