Analisi di Bad Guy
04/05/2024
A seguito delle lezioni svolte all'interno del corso di Film Critic & Festival Programmer alla Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti di Milano, abbiamo chiesto agli studenti di scrivere delle loro analisi e interpretazioni di film a loro scelta.
Analisi di Bad Guy di Samuele Consoletti
Bad Guy (2002) di Kim Ki-duk è un film crudo che ribadisce l’atteggiamento caratterizzante tutta la sua filmografia: ostinazione, rivolta, provocazione. Nonostante vengano trattate tematiche complesse quali corporeità, sessualità, violenza e perversione, il film del regista sudcoreano è poesia pura, capace di coinvolgere tutte le emozioni umane proprio per il suo essere fuori dall’ordinario, la sua volontà di osare e di rappresentare la vita.
In un incipit dal forte impatto Hang-gi, personaggio archetipo di Kim Ki-duk: reietto, muto e solitario, si invaghisce di una ragazza, Sun-hwa, alla quale “ruba” con violenza un bacio. Nella scena successiva, sfogliando un libro su Egon Schiele, Sun-hwa viene folgorata dall’opera intitolata Abbraccio a tal punto che decide di strapparla. Il pittore austriaco adottando un punto di vista a volo d’uccello mette lo spettatore nel ruolo di “guardone” intento a osservare un momento di intimità dolce ma, allo stesso tempo, malinconica e passionale. La veemenza dei sentimenti si esprime soprattutto per mezzo di una pittura tumultuosa, i due amanti sembrano destinati all’inesorabile distacco, ma le loro anime resteranno per sempre legate in quell’abbraccio disperato. I suoi lavori, sensuali e ruvidi, spesso con soggetti inquieti e dal difficile passato, fanno di lui un personaggio romantico con il quale Kim Ki-duk può facilmente identificarsi.
Con pennellate larghe, dettagli delicati, incisioni grezze e lacerazioni violente, Kim Ki-duk dipinge un mondo crudele nel quale si aggirano corpi martoriati, violentati, rubati rappresentanti un erotismo triste che riflette uno stato d’animo doloroso e tormentato. Il rapporto che si instaura tra i due protagonisti è tra vittima e carnefice e il tema del voyeurismo emerge nel momento in cui si scopre che il protagonista spia da dietro un falso specchio la donna desiderata e resa prostituta.
Tuttavia, la rappresentazione voyeuristica e provocante dell’amplesso si arrende al grande gesto del simbolo. Lo spettatore/osservatore viene invitato a esperire il concetto di amplesso in tutte le sue implicazioni corporali e spirituali: nel coito si cela anche la paura dell’isolamento umano. Come diceva Bataille, la comunicazione che confonde insieme due persone, attratte l’una dall’altra, dipende dalla nudità delle loro ferite. Il loro amore rivela che essi non vedono l’uno nell’altro, il loro essere, ma la loro ferita e il loro bisogno di perdersi. Non vi è, quindi, desiderio più grande di quello del ferito per un’altra ferita.
Così come nella Sposa del vento di Oskar Kokoschka, anche nell’opera di Schiele gli amanti soli si abbracciano su lenzuola accartocciate che ricordando il mare infrangersi sulla battigia. Non a caso è proprio sulla riva del mare che i due protagonisti si sono già incontrati, ritornano, si ritrovano per non lasciarsi più. Ora pensano con una sola mente, si muovono con un’unico corpo, amano con lo stesso cuore. I demoni se ne sono andati. La poesia però rimane, incastonata in un cinema unico e immortale.
Samuele Consoletti
Analisi di Bad Guy di Samuele Consoletti
Bad Guy (2002) di Kim Ki-duk è un film crudo che ribadisce l’atteggiamento caratterizzante tutta la sua filmografia: ostinazione, rivolta, provocazione. Nonostante vengano trattate tematiche complesse quali corporeità, sessualità, violenza e perversione, il film del regista sudcoreano è poesia pura, capace di coinvolgere tutte le emozioni umane proprio per il suo essere fuori dall’ordinario, la sua volontà di osare e di rappresentare la vita.
In un incipit dal forte impatto Hang-gi, personaggio archetipo di Kim Ki-duk: reietto, muto e solitario, si invaghisce di una ragazza, Sun-hwa, alla quale “ruba” con violenza un bacio. Nella scena successiva, sfogliando un libro su Egon Schiele, Sun-hwa viene folgorata dall’opera intitolata Abbraccio a tal punto che decide di strapparla. Il pittore austriaco adottando un punto di vista a volo d’uccello mette lo spettatore nel ruolo di “guardone” intento a osservare un momento di intimità dolce ma, allo stesso tempo, malinconica e passionale. La veemenza dei sentimenti si esprime soprattutto per mezzo di una pittura tumultuosa, i due amanti sembrano destinati all’inesorabile distacco, ma le loro anime resteranno per sempre legate in quell’abbraccio disperato. I suoi lavori, sensuali e ruvidi, spesso con soggetti inquieti e dal difficile passato, fanno di lui un personaggio romantico con il quale Kim Ki-duk può facilmente identificarsi.
Con pennellate larghe, dettagli delicati, incisioni grezze e lacerazioni violente, Kim Ki-duk dipinge un mondo crudele nel quale si aggirano corpi martoriati, violentati, rubati rappresentanti un erotismo triste che riflette uno stato d’animo doloroso e tormentato. Il rapporto che si instaura tra i due protagonisti è tra vittima e carnefice e il tema del voyeurismo emerge nel momento in cui si scopre che il protagonista spia da dietro un falso specchio la donna desiderata e resa prostituta.
Tuttavia, la rappresentazione voyeuristica e provocante dell’amplesso si arrende al grande gesto del simbolo. Lo spettatore/osservatore viene invitato a esperire il concetto di amplesso in tutte le sue implicazioni corporali e spirituali: nel coito si cela anche la paura dell’isolamento umano. Come diceva Bataille, la comunicazione che confonde insieme due persone, attratte l’una dall’altra, dipende dalla nudità delle loro ferite. Il loro amore rivela che essi non vedono l’uno nell’altro, il loro essere, ma la loro ferita e il loro bisogno di perdersi. Non vi è, quindi, desiderio più grande di quello del ferito per un’altra ferita.
Così come nella Sposa del vento di Oskar Kokoschka, anche nell’opera di Schiele gli amanti soli si abbracciano su lenzuola accartocciate che ricordando il mare infrangersi sulla battigia. Non a caso è proprio sulla riva del mare che i due protagonisti si sono già incontrati, ritornano, si ritrovano per non lasciarsi più. Ora pensano con una sola mente, si muovono con un’unico corpo, amano con lo stesso cuore. I demoni se ne sono andati. La poesia però rimane, incastonata in un cinema unico e immortale.
Samuele Consoletti