Analizzando Megalopolis
12/11/2024
Riceviamo e con piacere pubblichiamo quest'analisi di Megalopolis scritta da Claudia Ronchi


Monumentale, sconfinato, caparbio. Presentato in anteprima mondiale al Festival di Cannes 2024, Megalopolis è l’ultima fatica dell’85enne regista Francis Ford Coppola. Per capire la portata dell’opera, si può partire notando l’impossibilità di classificare il film in un unico genere. IMDB lo “tagga” come “epic, sci-fi epic, tragedy, drama, fantasy, sci-fi”; più conservatrice Wikipedia che gli attribuisce i generi fantascienza, drammatico, fantastico, thriller, sentimentale. Tuttavia, la definizione più calzante ce la dà Coppola direttamente quando, nei primi fotogrammi, subito dopo il titolo appare la scritta “A tale”, una favola. Il risultato, comunque lo si voglia inquadrare, è il monumentale lavoro che vediamo scorrere sugli schermi per 138 minuti e che consacra Coppola nel pantheon dei maestri assoluti della 7a arte. Non perché il film sia un capolavoro, ma perché ancora una volta esprime la visione sconfinata e lucida di questo regista che dal 1962 non smette di mettersi in gioco. Ancora una volta con Megalopolis Coppola non si è posto confini e barriere: come è stato per Apocalypse Now e Un sogno lungo un giorno, ha rischiato e investito tanto di suo. In Megalopolis Coppola ci porta in una New York, che però si chiama New Rome, e qui seguiamo le vicende, che si intrecciano nella vita politica e sociale della città, dell’architetto Cesar Catilina (Adam Driver) che vuole trasformare la metropoli in un posto più vivibile, anche per le categorie più disagiate, sfruttando le innovative caratteristiche di un nuovo materiale (il Megalon) da lui inventato. Le proposte di Catilina, ovviamente, non vengono accolte a braccia aperte dall’èlite che governa la metropoli, in particolare dal sindaco Franklyn Cicero (Giancarlo Esposito) e da Clodio Pulcher (Shia La Boef). Catilina è sostenuto dallo zio Hamilton Crasso III (Jon Voight) e dalla figlia di Cicero, Julia Cicero (Nathalie Emmanuel), che diventa la seconda moglie di Catilina. Il senso di colpa per l’assenza della prima moglie è la ragione che induce Catilina ad una vita dissoluta che solo Julia riesce a rimettere sulla retta via. In tutto questo c’è un satellite russo che si sta per abbattere sulla terra, una rampante giornalista, Wow Platinum (Aubrey Plaza), che, scaricata da Catilina, cerca vendetta sposandosi con Crasso e facendo poi comunella con Clodio per eliminare l’architetto dai loro piani di conquista del potere, un popolo in rivolta contro i potenti e molto altro ancora. La trama da soap opera, però, non deve ingannare perché è l’elemento su cui Coppola fa leva per esprimere la sua filosofia, la sua visione e speranza per il futuro che, nel film, viene rappresentato dalla figlia di Catilina e Julia (“Stai tenendo in braccio il futuro” dice Julia al padre quando finalmente Cicero accetta la relazione tra la figlia e l’archistar). Il film non risparmia nessuna commistione di riprese, di tecnologia, di linguaggi diversi, incurante di essere coerente o lineare, anzi. Tuttavia, l’intento è di trasportarci nella mente di un uomo che, in sessant’anni di carriera ha saputo immaginare tanto, andando anche oltre l’immaginabile, e ce lo dimostra. Come ci dice Coppola, Megalopolis è una favola e come tale la dobbiamo vedere pensando più alla caparbietà inossidabile del regista che non al risultato.

 
Claudia Ronchi
 

 

 

 

 

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