Alain Delon, il bello e dannato del cinema europeo
18/08/2024
Alain Delon (8 novembre 1935 – 18 agosto 2024) è stato il volto che ha dominato i rotocalchi a cavallo tra gli anni '60 e i '70. Tabloid, programmi tv, conferenze stampa, eventi mondani, pubblicità, il volto dell’attore francese ha fatto letteralmente il giro del mondo, facendosi ambasciatore dello stile europeo e dell’eleganza francese, Delon è stato il simbolo della mascolinità moderna: i tratti fini e raffinati dell’eterno fanciullo velati dal fascino di un animo fragile e tormentato. Il personaggio Delon (come affermò lo stesso attore) divenne un’etichetta, un gioco di aspettative a cui tutti (lui compreso) volevano giocare.


Dietro quella bellezza eterea che ha contribuito a rendere grande il personaggio mediatico (lo stile imposto da Delon affascinò persino l’Asia), probabilmente si è sempre celato un ragazzino dall’infanzia travagliata, nel cui destino, proprio come in quello del padre, proprietario di un piccolo cinema della provincia francese, c’era il cinema. L’iconicità di Delon sta certamente in larga parte nel fascino del “bello e dannato”, una perfetta amalgama tra raffinatezza e tormento, un lato oscuro figlio di alcune esperienze che segnarono la sua infanzia: il divorzio dei genitori prima e il collegio poi, contribuirono a forgiare il suo carattere ribelle.

Delon fa il suo esordio al cinema nel 1957, ma è l’anno successivo a segnare un momento importante nella vita dell’attore: nel 1958 Delon incontrerà Romy Schneider, una delle donne della sua vita, sul set de L’amante pura. La travagliata e appassionata relazione tra le due star del cinema coinvolse i lettori e gli spettatori di tutto il mondo e contribuì a scolpire l’icona maledetta di Delon. La storia d'amore tra i due finì con un biglietto e un mazzo di rose rosse, ma il loro rapporto restò talmente forte da portare Delon a imporre la presenza di Romy nel film La piscina (1969) di Jacques Deray, film di culto che proiettò nell’immaginario collettivo la statuaria immagine dell’attore, sdraiato a bordo vasca.


L’attore francese ha recitato con registi del calibro di Luchino Visconti e Jean-Pierre Melville e il suo volto è stato in particolar modo associato al genere polar (un connubio tra noir e poliziesco). Premiato con l’Orso d’oro alla carriera nel 1995 e con la Palma d’oro onoraria nel 2019, vogliamo riproporvi 5 interpretazioni iconiche, in rigoroso ordine cronologico, del “bello e dannato” del cinema europeo.

1. ROCCO E I SUOI FRATELLI di Luchino Visconti (1960)


Delon interpreta Rocco che, insieme alla madre e ai suoi fratelli, si trasferisce a Milano per raggiungere il fratello maggiore. Tra convivenza forzata, difficoltà economiche e tumultuose tresche amorose, la situazione precipita verso un vortice di soprusi e violenze. Un indimenticabile melodramma, potente e viscerale, che ha fatto la storia de cinema italiano e non solo.

2. IL GATTOPARDO di Luchino Visconti (1963)


Alain Delon interpreta Tancredi, il nipote del Principe Don Fabrizio di Salina (Burt Lancaster). Maestoso ritratto della fine di uno specifico modello dei rapporti tra classi sociali, in cui l'inesorabile scorrere del tempo scandisce un glorioso passato che si proietta verso un futuro incerto, la pellicola risulta un'opera fondamentale per la splendida ricostruzione storica, le magnifiche scene di massa e l'impeccabile direzione degli attori.

3. FRANK COSTELLO FACCIA D'ANGELO di Jean-Pierre Melville (1967)


Delon interpreta Frank Costello, un sicario solitario che viene incaricato di uccidere un importante uomo d'affari. Melville dà vita a un polar esistenzialista, in cui dialoghi e azioni sono limitati al minimo e a contare maggiormente non è tanto la trama quanto la descrizione di uno stato d'animo. Il regista, infatti, mette in scena il dramma della solitudine umana esplicitata da un personaggio che sembra privo di emozioni e che vive la propria inquietudine in maniera silente e naturale, consapevole della sua condizione di emarginato e del destino di morte che lo attende. Memorabile.

4. I SENZA NOME di Jean-Pierre Melville (1970)


Film in cui i protagonisti sono accomunati dalla solitudine, dalla malinconia e da un senso di fatalismo, consapevoli di un destino di sconfitta che li attende ma non per questo refrattari a prendere l'iniziativa, uomini fuori dal tempo e maschere dolenti cui non resta che aspettare la morte in un mondo dilaniato da profonde inquietudini esistenziali e da un cinismo spietato. Straordinaria prova di un cast che riunisce talenti come Alain Delon, Gian Maria Volonté, Yves Montand e Bourvil.

5. LA PRIMA NOTTE DI QUIETE di Valerio Zurlini (1972)


Il film racconta la provincia romagnola con un nichilismo e romanticismo, in un mirabile equilibrio che raramente si è visto al cinema in altre occasioni. Grazie a un cast affascinante (indimenticabile lo “Spider” interpretato da Giancarlo Giannini), Zurlini costruisce una galleria di personaggi gravati da colpe “veniali” ma che nondimeno si arrendono a un'esistenza senza possibili redenzioni. Basterebbero solo la sequenza in discoteca sulle note di Domani è un altro giorno di Ornella Vanoni e il tragico finale a restituire la grandezza del film, un decadente apologo, lucido e amarissimo, che è anche un esemplare documento d'epoca. Memorabile Alain Delon in una prova di dolente intensità.

Simone Manciulli

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