Cinema e videogiochi: a che punto è la convergenza e la contaminazione tra le due forme espressive
03/02/2021
Con l’avvento delle nuova console di ultima generazione, è sempre più evidente, sia per le scelte narrative sia per l’avanzamento tecnologico, una convergenza netta tra l’universo videoludico e quello cinematografico. Alcuni esperti hanno espresso le proprie convinzioni, soprattutto in passato (quando ancora si cercava di ragionare sulla definizione del videogame) sulle tante differenze che intercorrevano tra i due mondi, ma è ormai opportuno sostenere i numerosi punti in comune che in parte cercheremo di ripercorrere di seguito. 

In prima istanza è constatabile come il videogame utilizzi, senza ombra di dubbio, alcune tecniche del linguaggio cinematografico. Quando iniziamo a fruire di un videogioco non prendiamo solamente parte ad una modalità interattiva (il gameplay), in cui abbiamo il totale controllo del nostro avatar, ma essa si alterna ad una modalità più spettatoriale: istanti in cui assistiamo ad un video utile ai fini narrativi, magari necessari per introdurre un nuovo personaggio o per la spiegazione di una nuova missione da portare a termine. Questi “intervalli”, tecnicamente definiti dal linguaggio videoludico cut-scene, attingono a pieno dal linguaggio cinematografico, avvalendosi del montaggio e delle inquadrature. Nei primi periodi in cui si cominciava a fare un uso massiccio delle cut-scene, spesso anche girando le scene in live action con il supporto di attori in carne ed ossa che recitano grazie al supporto della performance capture, alcuni esperti del settore non hanno accolto con entusiasmo l’incremento di questa tendenza: ritenevano che un videogioco più simile a un film rischiava di diventare un prodotto poco giocabile

Ma siamo così sicuri che l’interruzione dell’attività interattiva possa in qualche modo snaturare un videogioco? Probabilmente no! Perché è vero che il videogioco nasce con lo scopo di creare un coinvolgimento attivo da parte del fruitore, in quanto a pieno controllo dei movimenti dell’avatar e in prima persona ha in pugno le sorti del destino del suo personaggio, ma è altrettanto vero che gli sviluppatori sono venuti incontro ad un pubblico che desidera sentirsi parte di una storia, vuole conoscere in modo dettagliato le psicologie dei personaggi e godere magari di intervalli di pura spettacolarità cinematografica, che garantiscono un’immersione in mondi fantastici, fantascientifici o ultra realistici. Per questo motivo, un corretto bilanciamento tra il gameplay, dove quindi c’è un immedesimazione videoludica (per esempio la saga di Call of Duty è caratterizzata da un’unica modalità in soggettiva in cui non vediamo fisicamente il nostro personaggio, ma vediamo solo le braccia che impugnano l’arma), alternate alle cut-scene, dove possiamo godere di sequenze di un alto livello spettacolare ma soprattutto utili ad entrare in empatia con i personaggi e le vicende narrate, proprio come avviene al cinema quando proviamo ad immedesimarci. 



In questo modo l’esperienza videoludica, arricchita dalle sequenze video, non viene per nulla snaturata e, anzi, risulta potenziata dal punto di vista del coinvolgimento e dell’immedesimazione. Ricordiamo che il cinema e il videogame sono mondi cresciuti insieme, in maniera esponenziale, grazie all’avvento dell’era digitale: l’accelerazione tecnologica ha permesso la produzione di attrezzature, modalità di realizzazione e tecniche di produzione che vengono utilizzate da entrambi. Le fasi di realizzazione di un film in computer graphics e di un videogame sono praticamente identiche nelle logiche e nelle tecniche a partire dalla progettazione di ambienti e personaggi fino ad arrivare all’animazione degli stessi

Una caratteristica curiosa e divertente è che in alcuni videogame, soprattutto quelli di genere sportivo, il giocatore può diventare “regista” della propria sessione di gioco grazie al fatto che detiene la possibilità di cambiare inquadratura a suo piacimento. In particolare, nei giochi automobilistici il giocatore può scegliere un’inquadratura da dentro l’abitacolo della vettura oppure da angolazioni di ripresa differenti. Questo dimostra come l’universo del videogame sia stato in grado di utilizzare in maniera molto intelligente ed efficace le tecniche del linguaggio cinematografico per raggiungere i propri scopi. Anche la saga di Assassin’s Creed, uno dei videogiochi più incredibili di sempre sotto tanti aspetti (a partire dalla sceneggiatura fino ad arrivare ad un comparto grafico stupefacente), affida al giocatore la scelta di seguire le scene dei dialoghi da diverse angolature permettendo di muovere la camera attorno al baricentro del personaggio principale. Tutti i capitoli della saga sono tenuti insieme da un fil rouge: ogni protagonista deve entrare in un animus, un macchinario tecnologico che permette di accedere ai ricordi dei propri antenati vissuti nelle varie epoche storiche, con lo scopo di portare alla luce informazioni storiche necessarie alla multinazionale che ha finanziato il progetto. È incredibile come Assassin’s Creed sia caratterizzato da un contenuto fortemente meta-videoludico: un videogioco che parla dell’universo videoludico stesso. È opportuno citarlo anche per le aspettative del pubblico rispetto alla trasposizione cinematografica con Michael Fassbender che ben faceva sperare gli amanti della saga, in quanto in molti desideravano da tempo un film date le grandi potenzialità narrative legate al mito della confraternita degli assassini. Il risultato non è stato efficace e soddisfacente, poiché è davvero complicato eguagliare un prodotto videoludico ben congeniato, caratterizzato da un elevato livello di intrattenimento. Ci sono ormai numerosi esempi di questo tentativo del cinema di prendere spunto dalle incredibili narrazioni che derivano dall’universo del videogame, proprio perché ritenuti geniali dal punto di vista del coinvolgimento, in grado di appassionare ed emozionare e di creare una fan base molto esigente. 




Inoltre, esistono alcuni casi in cui vengono realizzati film con il tentativo di rappresentare e di rendere omaggio all’universo videoludico stesso. Uno degli esempi più calzanti è sicuramente Ready Player One di Steven Spielberg: in un mondo in cui la vita terrena è diventata quasi insostenibile, l’unica salvezza per gli umani è “Oasis”, un videogioco virtuale dove poter vivere una seconda vita. Metafora delle grandi possibilità dell’era digitale, con i suoi pro e i suoi contro, ma che comunque regala delle possibilità di svago per allontanarci dagli orrori e dalle noie del quotidiano. Lo stesso Avatar di James Cameron porta con sé le medesime riflessioni. Il titolo è già un richiamo immediato all’universo videoludico. Infatti, Jake Sully nella vita reale è soggetto ad una disabilità che non gli permette più di camminare, quando però entra nell’avatar (simile ad un animus) assume le fattezze degli agili e imponenti abitanti di Pandora, riuscendo così a consolidare un’esistenza parallela, tanto ricca di emozioni palpabili quanto la vita reale. Inoltre, Steven Spielberg, grande amante ed appassionato di videogame, fonda nel 1995 la Dreamworks Interactive, società di sviluppo di videogame produttrice per esempio di Medal of Honor e The Lost World: Jurassick Park



Un altro aspetto molto importante a supporto della tesi di questo avvicinamento è l’attenzione maniacale che i game designer, le figure a capo dello sviluppo di un videogioco, conferiscono alla colonna sonora. È una presenza imprescindibile e necessaria ai fini narrativi, infatti, come nel cinema compositori e musicisti acquistano sempre più notorietà diventando delle vere e proprie icone, osannate da registi che spesso stringono solidi rapporti con essi. Pensiamo al compianto Ennio Morricone, fidato collaboratore di Sergio Leone e di Quentin Tarantino oppure al maestro Hans Zimmer, conosciuto per le sue partecipazoni a film di Christopher Nolan. Quest’ultimo compositore, tra l'altro, ha realizzato la colonna sonora di alcuni videogiochi come Beyond – Due Anime, nel quale riconosciamo i volti di William Dafoe ed Ellen Page, Call of Duty: Modern Warfare 2, Crysis e Battlefield V.

Matteo Malaisi

Corsi

Sei un appassionato di cinema?
Non perderti i nostri corsi lorem ipsum dolor


Sei un’azienda, un museo o una scuola?
Abbiamo studiato per te lorem ipsum dolor

Con il tuo account puoi:

Votare i tuoi film preferiti

Commentare i film

Proporre una recensione

Acquistare i nostri corsi

Guardare i webinar gratuiti

Personalizzare la tua navigazione

Filtri - Cerca un Film

Attori
Registi
Genere
Paese
Anno
Cancella
Applica