Bergamo Film Meeting: Petr Zelenka a Milano
09/03/2016
In occasione della 34a edizione del Bergamo Film Meeting (5 - 13 marzo 2016) il festival, in collaborazione con il Centro Ceco di Milano, dedica la personale completa, nell’ambito della sezione EUROPE NOW! Cinema europeo contemporaneo, a Petr Zelenka. Autore cinematografico e teatrale, già noto al pubblico di Bergamo – in concorso nel 1998 con Knoflíkári (Bottonieri t.l.), dove vince il primo premio, e nel 2006 con Príbehy obycejného sílenství (Wrong Side Up, terzo premio) – Zelenka (Praga, 1967) è tra i registi cechi più apprezzati, riconosciuti e premiati a livello internazionale. Convinto dell’importanza e della predominanza della scrittura sulla regia nel processo creativo di un’opera, ha scritto e sceneggiato tutti i suoi film e lavori teatrali. Nel 1998, il lungometraggio Knoflíkári riceve il Tiger Award al festival di Rotterdam e quattro Czech Lion dall’Accademia di Cinema e Televisione Ceca. Nel 2000, scrive la sceneggiatura di Samotari (Loners), che diviene presto campione d’incassi nella Repubblica Ceca. Con il film Rok Äábla (Year of the Devil) vince il Crystal Globe all’edizione 2002 di Karlovy Vary e sei Czech Lion, tra cui Miglior Regia e Miglior Film. Príbehy obycejného sílenství (2005) è tratto da una sua commedia teatrale di successo, che nel 2004 è stata rappresentata in Europa e in Canada. Karamazovi (I fratelli Karamazov, 2008), originale trasposizione del romanzo di Dostoevskij, fa il suo debutto internazionale nella selezione ufficiale del 43° Karlovy Vary International Film Festival, dove si aggiudica una Menzione Speciale della Giuria e il Premio FIPRESCI. Il film riceve inoltre due Czech Lion (Miglior Regia e Miglior Film) e agli Oscar del 2008 rappresenta la Repubblica Ceca come miglior film straniero. Il suo lavoro di drammaturgo è tradotto e portato in scena in tutta Europa. La commedia satirica Lost in Munich (Ztraceni v MnichovÄ›, Persi a Monaco, 2015) racconta la storia assurda del pappagallo del primo ministro francese Edouard Daladier, testimone degli Accordi di Monaco del 1938, invitato molti anni dopo in Repubblica Ceca ad una conferenza stampa per ripetere le parole memorizzate allora. Il film denuncia gli stereotipi e i miti del popolo ceco sugli Accordi di Monaco del 1938, che portò all'annessione di vasti territori della Cecoslovacchia prima della seconda guerra mondiale. Eletto miglior film del 2015 dall'Accademia Ceca di Cinema e Televisione, Lost in Munich sarà presentato in anteprima italiana a Bergamo Film Meeting. Zelenka è anche autore di serie televisive, come la fortunata Terapie, prodotta da HBO, grande successo in Repubblica Ceca. Durante la masterclass alla Civica Scuola di Cinema, aperta al pubblico, il regista ha chiaramente espresso la sua opinione sull'industria cinematografica americana, definendola un business e spiegando le difficoltà dell'Europa in tal senso: «Si tratta di una guerra, che esiste dagli anni '30, e gli americani stanno vincendo». Molta strategia, poca arte, secono Zelenka, il quale ha difeso gli strenui tentativi europei di combattere la mera corsa al profitto, enfatizzata dall'avvento della digitalizzazione, e di creare un mondo sullo schermo. «Il processo narrativo americano si concentra ossessivamente sul personaggio, in un contesto che poco ha a che vedere con il mondo reale; il desiderio è semplicemente di schierarsi, senza alcuna volontà di catarsi». Il regista ha poi parlato del suo Karamazovi, spiegandone gli aspetti tecnici (la fotografia basata su diverse sfumature di nero, le difficoltà del suono in presa diretta) e definendo l'approccio artistico come documentaristico: «Il tutto è stato ispirato dalla mia prima scrittura teatrale, e da qui l'idea di seguire gli attori mentre provavano. Mi hanno accusato di aver realizzato un'opera triste, ma non è vero, è solo un processo catartico attuato dall'arte. L'arte fa dimenticare le brutture della vita, dà astrazione». D. Secondo lei almeno il 98% del cinema americano non merita di essere conosciuto. Esiste qualche eccezione? R. Certo che ne esistono. Un esempio è Abel Ferrara, autore che ha girato cose meravigliose, e altre meno. Il problema, di fatto, è la logica di distribuzione, che obbliga ad acquistare i film “per pacchettoâ€: il rischio è che, in esso, ci sia un film bello per molti altri brutti. D. Lei ha il controllo totale sulle sue opere, dalla scrittura alla regia; questo influisce, in una prospettiva autoriale? R. Influisce nella misura in cui c'è una produzione forte, che riesca a collegare ed equilibrare due elementi non connessi tra loro. L'autorialità, a dispetto della logica statunitense del profitto, è una necessità: basti pensare al cinema francese. Petr Zelenka presenzierà al cinema Beltrade (Via Oxilia 10, Milano) giovedì 10 marzo 2016, per l'anteprima di Lost in Munich (ore 20.00) e la proiezione di Karamazovi (I fratelli Karamazov), alle ore 22.00.

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