Analisi del film Collateral di Michael Mann
29/04/2024
A seguito delle lezioni svolte all'interno del corso di Film Critic & Festival Programmer alla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti di Milano, abbiamo chiesto agli studenti di scrivere delle loro analisi e interpretazioni di film a loro scelta.
Collateral, analisi di Mehmet Cokgezici
<<Anche gli incontri casuali seguono le vie del destino!>> (cit. Haruki Murakami)
Collaterale, etimologicamente: 1- disposto o distribuito su uno o ambedue i lati; 2- Che è o sta a lato, di fianco, in senso proprio.
È un film che rientra perfettamente nel genere di thriller e azione, diretto da uno dei maestri di regia di questo genere degli ultimi 30 anni di Hollywood.
Ma è solo un film di azione, di thriller, di pistole che sparano, di poliziotti e killer? No!
A mio parere è un bellissimo e spettacolare esempio di un film che inserendosi perfettamente in un genere cinematografico molto proficuo nell’industria, è anche altro.
È un film che racconta ed espone sia con metafore, simboli e narrativamente il bipolarismo dell’essere umano, dall’Eros al Thanatos, dal cinismo contrapposto alla sensibilità umana, dalla routine abitudinario all’importanza dell’improvvisazione, e per finire dal pragmatismo alla passività.
È molto interessante cogliere e seguire durante tutto il film questi bipolarismi presenti entrambi personaggi, Max e Vincent. In alcuni casi come effetto col-laterale l’uno all’altro, in alcuni casi come contraddizione interna al singolo personaggio, tra l’azione che compiono e quello che dicono (soprattutto Vincent). Un po' come, in molti casi, nella drammaturgia cinematografica.
Per quanto riguarda l’eros (la scintilla di interesse reciproco tra Max, uno dei due protagonisti del film e Annie, la figura femminile della trama, avvocato della procura degli U.S.A.) e Thanatos (rappresentato da Vincent, un killer di professione).
Ma anche il bipolarismo tra il cinismo e il positivismo/sensibilità; tra la routine della vita e l’imprevedibilità e la novità che possono accadere in una notte di Los Angeles; tra la rappresentazione del personaggio e le loro azioni che contraddicono le loro battute espresse.
Da quando Vincent (il killer interpretato magistralmente da un Tom Cruise cattivo) sale sul taxi di Max (Jamie Foxx) sosterrà quasi per intero film l’importanza del adeguarsi alle situazioni e dell’improvvisazione (bellissima la metafora simbolica e narrativa della musica jazz e il monologo di Vincent: << non si ferma alla melodia, va al di là delle note, non è quello che ti aspetti, è improvvisazione … >> ) ma non è quello che farà per tutta la durata della sua missione, ovvero lui stesso seguirà una routine ben salda del suo lavoro come sicario.
Si pensi solo a tutte le sue sparatorie per uccidere i suoi obbiettivi (due proiettili sul petto sinistro e uno sulla fronte. E continua in questa metodologia di spari anche sul treno, pur avendo di fronte a sé la porta d’acciaio, ovvero due proiettili all’altezza del petto e uno all’altezza della fronte).
Lui pur sostenendo l’importanza dell’improvvisazione come un pilastro della sopravvivenza << Dobbiamo farlo rendere al massimo, improvvisare, adattarci all’ambiente. Darwin, I-Ching, dobbiamo seguire il flusso! >> non seguirà questa sua filosofia di vita, ma verrà accolto dal personaggio che sta sull’altro lato della medaglia, Max.
E proprio Max, che fino a quella sera che è stato un tassista sognatore passivo di un’impresa di limousine, ammirandole sui cataloghi durante i suoi pasti, un procrastinatore per indole. Ma grazie all’incontro con Vincent che si sveglierà da questo suo passivismo nella vita, sicuramente spinto dalla necessità di sopravvivenza (Darwin, che viene citato per due volte, prima da Vincent e poi da Max) saprà adeguarsi alle situazioni, improvvisando e seguendo il flusso che riuscirà a salvare, prima sé stesso e poi la procuratrice degli Stati Uniti.
Perché sarà lui che farà propria l’importanza dell’improvvisazione nei << destini incrociati, coincidenze cosmiche >> (Vincent) e che porterà alla loro salvezza nell’ultima sparatoria sul treno. Una sparatoria metodica (ma non funzionale di Vincent, centrando la porta intercomunicanti dei vagoni) ad una sparatoria casuale e di necessità di Max, ma che colpirà l’addome di un killer sicario professionista, il quale verrà ucciso dalla fatalità delle pallottole vaganti.
Come l’imprevedibilità casuale dell’apparizione di due coyote, un incontro incredulo e contemplativo dei due protagonisti durante la loro corsa notturna in una Los Angeles da 17 milioni di abitati.
Un’allegoria della teoria darwiniana della sopravvivenza della specie che riesce adeguarsi all’ambiente circostante o l’ineluttabilità del destino?
Collateral, analisi di Mehmet Cokgezici
<<Anche gli incontri casuali seguono le vie del destino!>> (cit. Haruki Murakami)
Collaterale, etimologicamente: 1- disposto o distribuito su uno o ambedue i lati; 2- Che è o sta a lato, di fianco, in senso proprio.
È un film che rientra perfettamente nel genere di thriller e azione, diretto da uno dei maestri di regia di questo genere degli ultimi 30 anni di Hollywood.
Ma è solo un film di azione, di thriller, di pistole che sparano, di poliziotti e killer? No!
A mio parere è un bellissimo e spettacolare esempio di un film che inserendosi perfettamente in un genere cinematografico molto proficuo nell’industria, è anche altro.
È un film che racconta ed espone sia con metafore, simboli e narrativamente il bipolarismo dell’essere umano, dall’Eros al Thanatos, dal cinismo contrapposto alla sensibilità umana, dalla routine abitudinario all’importanza dell’improvvisazione, e per finire dal pragmatismo alla passività.
È molto interessante cogliere e seguire durante tutto il film questi bipolarismi presenti entrambi personaggi, Max e Vincent. In alcuni casi come effetto col-laterale l’uno all’altro, in alcuni casi come contraddizione interna al singolo personaggio, tra l’azione che compiono e quello che dicono (soprattutto Vincent). Un po' come, in molti casi, nella drammaturgia cinematografica.
Per quanto riguarda l’eros (la scintilla di interesse reciproco tra Max, uno dei due protagonisti del film e Annie, la figura femminile della trama, avvocato della procura degli U.S.A.) e Thanatos (rappresentato da Vincent, un killer di professione).
Ma anche il bipolarismo tra il cinismo e il positivismo/sensibilità; tra la routine della vita e l’imprevedibilità e la novità che possono accadere in una notte di Los Angeles; tra la rappresentazione del personaggio e le loro azioni che contraddicono le loro battute espresse.
Da quando Vincent (il killer interpretato magistralmente da un Tom Cruise cattivo) sale sul taxi di Max (Jamie Foxx) sosterrà quasi per intero film l’importanza del adeguarsi alle situazioni e dell’improvvisazione (bellissima la metafora simbolica e narrativa della musica jazz e il monologo di Vincent: << non si ferma alla melodia, va al di là delle note, non è quello che ti aspetti, è improvvisazione … >> ) ma non è quello che farà per tutta la durata della sua missione, ovvero lui stesso seguirà una routine ben salda del suo lavoro come sicario.
Si pensi solo a tutte le sue sparatorie per uccidere i suoi obbiettivi (due proiettili sul petto sinistro e uno sulla fronte. E continua in questa metodologia di spari anche sul treno, pur avendo di fronte a sé la porta d’acciaio, ovvero due proiettili all’altezza del petto e uno all’altezza della fronte).
Lui pur sostenendo l’importanza dell’improvvisazione come un pilastro della sopravvivenza << Dobbiamo farlo rendere al massimo, improvvisare, adattarci all’ambiente. Darwin, I-Ching, dobbiamo seguire il flusso! >> non seguirà questa sua filosofia di vita, ma verrà accolto dal personaggio che sta sull’altro lato della medaglia, Max.
E proprio Max, che fino a quella sera che è stato un tassista sognatore passivo di un’impresa di limousine, ammirandole sui cataloghi durante i suoi pasti, un procrastinatore per indole. Ma grazie all’incontro con Vincent che si sveglierà da questo suo passivismo nella vita, sicuramente spinto dalla necessità di sopravvivenza (Darwin, che viene citato per due volte, prima da Vincent e poi da Max) saprà adeguarsi alle situazioni, improvvisando e seguendo il flusso che riuscirà a salvare, prima sé stesso e poi la procuratrice degli Stati Uniti.
Perché sarà lui che farà propria l’importanza dell’improvvisazione nei << destini incrociati, coincidenze cosmiche >> (Vincent) e che porterà alla loro salvezza nell’ultima sparatoria sul treno. Una sparatoria metodica (ma non funzionale di Vincent, centrando la porta intercomunicanti dei vagoni) ad una sparatoria casuale e di necessità di Max, ma che colpirà l’addome di un killer sicario professionista, il quale verrà ucciso dalla fatalità delle pallottole vaganti.
Come l’imprevedibilità casuale dell’apparizione di due coyote, un incontro incredulo e contemplativo dei due protagonisti durante la loro corsa notturna in una Los Angeles da 17 milioni di abitati.
Un’allegoria della teoria darwiniana della sopravvivenza della specie che riesce adeguarsi all’ambiente circostante o l’ineluttabilità del destino?