BiFest 2017 / Lezione di cinema di Jacques Perrin e Luciano Tovoli
03/05/2017

“I movimenti di macchina di Valerio cercavano l’anima. Valerio filmava i sentimenti.†E’ il ricordo commosso del regista Valerio Zurlini a dominare la lezione di cinema tenuta a Bari durante il BiFest dall’attore francese Jacques Perrin. Affiancato dal direttore della fotografia Luciano Tovoli, tra i massimi maestri della luce del cinema italiano, Perrin ha rievocato la genesi e la lavorazione del film “Il deserto dei tartariâ€, proiettato prima della masterclass, per cui Tovoli fu direttore della fotografia. “Avevo letto il libro di Dino Buzzati ed ero rimasto affascinato dalla forza di quel testo. Come produttore mi misi quindi al lavoro per una trasposizione cinematografica. Con Zurlini avevo realizzato due film per me molto importanti, “La ragazza con la valigia†(1961) e “Cronaca familiare†(1962), e mi ero innamorato del suo modo di girare. Scelsi lui come regista. Poi, uno ad uno, contattammo gli attori e, a sorpresa, tanti grandissimi nomi furono felici di accettare, attratti dalla potenza del testo di Buzzati. Qualche volta i sogni si realizzano.†A proposito di quella che fu l’ultima pellicola girata da Zurlini, Perrin ricorda: “Il film è una grande metafora sulla morte e quando lo girò Zurlini era malato e stanco. Sentiva quindi il film in modo particolare e questo gli ha conferito un’atmosfera distante e sospesa.†Una lavorazione non semplice, divisa tra Cinecittà e la maestosa fortezza nel deserto di Bam, in Iran. “La luce nel deserto è implacabileâ€, ricorda Luciano Tovoli, “Giravamo in condizioni atmosferiche spesso proibitive, inviando ai laboratori di Roma la pellicola girata senza avere la possibilità di controllarla. Valerio si fidava ciecamente di me, era l’epoca in cui il cinema era ancora basato sulla fiducia. Oggi il cinema è diventato materia per i notai.â€

Una amicizia storica quella tra Perrin e Tovoli, nata quasi per caso durante la lavorazione  del film “Un uomo a metà†(1966) di Vittorio De Seta. “In quel film io facevo l’operatore di macchina e Jacques interpretava il ruolo del protagonista. Un giorno, a pranzo, davanti ad un piatto di spaghetti, gli chiesi che cosa avrebbe voluto fare da grande. Il produttore, mi rispose. Io il regista, replicai. E Jacques: “Allora raccontami una storia!â€. Una carriera, quella di produttore, che Perrin avrebbe intrapreso di lì a breve, seguendo scelte coerenti con la sua personale idea di impegno. “Il cinema non potrà cambiare completamente la società, come può farlo una rivoluzione, ma può contribuire a migliorarla. Il primo film che ho prodotto è stato un film politico come  “Z†(1969) di Costa-Gavras. In anni più recenti il mio interesse si è rivolto verso l’ambiente e le tematiche ecologiste. In film come “Il popolo migratore†(2001) o “Oceans†(2009) ho cercato di regalare allo spettatore un punto di vista sulla realtà diverso, che può essere quello degli uccelli in volo o delle creature sottomarine. Tutti gli esseri viventi sul pianeta sono importanti. Senza di loro l’uomo sulla terra sarebbe terribilmente solo.â€

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