"Chiamami col tuo nome": le vostre analisi!
15/12/2021
Durante il workshop dedicato all'analisi del film di Luca Guadagnino abbiamo proposto ai partecipanti di scrivere una loro analisi di "Chiamami col tuo nome": ecco il lavoro che ha meritato la pubblicazione!

Luca Guadagnino: da Call Me by Your Name (CMBYN) a We Are Who We Are (WAWWA)
di Alessandro B.

WAWWA è la prima serie TV diretta da Luca Guadagnino, scritta con Francesca Manieri e Paolo Giordano e prodotta da HBO. Sono molti i punti di contatto con CMBYN di cui può essere considerata un'estensione narrativa e teorica, a partire da un titolo di 5 parole e da due brevi e quasi invisibili cameo dei protagonisti del film precedente, Timothée Chalamet e Armie Hammer; si tratta certamente di un progetto ancora più ambizioso dove il regista siciliano riprende in maniera sempre più matura tutti i temi che hanno contraddistinto la sua altalenante filmografia e dove non mancano alcuni evidenti elementi autobiografici. La struttura è apparentemente quella di una teen story tradizionale, con il gruppo di amici, la grande storia d'amore, la fine dell'estate e l'avanzare dell'inverno ma il racconto assume ben presto una dimensione decisamente più complessa affrontando scontri generazionali, culturali e sessuali.

Assolutamente emblematico è l'incipit della prima puntata: un gruppo di tre persone che parlano inglese arriva all'aeroporto di Venezia: una donna tra i quaranta e i cinquant'anni dal fisico statuario, un'altra donna più giovane e minuta ed un ragazzo bizzarro ed irrequieto, ad aspettarli una donna di colore cordiale ma deferente con autista; ben presto scopriamo che non si tratta di turisti di riguardo, la prima donna (Chloe Sevigny) è il Colonnello Sarah Wilson che sta per assumere il comando di una base Nato collocata ai margini della laguna veneta con sua moglie Maggie, anche lei militare ed il figlio Fraser (Jack Dylan Grazer): nei primi minuti abbiamo subito una chiara dichiarazione del tema principale che verrà affrontato in tutta la serie, l'omosessualità (ma forse sarebbe più corretto usare il termine transgender, inteso come superamento della concezione binaria della sessualità) come condizione di normalità e la ricerca di un equilibrio tra identità ed ambizioni personali e convenzioni culturali e sociali, e tutto viene collocato in un contesto, quello militare, che molto spesso tende a negarlo e respingerlo.

Fraser è il protagonista indiscusso: si tratta di un adolescente che da New York viene proiettato nella provincia italiana al seguito di una madre che alterna momenti di tenerezza nel privato con il rigore e la disciplina richiesti dal suo ruolo. Il loro è un rapporto contrastato e viscerale ed il figlio dichiara apertamente di odiare il lavoro della madre. Fraser si mostra freddo e distaccato, ma è un ragazzo sensibile e riservato, benché esteriormente appariscente con i capelli ossigenati e le unghie dipinte; è un grande appassionato di moda, indossa vistosi capi ed accessori di stilisti contemporanei che lo fanno apparire sempre originale ma spesso fuori contesto. Tende ad esagerare con l'alcol e benché sia attratto da vari personaggi maschili è ancora molto confuso sul suo orientamento sessuale. Il suo arrivo, come elemento alieno all'interno di un gruppo di coetanei minaccerà l'equilibrio di un ambiente in apparenza sereno ma intrinsecamente precario.

Coprotagonista è Caitlin, una ragazzina originale ed affascinante, cresciuta sempre all'interno di basi militari, che pur provenendo da una famiglia modello, esteriormente "normale", nasconde dubbi e turbamenti che esploderanno dopo l'incontro con Fraser. Molto interessante dal punto di vista della messa in scena il fatto che nella prima puntata vediamo Fraser scoprire l'ambiente ed i personaggi che lo circondano, mentre nella seconda ci vengono riproposte le stesse situazioni dal punto di vista della ragazza.

Anche la base Nato, minuziosamente ricostruita in una caserma dismessa, gioca un ruolo centrale: si tratta di un'America in miniatura, un microcosmo dove i soldati statunitensi e le loro famiglie possono ricostruire la quotidianità a cui sono abituati, tra supermarket, fast food, cinema, mega schermi che trasmettono partite di baseball ed un mini college tanto simile a quelli che siamo abituati a vedere in film e serie TV a stelle e strisce. Importante anche la collocazione temporale, tra l'estate ed il dicembre 2016, all'epoca della campagna elettorale tra Hillary Clinton e Donald Trump, conclusa con l'elezione di quest'ultimo, nei confronti del quale non nascondono le proprie simpatie molti dei militari, anche quelli di colore.

Come in CMBYN i rapporti con i pochi personaggi italiani sono piuttosto limitati e forse si tratta dell'elemento di maggior debolezza dell'intera serie, perchè in questo caso gli spunti di partenza erano promettenti, mentre decisamente più interessante è il contesto geografico. Se in CMBYN l'ambientazione anni Ottanta aveva indotto la produzione a collocare gran parte della narrazione all'interno di una grande villa con giardino e nei suoi dintorni, in questo caso il regista sceglie di evitare la vicina Venezia, preferendo la più operaia Chioggia, con le sue spiagge, i suoi canali e le sue strade poco famose ma non meno suggestive. Alcune delle sequenze più originali sono girate in porzioni isolate e selvagge della laguna veneta che con un po' di immaginazione possono ricordare il Bayou, le inquietanti paludi della Louisiana.

Un approfondimento meriterebbe la colonna sonora che spazia da Anna Oxa a CCCP a classici di Rolling Stones, Radiohead e David Bowie a musica indie contemporanea. Fraser è costantemente con le cuffie nelle orecchie ed il suo idolo è il cantautore inglese Dev Hynes (Blood Orange), la cui storia personale si adatta bene agli argomenti della serie, che ha composto le musiche originali e con una sua esibizione dal vivo contribuisce al climax dell'ultima puntata.

In conclusione possiamo affermare che questo progetto possa essere accostato a pieno titolo a quelle opere che negli ultimi anni hanno posto al centro dell'attenzione il mondo degli adolescenti, soprattutto nel delicato momento della scoperta della sessualità e della propria identità di genere, il riferimento va allo spaesamento rappresentato da Gus van Sant in Paranoid Park (2007), alla disperazione distruttiva di Climax (2018) di Gaspar Noè, alla violenza selvaggia di Harmony Korine (da cui è stata spesso utilizzata la protagonista Chloe Sevigny), alla mancanza di certezze di Bling Ring (2013) di Sofia Coppola, al rapporto contrastato tra un figlio problematico ed una madre sola ed apprensiva visto in J'ai tué ma mère (2009) e Mommy (2014) di Xavier Dolan, alle prime esperienze affettive e sessuali (La vita di Adèle - 2013) e alle spensierate sequenze in spiaggia di un gruppo multietnico (Mektoub, my Love - 2017) di Abdellatif Kechiche.

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