The Amusement Park: la storia del film "perduto" di George A. Romero
25/06/2021
Nel 1968, George A. Romero rivoluzionò per sempre il genere horror ed inaugurò il filone dei film sugli zombie, dirigendo il suo primo film La notte dei morti viventi. Cinque anni dopo, mentre stava lavorando a La città verrà distrutta all'alba, il regista venne avvicinato dalla Lutheran Society, che voleva realizzare un film educativo incentrato sul cattivo trattamento degli anziani da parte della società.
Intitolato The Amusement Park, il film fu l'unico lavoro su commissione di Romero, il quale non partecipò neanche alla stesura della sceneggiatura, scritta da Walton Cook. A quanto pare, il risultato finale risultò talmente inquietante che la Lutheran Society non lo rilasciò mai. Tanto che il film ha visto la luce solo negli ultimi giorni, 48 anni dopo la sua realizzazione. "So che molte persone hanno usato la parola 'perduto', ma non è stato proprio perso", ha affermato Suzanne Desrocher-Romero, vedova del regista e presidente della fondazione che porta il suo nome. "Più corretto dire che fosse stato accantonato, credo. Era un PSA. Doveva essere mostrato nei centri comunitari della Lutheran Society", ha poi aggiunto.
Suzanne non era assolutamente al corrente di questo titolo espunto nella filmografia del marito. Il film, infatti, era stato praticamente dimenticato fino a quando una copia in 16 millimetri saltò fuori nel 2017, poco tempo prima che Romero morisse. Ed era stato perfino proiettato al Torino Film Festival, come parte di un tributo al regista.
"Sono stata praticamente il suo guardiana dal 2005, e non l'avevo mai sentito menzionare questo film, in nessuna delle sue interviste. Una nostra amica, Julia, che è una programmatrice del Torino Film Festival, aveva il film. Mi ha dato il 16, che ho messo nel mio ufficio, e un DVD", ha detto Suzanne, che successivamente ha guardato la pellicola col marito "tre o quattro settimane" prima della sua morte.
"Devo dire che sono rimasta a bocca aperta", ha rivelato. "Prima di tutto, è persino difficile da descrivere. È così unico, è tagliente, è ancora rilevante. C'è ancora Romero dappertutto. Gli ho detto, 'Che diamine? Non ne hai mai parlato". E lui: "Beh, era una cosa della comunità. Non era niente".
Il film, dalla durata di 53 minuti, è interpretato da Lincoln Maazel, che sarebbe poi comparso nel film cult del regista del 1977, Wampyr.
L'attore, inizialmente, si rivolge direttamente al pubblico per illustrare la premessa del film, dopodiché appare come un vecchio malconcio e insanguinato in abito bianco, seduto all'interno di una stanza completamente bianca. Una seconda versione dell'uomo, più elegante e interpretata sempre da Maazel, entra e parla col suo alter ego. Alla fine della scena esce e finisce in un parco di divertimenti.
Il vecchio, inizialmente felice di essere lì, muta la sua gioia in orrore quando vede, attraverso scenari onirici, altri anziani come lui trattati con disprezzo e in modo disumano sia dal personale del parco che dagli altri visitatori. "Andiamo in un parco di divertimenti per divertirci, per dimenticare i nostri problemi e gli ostacoli della nostra vita", ha commentato Suzanne a proposito della metafora centrale del film. "Un parco divertimenti serve a divertirsi. Ma per questo signore, non così tanto".
Il resto del film gira intorno ai soprusi che gli anziani affrontano in questo viaggio al luna park, metafora della vita: vengono incolpati di un "incidente" sull'autoscontro, sono ignorati al bar e perfino accusati di essere dei pedofili, se visti seduti vicino a dei bambini. Come se non bastasse, una figura in tunica e maschera mortuaria si aggira silenziosamente per il parco, in agguato dietro al protagonista, che viene anche derubato e picchiato.
Quando torna nella stanza bianca, insanguinato, col vestito sporco e i capelli arruffati, ci rendiamo conto che il vecchio è lo stesso della prima scena, e i cicli orribili continuano così senza fine.
Alla fine, The Amusement Park come detto risultò troppo inquietante e grottesco per la Lutheran Society, la quale mise la pellicola sullo scaffale e se ne dimenticò. Suzanne ha rivelato che non avevano alcuna registrazione della sua commissione quando lei si mise in contatto con l'organizzazione: "Probabilmente pensavano che fosse un po' più tagliente di quanto avrebbero voluto. Anche quando sono andata al dipartimento di gerontologia dell'Università di Pittsburgh e ho mostrato loro il film, hanno pensato che fosse troppo tagliente. Erano completamente presi alla sprovvista. Quindi immagino che nel 1973 si sarebbero sentiti allo stesso modo".
Suzanne lanciò la fondazione no-profit George A. Romero Foundation subito dopo la morte del marito, stabilendo come primo obiettivo il restauro di The Amusement Park e il reintegro di questo tassello rimosso nella filmografia romeriana.
Fonte: The Film Stage
Intitolato The Amusement Park, il film fu l'unico lavoro su commissione di Romero, il quale non partecipò neanche alla stesura della sceneggiatura, scritta da Walton Cook. A quanto pare, il risultato finale risultò talmente inquietante che la Lutheran Society non lo rilasciò mai. Tanto che il film ha visto la luce solo negli ultimi giorni, 48 anni dopo la sua realizzazione. "So che molte persone hanno usato la parola 'perduto', ma non è stato proprio perso", ha affermato Suzanne Desrocher-Romero, vedova del regista e presidente della fondazione che porta il suo nome. "Più corretto dire che fosse stato accantonato, credo. Era un PSA. Doveva essere mostrato nei centri comunitari della Lutheran Society", ha poi aggiunto.
Suzanne non era assolutamente al corrente di questo titolo espunto nella filmografia del marito. Il film, infatti, era stato praticamente dimenticato fino a quando una copia in 16 millimetri saltò fuori nel 2017, poco tempo prima che Romero morisse. Ed era stato perfino proiettato al Torino Film Festival, come parte di un tributo al regista.
"Sono stata praticamente il suo guardiana dal 2005, e non l'avevo mai sentito menzionare questo film, in nessuna delle sue interviste. Una nostra amica, Julia, che è una programmatrice del Torino Film Festival, aveva il film. Mi ha dato il 16, che ho messo nel mio ufficio, e un DVD", ha detto Suzanne, che successivamente ha guardato la pellicola col marito "tre o quattro settimane" prima della sua morte.
"Devo dire che sono rimasta a bocca aperta", ha rivelato. "Prima di tutto, è persino difficile da descrivere. È così unico, è tagliente, è ancora rilevante. C'è ancora Romero dappertutto. Gli ho detto, 'Che diamine? Non ne hai mai parlato". E lui: "Beh, era una cosa della comunità. Non era niente".
Il film, dalla durata di 53 minuti, è interpretato da Lincoln Maazel, che sarebbe poi comparso nel film cult del regista del 1977, Wampyr.
L'attore, inizialmente, si rivolge direttamente al pubblico per illustrare la premessa del film, dopodiché appare come un vecchio malconcio e insanguinato in abito bianco, seduto all'interno di una stanza completamente bianca. Una seconda versione dell'uomo, più elegante e interpretata sempre da Maazel, entra e parla col suo alter ego. Alla fine della scena esce e finisce in un parco di divertimenti.
Il vecchio, inizialmente felice di essere lì, muta la sua gioia in orrore quando vede, attraverso scenari onirici, altri anziani come lui trattati con disprezzo e in modo disumano sia dal personale del parco che dagli altri visitatori. "Andiamo in un parco di divertimenti per divertirci, per dimenticare i nostri problemi e gli ostacoli della nostra vita", ha commentato Suzanne a proposito della metafora centrale del film. "Un parco divertimenti serve a divertirsi. Ma per questo signore, non così tanto".
Il resto del film gira intorno ai soprusi che gli anziani affrontano in questo viaggio al luna park, metafora della vita: vengono incolpati di un "incidente" sull'autoscontro, sono ignorati al bar e perfino accusati di essere dei pedofili, se visti seduti vicino a dei bambini. Come se non bastasse, una figura in tunica e maschera mortuaria si aggira silenziosamente per il parco, in agguato dietro al protagonista, che viene anche derubato e picchiato.
Quando torna nella stanza bianca, insanguinato, col vestito sporco e i capelli arruffati, ci rendiamo conto che il vecchio è lo stesso della prima scena, e i cicli orribili continuano così senza fine.
Alla fine, The Amusement Park come detto risultò troppo inquietante e grottesco per la Lutheran Society, la quale mise la pellicola sullo scaffale e se ne dimenticò. Suzanne ha rivelato che non avevano alcuna registrazione della sua commissione quando lei si mise in contatto con l'organizzazione: "Probabilmente pensavano che fosse un po' più tagliente di quanto avrebbero voluto. Anche quando sono andata al dipartimento di gerontologia dell'Università di Pittsburgh e ho mostrato loro il film, hanno pensato che fosse troppo tagliente. Erano completamente presi alla sprovvista. Quindi immagino che nel 1973 si sarebbero sentiti allo stesso modo".
Suzanne lanciò la fondazione no-profit George A. Romero Foundation subito dopo la morte del marito, stabilendo come primo obiettivo il restauro di The Amusement Park e il reintegro di questo tassello rimosso nella filmografia romeriana.
Fonte: The Film Stage